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La Repubblica Rassegna Stampa
11.03.2007 Shoah, Albert Speer sapeva
Anche noi sapevamo che sapeva, e come lui i governi europei e il Vaticano

Testata: La Repubblica
Data: 11 marzo 2007
Pagina: 16
Autore: Andrea Tarquini
Titolo: «Olocausto, le lettere inedite di Speer, sapevo dello sterminio degli ebrei»

Albert Speer, l'architetto di Hitler, sapeva tutto dello sterminio programmato degli ebrei, la " soluzione finale". La verità viene fuori da una corrispondenza dello stesso Speer. Non che avessimo mai dubitato, ma la teoria del " non sapevo" ha sempre purtroppo avuto fortuna. Bene, adesso non è più così. Ma di fronte ad uno Speer che rivela che "sapeva", quanti hanno potuto mentire, senza mai rendere conto a nessun tribunale, nemmeno a quello della Storia, della loro volonterosa collaborazione. Non ci riferiamo solo ai governi europei, ma anche alle autorità vaticane, sino alla più alta, il cui silenzio verso il nazismo è stato pari alla collaborazione.

L'articolo è su REPUBBLICA a pag.16, titolo  " Olocausto, le lettere inedite di Speer, sapevo dello sterminio degli ebrei", a firma di Andrea Tarquini:

BERLINO - Albert Speer, il geniale architetto di Hitler, forse sapeva davvero della decisione di scatenare l´Olocausto, pur avendolo sempre negato. Sapeva almeno dal 1943. Lo rivela per la prima volta una delle cento lettere inedite che verranno messe all´asta a Londra da Bonhams: è la lunga corrispondenza che nel dopoguerra Speer ebbe con Hélène Jeanty-Raven, detta Ninette, vedova di un eroe della Resistenza belga assassinato dagli occupanti nazisti durante la Seconda guerra mondiale. L´ammissione è in una delle lettere, pubblicata ieri dalla Frankfurter Allgemeine.
Albert Speer fu una delle più controverse ed enigmatiche figure del vertice della tirannide nazista. Al processo di Norimberga (dove i giudici delle potenze alleate vincitrici del secondo conflitto mondiale, cioè Usa, Regno Unito, Francia, Urss) processarono per crimini di guerra i massimi gerarchi del Terzo Reich, Speer ebbe 20 anni di reclusione. Molti suoi camerati finirono sulla forca condannati a morte. Lui giurò sempre di aver lavorato per Hitler, ma senza aver avuto nulla a che fare con la Shoah, e senza sapere che il genocidio del popolo ebraico era in atto, con metodi da pianificazione industriale.
Nel 1971 lo storico americano Eric Goldhagen, professore ad Harvard, pubblicò sulla rivista Mainstream un saggio in cui accusava invece Speer di esserne al corrente. L´architetto del Fuehrer, scriveva Goldhagen, era presente alla riunione a Poznan del 6 ottobre 1943. In quell´occasione, parlando a molti altri gerarchi, il capo delle Ss, Heinrich Himmler, annunciò e spiegò nei dettagli che tutti gli ebrei sarebbero stati sterminati dal Terzo Reich.
In pubblico, Speer si difese negando a oltranza. Solo nell´epistolario segreto con Hélène Jeanty-Raven, ammise la verità. «Non c´è alcun dubbio», egli scrive nella lettera vergata a mano alla "chère Ninette". «Non c´è alcun dubbio, io ero contrario, quando il 6 ottobre 1943 Himmler annunciò che tutti gli ebrei sarebbero stati assassinati». Per essere contrario a un piano, doveva appunto conoscerlo.
Il sospetto che le accuse di Goldhagen fossero vere grava da tempo su Speer. Gitta Sereny, che dedicò un librò al conflitto dell´architetto di Hitler con la verità, dichiara alla Frankfurter di aver sempre ritenuto che Speer fosse stato presente a quella riunione a Poznan, anche nel momento più importante, appunto il discorso di Himmler. Speer reagì invece alle accuse di Goldhagen trovando persino due testimoni, i quali giurarono che egli aveva lasciato l´incontro dei gerarchi prima che il capo delle Ss prendesse la parola. Non si confidò con nessuno. Nemmeno col celebre storico Joachim Fest, recentemente scomparso.
L´unica con cui si confessò fu appunto "Ninette". La vedova del partigiano belga iniziò con lui una corrispondenza in francese nel 1971. Gli inviò una copia del suo libro La peine de vivre (il dolore di vivere), che raccontava le sue tragiche esperienze sotto l´occupazione nazista e lo commosse profondamente. Ma la confessione nell´epistolario privato non gli bastò a trovare il coraggio di dire tutto al pubblico tedesco e al mondo.

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