Il multiculturalismo contro i diritti umani la sentenza di un giudice tedesco
Testata: Il Foglio Data: 23 marzo 2007 Pagina: 2 Autore: Andrea Affaticati Titolo: «C’è un giudice a Berlino, ma inizia ad applicare la sharia»
Dal FOGLIO del 23 marzo 2007:
La sharia in Germania? si chiedeva ieri un lettore del Tagesspiegel online, dopo la pubblicazione della sentenza di un giudice donna di Francoforte che rigettava la richiesta di una musulmana, di origine marocchina, nata e cresciuta però in Germania, per una procedura d’urgenza di divorzio. Il marito, marocchino anche lui, da anni la picchiava, tanto che il 20 giugno dell’anno scorso, lo stesso giudice che ieri ha detto di no alla sua richiesta, aveva emesso una diffida nei confronti del marito di avvicinarsi alla moglie. Lo scandalo è nella motivazione. Il Corano così si legge, ammette il ricorso alla violenza da parte degli uomini. “Per questo tipo di cultura non è inusuale che il maschio eserciti il suo diritto di disciplina. E di questo la richiedente, una donna nata in Germania, doveva essere consapevole quando ha sposato l’opponente”. Una sentenza che è la prova provata, così la femminista storica Alice Schwarzer in un’intervista allo Spiegel online, “che il sistema giudiziario tedesco subisce da tempo infiltrazioni di forze islamistiche, e anche i neoconvertiti, anzi proprio loro, sono particolarmente attivi in tal senso”. Già all’indomani dei tumulti nelle banlieue parigine, la Schwarzer, in un articolo sul suo mensile Emma, aveva sottolineato che in quella rivolta c’erano anche tratti sessuofobi. E la Germania non ne è immune, scriveva la Schwarzer, visto che la violenza nelle famiglie turche in Germania è tre volte superiore a quella nelle famiglie tedesche: “I giovani sono convinti che solo un uomo violento è un vero uomo”, questa la sua analisi. Oggi commentando la sentenza di Francoforte la Schwarzer dice dunque: “Da tempo ho l’impressione che soprattutto nella giustizia venga esercitata una ‘falsa’ tolleranza. Forse c’è bisogno di corsi a scuola per insegnare che i diritti umani non si possono relativizzare”. Il Consiglio centrale dei musulmani ha criticato aspramente il giudice, “doveva attenersi strettamente alla costituzione tedesca e non mettersi a interpretare il Corano” ha detto un suo portavoce. Una presa di posizione pronta, anche perché le conferenze semestrali con l’islam, introdotte dal ministro degli Interni Wolfgang Schäuble, non paiono dare i frutti desiderati. Al primo vertice di fine settembre, Schäuble aveva detto: “I tre milioni di musulmani che vivono in Germania sono ormai parte integrante del nostro presente e futuro. L’islam deve dunque anche accettare le regole e i valori fondanti dell’Europa”. Al momento pare però aver avuto ragione uno dei più illustri studiosi di islam, Bassam Siri, di origine siriana ma con cittadinanza tedesca, docente all’Università di Göttingen. Secondo lui quel vertice aveva come unico scopo quello della politica di sicurezza. “Ma – così aveva detto allora Siri – c’è bisogno di un euroislam che impegni tutti i musulmani a rispettare le norme del paese di accoglienza”. Stimato ma isolato però. La sua tesi che ci sia una sostanziale non volontà di integrazione dei musulmani e una altrettanto sostanziale incapacità di integrazione dell’Europa, non è mai piaciuta ai politici. Anche se poi, come dimostra pure il caso della donna marocchina sfregiata a Verona perché ha denunciato l’imam che predicava la violenza contro le donne, mostra che tutta l’Europa è paese. Seyran Ates, avvocato a Berlino, per anni difensore di donne musulmane, che l’anno scorso ha chiuso lo studio dopo ripetute minacce di morte, sottolinea la cecità delle istituzioni. E così, in un’intervista, ragiona volutamente per paradossi: “Lì per lì la sentenza di Francoforte mi ha ovviamente scioccato ma poi ho pensato che quel giudice non ha torto. Ha semplicemente puntato il dito contro quello che in Germania è ormai realtà: viene tollerata la poligamia, le ragazze musulmane possono essere esentate da ginnastica, il delitto d’onore viene trattato come omicidio doloso. Fa venire la pelle d’oca sentire ora dire ai giudici, che in questo modo incitiamo la nascita di società parallele. Ma se ci sono già da tempo?”.
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