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Il Manifesto Rassegna Stampa
14.03.2007 La "lobby ebraica" perseguita l'Iran degli ayatollah
il povero Ahmadinejad non ha forse diritto alla sua bomba ?

Testata: Il Manifesto
Data: 14 marzo 2007
Pagina: 10
Autore: Michelangelo Cocco
Titolo: «Mosca frena la corsa di Ahmadinejad»
La "lobby ebraica" americana, ovvero la lobby pro-Israele AIPAC, che riunisce ebrei e non ebrei,  lancia una campagna di boicottaggio antiraniano.
E' evidente nell'articolo pubblicato dal MANIFESTO del 14 marzo 2007 la disapprovazione per l'iniziativa. Anche diretta contro un regime che vuole un genocidio. 
L'ultima paragrafo lega strettamente le "trame" della lobby all'intransigenza di Israele e degli Stati Uniti, come se questi ultimi e il "potere ebraico" fossero un'unica malvagia entità. 
Le parole dell'ambasciatore iraniano all'Onu, che chiudono il testo, rispecchiano perfettamente la propaganda antisraeliana che quotidianamente il giornale ospita sulle sue pagine.
Il messaggio è dunque chiaro: Israele e gli ebrei americani impediscono all'Iran di di sviluppare il suo programma nucleare, ma ci si dovrebbe invece preoccupare della atomiche di Israele.
Che però, facciamo notare, non hanno mai minacciato nessuno. Israele non vuole cancellare nessuno stato dalla faccia della terra. Vuole solo continuare ad esistere.

Ecco il testo:

 

Alla fine a mettere un grosso bastone tra le ruote o, meglio, tra le turbine del programma nucleare iraniano è stato proprio l'alleato russo. La Atomstroiexport, la compagnia di Mosca che sovrintende alla costruzione della centrale di 1.000 Megawatt di Busher, sulle rive del Golfo persico, ha annunciato lunedì sera che cento tonnellate di uranio parzialmente arricchito che avrebbero dovuto raggiungere questo mese la repubblica islamica non arriveranno «per carenza di fondi», mancati pagamenti da parte dei committenti. Di conseguenza - è stato il governo di Vladimir Putin a chiarirlo - la prima centrale atomica della teocrazia sciita non potrà iniziare a funzionare, come previsto, nel settembre di quest'anno. Tehran ha reagito con irritazione all'annuncio del governo che (assieme a quello cinese) ha finora fatto muro conto i tentativi statunitensi e israeliani d'imporre sanzioni al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per un programma nucleare che il presidente Mahmoud Ahmadinejad giura essere a fini civili e considera una priorità strategica.
Tehran ha negato qualsiasi ritardo nei pagamenti e il negoziatore Ali Larijani, l'uomo che sta difendendo il suo programma atomico in tutte le sedi internazionali, ha definito «deplorevole» la decisione di Mosca. Larijani ha dichiarato all'Irna che il «ritardo» evidenzia la necessità per l'Iran di riuscire a produrre in proprio combustibile nucleare: «Non c'è alcuna garanzia per le forniture di combustibile nucleare e l'insistenza e le richieste dell'Iran a questo proposito sono assolutamente giustificate».
Alle Nazioni Unite, dopo che Tehran non ha rispettato l'ultimatum del 21 febbraio (data entro la quale avrebbe dovuto sospendere il programma di arricchimento dell'uranio) oggi dovrebbe essere presentata la bozza del secondo pacchetto di sanzioni. Ieri Gholamhossein Elham, portavoce del governo, ha avvertito la Comunità internazionale di «non prendere decisioni illogiche, che non passerebbero senza risposta». E mentre Ahmadinejad medita la possibilità di un discorso al Palazzo di vetro per difendere il nucleare iraniano, l'Aipac, la lobby ebraica statunitense, passa all'azione e lancia una campagna di boicottaggio contro le aziende che investono in Iran. Nel mirino del direttore esecutivo dell'Aipac, Howard Kohr, i fondi pensione dello Stato della California (i CalPERS), oltre un miliardo di dollari che verrebbero in parte investiti in aziende straniere che contribuiscono allo sviluppo del settore energetico iraniano. La lobby ebraica - ha annunciato Kohr - farà pressione per il disinvestimeno in dieci stati nordamericani.
E le delegazioni di Israele e Stati Uniti ieri hanno abbandonato la sala della Conferenza sul disarmo, riunita al palazzo dell'Onu di Ginevra, dopo che il ministro degli esteri iraniano, Manuchehr Mottaki, aveva così attaccato Israele: «È indiscutibile che le armi nucleari siano in mano al regime sionista, responsabile di crimini ed atrocità quali l'occupazione, l'aggressione, il militarismo, il terrorismo di stato».

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