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La Stampa Rassegna Stampa
28.03.2007 Il rapimento dei marinai britannici ? Un'occasione per Londra se "metterà da parte la consueta arroganza"
Farian Sabahi parla il linguaggio del ricatto terzomondista: lo stesso degli ayatollah

Testata: La Stampa
Data: 28 marzo 2007
Pagina: 13
Autore: Farian Sabahi
Titolo: «Teheran usa Londra contro gli Usa»

La STAMPA del 28 marzo 2007 pubblica un' analisi di Farian Sabahi sulla crisi degli ostaggi inglesi in marinai iraniani.
Le sanzioni votate dal Consiglio di sicurezza il 23 dicembre 2007 e l'arresto di 5 "diplomatici" iraniani che sostenevano il terrorismo iracheno avrebbero, secondo la Sabahi, radicalizzato i presunti "pragmatici" di Teheran , tra i quali il più noto è l'ex presidente iraniano Rafsanjani che ha "pragmaticamente" dichiarato che una guerra nucleare che uccidesse 5 milioni di ebrei israeliani e 15 milioni di musulmani sarebbe un'opzione razionale, e altrettanto "pragmaticamente", secondo le accuse della giustizia argentina, ha deciso gli attentati terroristici contro del 1994 a Buenos Aires, contro l'ambasciata israeliana e la sede del centro ebraico Amia.
Ora anche questi "pragmatici" sono favorevoli al rapimento dei marines inglesi, mentre, ci assicura la Sabahi, non lo sarebbero stati
"qualche mese fa".
Non sarà invece che i "pragmatici" non sono mai stati "moderati" e tanto meno interlocutori affidabili dell'occidente?
Sarebbe vano aspettarsi che una domanda del genere venga posta dalla Sabahi, che chiama "ostaggi" gli iraniani arrestati in Iraq, ma scrive:
  "è un’idiozia stare a discutere se i marinai di Sua maestà si trovassero in acque territoriali iraniane o irachene"perché "il confine meridionale tra Iran e Iraq non è ben definito ed era già stato il casus belli della guerra scatenata da Saddam nel 1980".  E che definisce truppe di "occupazione" quelle che sono in Iraq su mandato dell'Onu, che esorta la Gran Bretagna, che ha subito un atto di pirateria internazionale, a mettere "da parte la consueta arroganza" per riavere i suoi soldati.
Un linguaggio agghiacciante, che riecheggia le intimidazioni del regime. Giustificato con il richiamo alle colpe storiche (vere o presunte) dell'Impero britannico. La retorica terzomondista e anticolonialista è ancora la stessa della Repubblica islamica, e di molti altri regimi criminali che continuano a insanguinare il mondo e opprimere i loro popoli molti anni dopo che i "colonialisti" hanno perso qualsiasi  influenza.

Ecco il testo:
 

Il mondo politico della Repubblica Islamica è diviso tra gli oltranzisti di Ahmadinejad e i pragmatici di Rafsanjani che vorrebbero sospendere l’arricchimento dell’uranio per calmare le acque. Ma in questi giorni la cattura dei marinai britannici da parte dei pasdaran trova consenso unanime in Iran, diversamente da quanto sarebbe successo qualche mese fa. Che cosa è cambiato?
Il 23 dicembre il Consiglio di Sicurezza ha deciso sanzioni contro l’Iran,e l’11 gennaio gli americani hanno arrestato cinque diplomatici iraniani nel consolato di Erbil, in Iraq. Ostaggi da oltre due mesi, sono accusati di avere legami con le Guardie della rivoluzione e di sostenere la guerriglia irachena.
Due considerazioni. Il confine meridionale tra Iran e Iraq non è ben definito ed era già stato il casus belli della guerra scatenata da Saddam nel 1980. Presa coscienza del fatto che le forze armate della Repubblica islamica sorvegliano i confini, è un’idiozia stare a discutere se i marinai di Sua maestà si trovassero in acque territoriali iraniane o irachene. In secondo luogo, l’ostilità occidentale ha portato i pasdaran a cogliere l’occasione per dimostrare quanto le forze d'occupazione siano vulnerabili. Il messaggio lanciato all’unisono da Teheran è che se gli Usa e i loro alleati vogliono stare in Medio Oriente devono venire a patti con l’Iran. Per secoli Londra ha interferito nelle questioni iraniane e nel 1941 aveva invaso il Paese sebbene lo scià si fosse dichiarato neutrale. Ora, se il leader supremo Khamenei decidesse di rilasciare i marinai britannici ne guadagnerebbe in immagine. Minacciato da un possibile bombardamento americano, potrebbe però preferire il braccio di ferro con Londra. Se la questione si risolverà in modo pacifico, e se la Gran Bretagna metterà da parte la consueta arroganza, potrebbe poi porsi come intermediario tra Teheran e Washington. Ricordando agli Usa che nel novembre 2001 gli ayatollah avevano appoggiato la guerra in Afghanistan ma che, dimenticandosi di ricambiare il favore, Bush aveva poi inserito l’Iran nell’Asse del Male.

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