La canzone israeliana contro l'atomica di Ahmadinejad parteciperà all'Eurofestival un articolo di Elena Lattes
Testata: Agenzia Radicale Data: 23 marzo 2007 Pagina: 0 Autore: Elena Lattes Titolo: «Alla fine ce l'hanno fatta: i Teapacks parteciperanno al prossimo Festival europeo della Canzone»
Da NUOVA AGENZIA RADICALE:
Alla fine ce l'hanno fatta: i Teapacks parteciperanno al prossimo Festival europeo della Canzone
News del 19-03-2007
Per chi non avesse seguito la vicenda - ne hanno parlato Anna Momigliano sul Riformista e Deborah Fait su Informazione Corretta - il gruppo di 6 giovani, provenienti dalla cittadina israeliana di Sderot che si trova al confine con Gaza e che quindi subisce quotidianamente gli attacchi di razzi palestinesi, rischiava di essere escluso dall'evento canoro.
"Push the button", questo il titolo della canzone "incriminata", era stata scelta dalla commissione israeliana, tra le tre presentate dal gruppo (le altre due "Salaam Salami" e "Voulez vous" non erano state ritenute appropriate e rispondenti alle regole del Festival) per rappresentare Israele il 12 maggio ad Helsinki e sottoposte all'European Broadcasting Association, la quale non aveva avuto nulla da obiettare. Al contrario alcuni degli organizzatori finlandesi avevano paventato l'ipotesi di escluderla perché temevano potesse essere interpretata come una critica al dittatore iraniano e al suo programma nucleare.
Il testo, in realtà, è l'espressione delle paure comuni a gran parte dei cittadini del mondo, dalla violenza nelle città alla minaccia di pazzi a cui basterebbe premere un bottone (di qui il titolo) per distruggere il mondo e della volontà dei cantanti di vivere in pace, di "sedere al sole e vedere i fiori sbocciare". Lo stesso leader dei Teapacks, Kobi Oz, aveva negato qualunque riferimento ad Ahmadinejad, non nominando nessuno e attribuendo la suddetta interpretazione agli organizzatori.
Molti avevano giustamente protestato, visto anche che in passato altre canzoni avevano espresso simili concetti, come fu proprio per la finlandese che nel 1982 denunciava le minacce nucleari relative alla Guerra Fredda. E la paventata esclusione sarebbe stata ancora più insultante se si considera che dall'anno prossimo verrà ammessa anche l'Autorità Nazionale Palestinese che ha diverse volte espresso la volontà di distruggere Israele anche attraverso la musica popolare.
La scorsa settimana, la commissione ha infine deciso, accettando tutti, nessuno escluso e definendo la canzone israeliana appropriata, senza fornire ulteriori spiegazioni. Naturalmente le proteste dei mullah non si sono fatte attendere: "la canzone è chiaramente diretta contro il Presidente Mahmud Ahmadinejad e quindi è insultante dell'Iran" ha affermato la televisione di Stato.
Queste proteste dimostrano essenzialmente due fatti: primo, la libertà di espressione, tanto sbandierata quando Ahmadinejad organizzò il convegno negazionista del Genocidio degli ebrei durante la seconda guerra mondiale, non è reale, ma è stata solo la scusa per avallare quelle tesi naziste; secondo: è evidente che, vista l'assenza nella canzone di qualunque nome o riferimento a nazionalità, anche gli iraniani considerano il proprio governo un "regime fanatico" e il presidente uno dei "governatori pazzi che si nascondono e tentano di prenderci in giro con la volontà demoniaca e tecnologica di farci del male". Non lo potevano ammettere più chiaramente.
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