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La Stampa Rassegna Stampa
15.03.2007 Rapimento Mastrogiacomo: l'obiettivo è influenzare la politica italiana
intervista a Vincent Cannistraro, ex capo dell'antiterrori­smo della Cia

Testata: La Stampa
Data: 15 marzo 2007
Pagina: 3
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «"Una regia che conosce le contraddizioni della politica italiana"»

Da La STAMPA del 15 marzo 2007:

«Daniele Mastrogiacomo non ha su­bito violenze ma il video conferma che il rapimento è un'operazione poli­tica, tesa a far andar via i soldati ita­liani dall'Afghanistan». Così Vincent Cannistraro, ex capo dell'antiterrori­smo della Cia, commenta le immagi­ni della cassetta trasmesse dalla Rai.

 

 

 

Cosa pensa del video?

 

«L'ostaggio sembra nel complesso in buone condizioni, non ha subito vio­lenze. Di quanto dice mi colpisce il riferimento all'essere entrato "illegal­mente" in Afghanistan assieme a due altre persone. Forse è un riferimento alle accuse di essere una spia che ì suoi sequestratori gli hanno rivolto. O forse è una maniera per delegittimare il governo di Kabul, che i taleban non riconoscono e intendono rovesciare».

 

 

 

Come giudica l'appello al governo italia­no affinchè si impegni in «tutte le direzio­ni» per ottenere la liberazione?

 

«Mi pare la confer­ma che si tratta di un sequestro di stampo politico. E' possibile che all'ini­zio il giornalista ita­liano sia stato cattu­rato da un gruppo di taleban che, trovan­dosi di fronte ad un reporter occidenta­le lo ha scambiato per una spia, ma ora Mastrogiacomo è nelle mani dei taleban, che hanno un'agenda politica. A differenza dell'Iraq in Afghanistan non ci sono bande etnìche, ci sono so­lo i taleban ed hanno una catena di comando».

 

 

 

Qual è l'agenda politica?

 

«Ottenere  il  ritiro dell'intero contin­gente italiano  dal­l'Afghanistan come riuscì ad Al Qaeda con gli spagnoli in Iraq dopo gli attenta­ti di Madrid del mar­zo 2003.1 taleban so­no bene organizzati, hanno una struttura più solida di Al Qae­da in Iraq e sono in­formati sulla situazione in Italia. San­no che a Roma c'è chi si oppone alla presenza di truppe in Afghanistan e vogliono creare una situazione di ten­sione tale da far prevalere queste posizioni politiche, spingendo il governo ad un ritiro rapido».

 

 

 

Perché farlo adesso?

 

«Per il semplice motivo che la Nato sta andando all'attacco nelle regioni del Sud. Gli americani ed i britannici hanno inviato rinforzi, la pressione mi­litare sui taleban sta crescendo e se lo­ro riuscissero ad ottenere il ritiro di uno dei contingenti della Nato potreb­bero affermare di aver spaccato il fronte nemico. E' una tattica molto evidente e le frasi di Mastrogiacomo nel video con l'appello al governo a fa­re di tutto sembrano proprio un mes­saggio ad agire in fredda con decisioni di tipo politico».

 

 

 

Non crede dunque che Mastrogiacomo potrebbe essere liberato pagando un ri­scatto?

 

«In queste situazioni nulla può essere escluso a priori ed è sempre bene esse­re prudenti. Teniamo però presente che il leader afghano che ha rivendica­to il sequestro non è uno sconosciuto: Dadullah è uno dei comandanti più fe­roci e determinati. E' lui che guida mol­te delle operazioni contro i britannici nel Sud e che spesso ha rilasciato di­chiarazioni infuocate alla stampa in­glese, dimostrandosi abile nella gestio­ne dei media».

 

 
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