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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
23.03.2007 Guerra del Libano: le dichiarazioni di Shimon Peres
la cronaca di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 23 marzo 2007
Pagina: 17
Autore: Davide Frattini
Titolo: «Peres: «Un errore la guerra del Libano»»

Dal CORRIEREdella SERA del 23 marzo 2007:

GERUSALEMME — «Fosse stato per me, non sarei entrato in questa guerra». Davanti ai saggi della commissione Winograd, Shimon Peres ha raccontato i 34 giorni di conflitto con gli Hezbollah. Dalle prime ore, quando il 12 luglio due soldati israeliani sono stati rapiti al confine con il Libano, alle decisioni strategiche sui piani presentati da Dan Halutz, ex capo di Stato maggiore.
Dopo una decisione della Corte Suprema, la squadra guidata dal giudice in pensione Eliahu Winograd ha cominciato a pubblicare le testimonianze raccolte in questi mesi. Oltre a quella del vicepremier, sono state diffuse le deposizioni di Amos Malka, capo dell'intelligence militare tra il 1998 e il 2001, e del generale Arnon Ben-Ami, che guida l'autorità per le Emergenze.
Il racconto di Peres svela i meccanismi decisionali all'interno del governo di Ehud Olmert. Con la franchezza di un politico che a 83 anni ha coperto quasi tutte le cariche (tranne quella di presidente, a cui aspira nell'elezione di quest'estate). E con lo stile ad aforismi che contraddistingue il Nobel per la pace. «Ogni guerra è molto difficile e nessuno può controllare tutte le situazioni. Si incontrano sorprese molto difficili. Un conflitto è una gara di errori. E la guerra stessa è quello più grande». Peres critica la decisione di definire la lista di obiettivi da raggiungere con la reazione militare all'attacco di Hezbollah. «Fissare dei risultati da ottenere complica solo le cose. Se tu proclami che l'obiettivo è liberare i soldati rapiti, ti metti nelle mani della clemenza del nemico».
L'accusa più grave arriva quando il vicepremier, che è stato due volte ministro della Difesa, dichiara «le forze armate non erano pronte». E spiega: «L'esercito, come ogni altro, è pensato per combattere altri eserciti. La guerra al terrorismo è invece simile a quella contro il crimine: tu uccidi un criminale dopo l'altro, ma è difficile far scomparire il crimine. I militari sono entrati in un conflitto non tradizionale che non avrebbe portato gloria o vittorie. Era uno sforzo per prevenire un disastro e questo è estenuante».
Peres critica il funzionamento del gabinetto di guerra, i sette ministri, lui compreso, che hanno preso le decisioni più importanti. «Lo Stato Maggiore non presentava i piani militari direttamente al consiglio, prima venivano discussi tra Olmert, Amir Peretz, il ministro della Difesa, e Halutz. Quando si presentavano da noi con una posizione già definita e unitaria, era molto difficile discuterne».
I saggi, che stanno investigando sulla gestione del conflitto, gli chiedono un giudizio sui risultati: guerra vinta o persa? «Israele non è più quello che è sempre stato, non è più smagliante, sorprendente, creativo. Il nostro potere di deterrenza si è ridotto, siamo considerati più deboli. Allo stesso tempo, non si può dire che sia stata una sconfitta: alla fine Hezbollah non sa spiegare perché ha iniziato lo scontro, neppure alla sua gente». Il vicepremier riconosce che una delle armi più potenti del movimento sciita filo-iraniano è stato il leader Hassan Nasrallah: «Hezbollah ha un uomo delle pubbliche relazioni di talento, mentre in Israele è un gioco al massacro di tutti contro tutti».
Dopo la diffusione della testimonianza, Peres è stato attaccato dall'opposizione. «E' incredibile che un politico esperto come lui — ha commentato Avshalom Vilan di Meretz (sinistra) — dimostri tanto coraggio davanti alla commissione Winograd e non prima, quando il governo prendeva le sue decisioni».
Malka, capo dell'intelligence militare durante il ritiro dal Libano del maggio 2000, ha spiegato alla commissione che la decisione di evacuare ha influenzato le strategie palestinesi. «È irresponsabile sostenere che aver lasciato il Libano abbia scatenato la seconda intifada. Di certo ha aggiunto benzina a un processo che era già in moto».

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