sabato 23 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Il Manifesto Rassegna Stampa
09.03.2007 Per il quotidiano comunista tutte le accuse a Israele sono vere
indipendentemente da ogni verifica, dai fatti e dalla logica

Testata: Il Manifesto
Data: 09 marzo 2007
Pagina: 10
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «Raid a Nablus»
Sulla base di una denuncia ancora non verificata, che potrebbe essere stata costruita dalla propaganda palestinese, Il MANIFESTO del 9 marzo 2007 accusa i soldati israeliani di aver usato una bambina palestinese come "scudo umano" durante un'operazione antiterroristica a Nablus.

I terroristi sono chiamati "combattenti".

Il fatto che Israele si preparasse da tempo a un conflitto con Hezbollah, che del resto da mesi lanciava razzi katiuscia contro il suo territorio, viene inteso, nello stesso articolo, come una prova del fatto che la guerra del Libano non fu determinata da un'aggressione dell'organizzazione terroristica.

Ma i fatti non cambiano: la guerra iniziò con il rapimento di due soldati  e l'uccisione di altri 8, e con una pioggia di razzi sulla Galilea.
Israele fu aggredita. Era preparata a difendersi e lo fece.
Non era abbastanza preparata nota Giorgio compiaciuto.
E' vero, e anche in Israele se ne ha consapevolezza. Unita alla determinazione a non ripetere l'errore.

Ecco il testo:

La denuncia è arrivata direttamente da lei, l'11enne palestinese Jihan Daadush, che ha raccontato a B'Tselem cosa le avrebbero fatto i militari israeliani nella sua Nablus, la città del nord della Cisgiordania dove la settimana scorsa l'esercito occupante ha condotto una serie di raid e operazioni «a caccia di terroristi». Jihan ha detto ai volontari dell'organizzazione israeliana per la difesa dei diritti umani che «un soldato mi ha ordinato di dirigermi verso una casa (da perquisire, ndr), tre altri militari mi seguivano. Quando abbiamo raggiunto l'abitazione mi hanno ordinato di entrare e io ho obbedito». Dopo averla usata come scudo umano per ripararsi da eventuali colpi dei combattenti palestinesi, un militare, sempre secondo il racconto della bambina, le avrebbe detto «Grazie per l'aiuto, ma non raccontarlo a nessuno». Quella di utilizzare i civili come scudi umani è una pratica vietata dalla legge israeliana e dalle convenzioni internazionali. L'esercito ha fatto sapere che verificherà la denuncia.
Se l'esercito finisce nuovamente sotto accusa per un'operazione militare nei Territori occupati, il premier israeliano Olmert non naviga in acque migliori. «Notizie non ci sorprendono, era tutto chiaro già la scorsa estate. Dichiarai subito che Israele aveva usato un pretesto (i due soldati catturati da Hezbollah lungo la frontiera, ndr) per lanciare un'aggressione gravissima contro il Libano. Avevamo intuito che si trattava di un piano preparato con cura ed eseguito al momento opportuno. Spero che la Comunità internazionale ora prenda in considerazione questa realtà e non dimentichi le distruzioni immense, le sofferenze enormi, i tanti morti subiti dalla nostra popolazione civile».
Con queste parole, riferite ieri al manifesto dal suo portavoce, il presidente libanese Emile Lahoud ha reagito alle dichiarazioni rese da Ehud Olmert lo scorso 1 febbraio davanti alla Commissione Winograd che indaga sulla conduzione della guerra in Libano - riportate ieri dal quotidiano Ha'aretz - con cui il premier israeliano ha rivelato che la decisione di rispondere con la guerra ad eventuali rapimenti di soldati venne presa nel marzo dello scorso anno, quindi ben quattro mesi dell'inizio delle ostilità. Ammissioni che spazzano via l'idea, sostenuta lo scorso anno da molti, di un Israele colto di sorpresa, impreparato, di fronte all'azione compiuta da Hezbollah.
Non solo ma, alla luce delle dichiarazioni di Olmert, il fallimento delle forze armate israeliane in Libano del sud assume una dimensione ancora più ampia e devastante: erano pronte a scattare, ma ciò non le ha aiutate a sbaragliare le poche centinaia di guerriglieri Hezbollah che opponevano resistenza sul terreno e, tantomeno, a bloccare il lancio di razzi katiusha nello Stato ebraico. La testimonianza di Olmert, ha scritto Ha'aretz, ha riguardato tre punti: le circostanze della nomina di Amir Peretz a ministro della difesa, come e perché si è deciso di andare in guerra il 12 luglio scorso, dopo la cattura dei riservisti Ehud Goldwasser e Eldad Regev, e perché il premier ha deciso di avviare un'operazione terrestre su larga scala 48 ore prima del cessate il fuoco deciso dalle Nazioni Unite. Durante l'audizione, Olmert ha sostenuto di aver avuto incontri sulla situazione in Libano più di qualsiasi altro predecessore, il primo dei quali l'8 gennaio 2006, quattro giorni dopo aver assunto la guida del governo. Poi a marzo, aprile, maggio e l'inizio di luglio, qualche giorno dopo la cattura del caporale Shalit da parte di un commando palestinese.

Cliccare sul link sottostante per inviare una e-mail alla redazione del Manifesto

redazione@ilmanifesto.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT