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La Stampa Rassegna Stampa
16.03.2007 A Guantanamo processo al boia di Daniel Pearl
la confessione di Khalid Sheik Mohammed, l'organizzatore dell'11 settembre

Testata: La Stampa
Data: 16 marzo 2007
Pagina: 14
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «La mente dell’11/9 “Volevo uccidere anche Woityla"»
Dalla STAMPA del 16 marzo 2007:

Regista degli attentati dell’11 settembre, boia di Daniel Pearl, ideatore di 31 stragi e pianificatore di agguati contro Carter, Clinton, Musharraf e Giovanni Paolo II: deponendo al tribunale militare di Guantanamo Khalid Sheik Mohammed si è descritto come la mente logistica della campagna di terrore di Al Qaeda. Nato in Pakistan nel 1965, cresciuto in Kuwait e con alle spalle anche tre anni di studi in North Carolina, Khalid Sheik Mohammed è il super-terrorista titolare di 27 falsi nomi educato al fondamentalismo dai Fratelli musulmani e divenuto dall’inizio degli anni ‘90 l’autore delle più efferate operazioni di Bin Laden. Fino alla cattura da parte della Cia nel marzo del 2003 nella città pakistana di Rawalpindi.
Da allora è stato detenuto in una prigione della Cia fino alla scorsa estate, quando la Casa Bianca ne ordinò il trasferimento nella base di Guantanamo per affrontare il processo militare che si è aperto proprio con la lunga testimonianza nella quale rivendica con orgoglio di essere una sorta di demiurgo del terrore. A cominciare dagli attacchi dell’11 settembre 2001 «per i quali sono responsabile dalla A alla Z» ovvero dalla progettazione alla realizzazione da parte del commando guidato da Mohammed Atta.
La confessione più spietata riguarda l’esecuzione di Daniel Pearl, il giornalista del Wall Street Journal sequestrato e ucciso in Pakistan nel 2002: «Con la mia benedetta mano destra ho tagliato la testa dell’ebreo americano Daniel Pearl nella città di Karachi, in Pakistan, e per coloro che hanno bisogno di una conferma vi sono le foto su Internet in cui sono ritratto tenendo la sua testa nelle mani».
Sono 31 nel complesso gli atti di terrorismo dei quali Khalid Sheik Mohammed rivendica la paternità e includono le più efferate gesta di Al Qaeda: il primo attentato alle Torri Gemelle nel 1993, gli oltre 3mila morti dell’11 settembre, l’aggressione contro due soldati americani in Kuwait, l’attentato nella discoteca di Bali, gli attacchi di Mombasa contro un hotel frequentato da israeliani ed il quasi contemporaneo lancio di un missile Stinger contro un jet dell’El Al in fase di decollo dal Kenya. Rivendicare migliaia di morti è un tutt’uno con l’ammissione di essere stato il regista di piani altrettanto feroci ma falliti: dal piano «Bojinka» per far esplodere in volo 12 aerei di linea sui cieli del Pacifico ad una seconda ondata di attacchi kamikaze contro l’America che avrebbe dovuto investire le maggiori metropoli, dal progetto di affondare navi americane a Gibilterra fino all’esplosone della Sears Tower di Chicago ed al lancio di aerei-missile sauditi contro la città israeliana di Eilat.
In alcuni casi si tratta di piani noti ma vi sono anche rivelazioni inedite come il progetto per assassinare Giovanni Paolo II nelle Filippine oppure gli attentati contro Bill Clinton, Jimmy Carter e il presidente pakistano Pervez Musharraf. Anche sul fallito tentativo di far esplodere un aereo Parigi-Miami grazie ad una bomba nelle scarpe del kamikaze Richard Reid vi sono novità: il piano prevedeva l’esplosione contemporanea di due jet sull’Atlantico.
La trascrizione della confessione - resa nota dal Pentagono - è lunga 26 pagine e lascia trasparire anche la convinzione ideologica di Mohammed, che dice di «essere uguale a George Washington», definisce «inevitabile» lo spargimento di sangue fra popoli, afferma che «la guerra è iniziata quando Caino uccise Abele e ha per linguaggio il numero delle vittime» e spiega la propria militanza con la scelta di «risvegliare l’America» per «bloccare la sua politica nelle nostre terre». Esalta Bin Laden come proprio leader e gli riconosce il merito di «aver condotto la migliore conferenza stampa di sempre quando nel 1998 annunciò che dichiarava guerra all’America», e di aver creato in Al Qaeda un’organizzazione che «segue la dottrina dell’Islam e rispetta i Dieci Comandamenti».
Acquisita una deposizione destinata a far testo negli imminenti processi sull’11 settembre a 14 leader di Al Qaeda, toccherà ora agli investigatori americani appurare quanto le rivendicazioni siano vere oppure costituiscano il tentativo di ritagliarsi un ruolo di primo piano nel gotha del terrorismo islamico.

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