Nel confronto con l'islam Europa, Stati Uniti e Canada si stanno avviando verso una curiosa posizione secondo la quale i musulmani liberali, di cui qualcuno mette in dubbio il potenziale, sarebbero una sparuta minoranza. Ciò accade per un motivo: quando si cerca un interlocutore che per consuetudine si definisce moderato si fanno avanti in tanti e per chi non possiede gli strumenti per filtrare la complessa realtà musulmana, ne consegue una grande confusione. Valentina Colombo, docente di lingua e letteratura araba, spiega che soltanto leggendo i testi delle menti libere da pregiudizi antioccidentali si può scoprire la componente riformatrice dell'islam e trasformarla da entità misconosciuta a referente dell'occidente per il mondo arabo. Un processo reso piacevole dall'organizzazione di questa antologia di testi, la cui scoperta è appassionante sia per gli addetti ai lavori, non sempre in grado di leggere l'arabo, sia per i lettori poco esperti. Con gli esempi e i preziosi riferimenti citati in nota "Basta ! Musulmani contro l'estremismo islamico" permette di cogliere la netta cesura che esiste tra i mderati liberali e gli estremisti, anzitutto nella diversità dei contenuti dei loro scritti. Facendo attenzione a chi esalta la sharia, la legge islamica, come il leader tunisino dei Fratelli musulmani in esilio a Londra, Raschid Al Gannouschi, e in misura ancora maggiore i maestri della taqqyia, la dissimulazione, come Tariq Ramadan e i suoi seguaci ormai diffusi in ogni paese d'Europa che stanno cercando di accreditare un islam lontano dal processo di integrazione. Le pagine iniziali introducono un elemento di autocritica che può suscitare qualche prurito: in occidente non si ascolta tanto ciò che l'interlocutore musulmano ha da dire, si bada piuttosto al modo in cui si dice. Se non si alzano i toni, chiunque può dirsi "islamico" e promuovere unislam politico che spesso tende a contrapporsi alle istituzioni democratiche . Se poi di fronte a uno stesso personaggio, Tariq Ramadan per esempio, giungono a conclusioni diverse anche i principali alleati nella lotta al terrorismo di matrice islamica, come la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, viene da chiedersi a che punto di comprensione del fenomeno islam sia giunto l'occidente. E' questo il leitmotiv del libro che contiene testi, articoli articoli e saggi brevi corredati da un'introduzione nella quale la curatrice separa senza imbarazzi i moderati dai "finti" moderati. In proposito, Colombo cita un articolo di Daniel Pipes che già nel 2003 ricordava che non bisogna porre domande vaghe ai musulmani che si apprestano a diventare i nostri interlocutori, bensì interrogativi precisi simili a quelli che sono stati posti in alcuni test per la cittadinanza in Olanda e Germania. Nel libro i diversi autori si interrogano soprattuto su un fatto molto presente nell'islam: sembra che il pedaggio che un intellettuale musulmano debba pagare, in Europa come in America sia l'odio verso Israele. A questa amara constatazione danno forza i numerosi virgolettati rintracciati dalla curatrice e adeguatamente contestualizzati: parole di personaggi poco noti, ma anche principi del foro la cui ambiguità politica spesso ammalia i leader politici del Vecchio continente. Un esempio: il premier britannico Tony Blair individua in un personaggio controverso come l'intellettuale svizzero Tariq Ramadan l'interlocutore primario e lo include in un panel di esperti dedicato al tema dell'integrazione all'indomani degli attacchi alla metropolitana londinese del 7 luglio 2005. L'ambiguità con la quale Ramadan parla del terrorismo palestinese e delle relazioni tra islam e occidente, si ricorda nell'introduzione, non è piaciuta a molti e gli Stati Uniti non gli permettono neppure l'entrata nel loro territorio. Il problema è che Ramadan rappresenta un'icona politica, un punto di riferimento per alcune guide spirituali spesso autoreferenziali contro le quali si schierano gli intellettuali laici, da Amir Taheri a Wafa Sultan. Sono 46 tra giornalisti, commentatori e accademici che usano il pensiero per combattere i predicatori che ogni giorno mettono in pericolo la libertà, con proclami di vendetta e sentenze di morte. E' capitato il 21 febbraio2006 a Wafa Sultan, la psichiatra di origine siriana residente negli Stati Uniti che sul Al Jazeera è stata ripetutamente definita "eretica" e apostata da Ibrahim al Khuli, docente all'università islamica Al Azhar al Cairo, perché si era rivolta all'islam con un atteggiamento critico. Fortunatamente c'è una maggioranza islamica che si ribella all'estremismo e si sente rappresentata dai riformatori come lei, non dai seguaci di Yusuf Al Qaradawi, il predicatore che accusa i laici di aver alterato la sharia. Nonostante le aggessioni e grazie ai nuovi media questi intellettuali stanno diventando l'avanguardia di un piccolo esercito che usa la penna contro ogni forma di estremismo. Come nota Colombo però non sono ancora uniti in movimenti capaci di diffondere le loro idee in modo capillare a differenza delle infinite associazioni legate all'islam politico. Ecco perché diventa un'interesse primario dell'Occidente diffondere il loro basta e allontanare con coraggio l'avanzata dell'islam politico ed estremista. "asta con le minacce"è stato il grido di Afshin Ellian l'intellettuale iraniano residente in Olanda e docente alla Facoltà di Giurispridenza dell'Università di Leida dopo l'assassinio del regista Theo van Gogh. "Basta con questi uomini che vogliono impartire ordini sul comportamento degli esseri umani",dice l'antropologa Dounia Bouzar, prima donna del Consiglio francese del culto musulmano. Mondadori da voce alle loro ragioni. Valentina Colombo ne racconta gli stimoli evidenziando gli sforzi di chi si è stancato di essere monacciato solo perché esprime il proprio punto di vista. (Francesco De Remigis)
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