Dadullah ringrazia ( a modo suo) l'intervista ad Al Jazeera del capo talebano: un articolo di Federico Steinhaus
Testata: Informazione Corretta Data: 21 marzo 2007 Pagina: 1 Autore: Federico Steinhaus Titolo: «Dadullah ringrazia ( a modo suo)»
Il Middle East Media Research Institute (MEMRI) ha appena pubblicato la traduzione di un’intervista concessa dal comandante talebano Mullah Dadullah ad Al Jazeera lo scorso 2 marzo. La casuale coincidenza delle date ( la trasmissione ha coinciso col rapimento di Mastrogiacomo e dei due accompagnatori afghani, la pubblicazione ha coinciso con il trionfale rientro in patria di Mastrogiacomo ma anche con la proposta di Fassino di coinvolgere i talebani nei colloqui di pace) rende questa intervista meritevole di una particolare attenzione. Ne riportiamo alcuni passaggi salienti.
“I talebani non sono più deboli come in passato. In questi giorni tutto il popolo sostiene i talebani...In alcune regioni le nostre forze hanno il controllo totale. Oggi vi sono interi distretti sotto il controllo di talebani. Sono i talebani quelli che prendono le decisioni per il popolo, sia nel centro (del paese) sia in periferia...”.
“Nella prossima primavera noi costringeremo gli ebrei ed i cristiani ad una vergognosa disfatta. Le grida di terrore che voi sentite ora levarsi da loro una volta al giorno – voi le sentirete venti volte al giorno. Il numero di paesi che abbandoneranno l’America raddoppierà e le nazioni eviteranno di aiutare gli Stati Uniti o di allearsi con loro. L’America rimarrà sola”.
Domanda dell’intervistatore: “Avete intenzione di controllare città specifiche, come ad esempio Kandahar, Helmand, Jalalabad?”
Dadullah: “Sì. Il nostro obiettivo sono queste città, ed anche il controllo sulle province. Qualcuno potrebbe dire che noi non controlliamo Helmand, ma di fatto invece è così. I mujaheddin controllano dieci distretti della provincia di Helmand...Sono tutti sotto il totale controllo talebano...In primavera, se Allah lo vorrà, tutte le province saranno in mano nostra...Ovviamente noi le occuperemo con le armi...Il paese sarà messo a fuoco, e brucerà i piedi del nemico...”.
Intervistatore: “Attualmente sono in corso operazioni (militari) contro l’esercito pakistano nelle regioni tribali del Pakistan. Cosa dice ai combattenti che attaccano l’esercito pakistano in Pakistan?”
Dadullah: “...Il mondo intero conosce le nostre teorie e sa che la nostra guerra non è condotta contro chiunque sia americano o inglese, ma contro chiunque cerchi di fermarci dal combattere contro l’America e
la Gran Bretagna , sia esso pakistano o perfino appartenente al nostro popolo...Il nostro obiettivo non è di combattere contro il Pakistan o chiunque altro, ma se il Pakistan ci impedisce di raggiungere il nostro scopo,allora, con qualunque mezzo, dovrà scontrarsi con noi su un campo di battaglia”.
E prosegue:
“Gli americani ci hanno invitati a negoziare. Per Allah, non sarebbe degno di un uomo se noi rispondessimo a tali messaggi mentre loro occupano il nostro paese...Per quanto riguarda la riconciliazione con gli americani – loro dovrebbero offrirci questa riconciliazione solo dopo essersi ritirati da qui e dopo essersene tornati in America e dopo aver chiesto perdono per gli odiosi crimini che hanno commessi contro gli afghani, offrendo un risarcimento agli afghani ed ammettendo pubblicamente le loro violazioni...Non vi potrà essere alcuna riconciliazione con gli americani e se qualcuno dovesse riconciliarsi con loro noi non lo lasceremmo in vita”.
Dadullah conclude:
“Noi abbiamo legami stretti con i mujaheddin in Iraq. I mujaheddin passano un mese in Iraq, per esempio, e poi vengono qui. Ogni volta che i mujaheddin ne hanno l’occasione vanno da qui in Iraq e viceversa. Ogni mujahid che voglia compiere un’operazione in Iraq vi può andare”.
Questa intervista, pur nella sua confusa enunciazione, conferma in maniera esplicita una recentissima analisi di esperti israeliani in base alla quale sarebbe già in atto una forte saldatura del fronte islamico sunnita, terrorizzato dal pericolo rappresentato dagli sciiti iraniani a tal punto da allearsi perfino con Al Qaeda. In base a questo scenario l’Iraq sarebbe il primo campo di battaglia sul quale si confronteranno – in parte ciò avviene già – sunniti e sciiti con in palio la posta del controllo regionale; il Libano e Gaza diverrebbero in breve altri luoghi di scontro in quanto questi sarebbero, a giudizio degli iraniani, gli anelli deboli di una catena che essi tenteranno di spezzare.