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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
27.03.2007 La stretta repressiva del regime egiziano
bene la denuncia dei quotidiani, ma si deve informare anche sul pericolo rappresentato dai Fratelli musulmani

Testata: Corriere della Sera
Data: 27 marzo 2007
Pagina: 17
Autore: Viviana Mazza
Titolo: «Gli egiziani disertano il referendum di Mubarak Manifestanti arrestati»

E' giusto che i giornali si occupino della mancanza di democrazia e della violazioni dei diritti umani in Egitto.
Ma perché non si occupano anche del pericolo rappresentato dai Fratelli Musulmani, che potrebbero conquistare il potere in seguito alla crisi del regime di Mubarak?
Una domanda da rivolgere anche al CORRIERE della SERA dal quale traiamo questo articolo di Viviana Mazza del 27 marzo 2007: 

MILANO — «Giuro su Dio, non so per che cosa sto votando, ma se non lo faccio forse finirò nei guai. Ho cinque figli». Sebbene assai confuso, Hassan Abdel Salaam, imbianchino egiziano, è andato a votare ieri al Cairo nel referendum per l'approvazione di 34 emendamenti alla Costituzione del Paese. «Votate sì, per il bene dei vostri figli e il vostro futuro» era il suggerimento impartito via megafono da un camion con l'imponente immagine del presidente Hosni Mubarak, in giro per le strade della città. Ma per protesta, apatia o confusione, molti non sono andati: solo il 3-5% dei cittadini si è presentato, secondo osservatori indipendenti, mentre l'affluenza sarebbe del 20% per il governo.
Gli egiziani sono stati spinti a votare una settimana dopo che il Parlamento ha approvato gli emendamenti. Alla tv di Stato, Mubarak ha spiegato che si tratta di riforme democratiche, che «incoraggiano l'attività dei partiti», «pongono fine allo sfruttamento della religione, a comportamenti politici illeciti e proteggono la patria dal terrorismo». L'opposizione — dagli islamici della Fratellanza musulmana al secolare partito Al Ghad — invece ha definito questi emendamenti un «colpo di stato» che cementa il potere del presidente e del suo Partito democratico nazionale. Tra le 34 riforme, 4 sono state criticate dalle organizzazioni per i diritti umani. La riforma dell'articolo 179 consente alla polizia di condurre arresti, perquisizioni e intercettazioni senza mandato nelle inchieste contro «il terrorismo» e permette di processare i sospettati in tribunali militari. L'articolo 5 vieta di creare «partiti politici con base o orientamento religioso» e l'articolo 62 proibisce di candidarsi alle elezioni come indipendenti: sono problematici per la Fratellanza musulmana, che ha conquistato un quinto dei seggi nelle legislative del 2005 (come indipendenti appunto). Infine, l'articolo 88 istituisce una commissione ad hoc per monitorare le elezioni: è definita «indipendente», ma molti non ci credono. Alle urne, i cittadini possono accettare tutti gli emendamenti o rifiutarli in blocco.
Attraverso sms sui cellulari e appelli pubblici, l'opposizione ha invitato a boicottare il referendum. Per questo almeno sei membri del partito Al Ghad sono stati arrestati, dopo raid nei loro uffici. Altri 13 attivisti e blogger sono stati fermati mentre organizzavano una protesta. E centinaia di poliziotti sono stati schierati per prevenire manifestazioni. Ieri il governo ha trasportato in autobus i dipendenti pubblici alle urne: dagli impianti petroliferi di Suez, dalle fattorie tessili nel delta. E se gli emendamenti dovessero passare? Elijah Zarwan di Human Rights Watch spiega che la soppressione dei diritti in nome dell'«interesse nazionale» non è una novità. «Accade già con le leggi d'emergenza dell'81. Mubarak ha promesso di eliminarle, ma prima di farlo le inserisce nella Costituzione». In più aumenta il suo controllo sui partiti e le elezioni. Ma l'idea di riformare alcuni articoli, non è in sé malvagia: «Il 179 fu istituito da Sadat per reprimere l'opposizione ai principi "socialisti" dello Stato. Peccato sia stato sostituito con un articolo per niente migliore».

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