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La Stampa Rassegna Stampa
14.03.2007 La gloriosa storia dell' Israel Philharmonic Orchestra
fondata nel 1936 da Bronislaw Huberman

Testata: La Stampa
Data: 14 marzo 2007
Pagina: 39
Autore: Sandro Cappelletto
Titolo: «E la musica creò Israele»
Da La STAMPA del 14 marzo 2007:

Che idea incredibile, e unica. Creare un’orchestra immaginando di farla vivere nella capitale di uno Stato che ancora non c’era. Ben Gurion avrebbe dichiarato la nascita di Israele il 14 maggio 1948, ma già alla fine del 1936 nasceva l’Orchestra Filarmonica di Palestina. Sono passati settant’anni, e molte iniziative celebrano la sfida vittoriosa del violinista polacco Bronislaw Huberman. Persuase 75 musicisti delle principali orchestre europee, tutti di religione ebraica, ad abbandonare i loro paesi, sfuggendo all’ombra di morte che si stava velocemente allungando. In nome della musica, facendo della nascita di un’orchestra quasi l’atto di fondazione di una storia politica che doveva ancora iniziare.
La casa discografica Helikon pubblica un cofanetto di dodici cd della Israel Philharmonic Orchestra, come si chiama appunto dal 1948. La vicenda discografica nasce nel 1954, quando la Emi registra alcuni concerti di Paul Kletzky e dunque manca il concerto inaugurale del 26 dicembre 1936 a Tel Aviv di Arturo Toscanini, che subito rispose all’invito di Huberman, guadagnandosi l’ammirazione di Albert Einstein. Il direttore più presente è Zubin Mehta, che lavora con loro dal 1977 e dal 1981 è «direttore musicale a vita» dell’orchestra: la guiderà anche a Salisburgo in agosto in un atteso concerto celebrativo. Con Mehta - nato in India e di religione parsi - sono presenti molti altri direttori e solisti. Spiccano Arthur Rubinstein, Izhak Perlman, Radu Lupu, Georg Solti, Carlo Maria Giulini, Lorin Maazel. E naturalmente Leonard Bernstein, che ebbe legami molto stretti negli anni caldissimi della nascita di Israele, tra 1947 e 1949, e fu poi nominato primo «direttore laureato». Daniel Barenboim figura come solista e direttore del Concerto K 595 di Mozart. Con il musicista nato a Buenos Aires, di passaporto israeliano, i rapporti oggi non sono eccellenti. La prima frattura si verificò nel 1992 quando Barenboim propose un programma con brani di Wagner. «Piaccia o no, Wagner è un simbolo del nazismo come la svastica», disse in quell’occasione il violinista Avram Melamed, mentre altri orchestrali mostrarono i numeri impressi sulla loro pelle all’ingresso nei lager nazisti, dove si moriva ascoltando la musica del compositore tedesco. Il concerto venne annullato.
Oggi Barenboim ha fondato l’Orchestra del Divano Orientale-Occidentale, formata da musicisti arabi, anche palestinesi, e israeliani. La musica vuole unire ciò che la politica divide. Ma nel corso del viaggio per il concerto tenuto a Ramallah nel 2005, si sono verificati numerosi inconvenienti, tra cui il rifiuto del maestro di concedere un’intervista ad una giornalista della Radio dell’Esercito israeliano «perché indossava la divisa». «Questa orchestra è la materializzazione della cultura sionista nella nostra patria», dichiarò nel 1936 Huberman, il fondatore. Barenboim, e con lui numerosi orchestrali, non la pensano così: la cultura di un’orchestra è la musica che suona e come la suona. Avere, oltre a un magnifico passato, anche un futuro.

Cultura sionista  e cultura musicale non sono necessariamente in contraddizione, così come non c'è contraddizione tra l'avere un "magnifico passato" e l'avere un futuro

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