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Il Manifesto Rassegna Stampa
06.03.2007 Battaglia, non strage
ma per il quotidiano comunista Israele è sempre colpevole

Testata: Il Manifesto
Data: 06 marzo 2007
Pagina: 9
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «La strage va in tv, Egitto contro Israele»

Nonostante sull'episodio esistano versioni contrastanti, nonostante quella egiziana non  sia suffragata da nessuna prova, nonostante il regista del documentario che ha riaperto la polemica abbia chiarito che per lui vi è stata un battaglia e non una strage, per Il MANIFESTO Israele è colpevole, e le sue spiegazioni menzogne.

L'ultimo blood libel antisraeliano conquista Michele Giorgio e il quotidiano comunista.
Non c'era da dubitarne.


Tensione tra Tel Aviv e il Cairo dopo la divulgazione di un documentario israeliano sul massacro di almeno 250 prigionieri egiziani compiuto durante la guerra dei Sei giorni (1967). Le proteste in Egitto non si placano, lo sdegno è enorme. Alcuni deputati hanno chiesto l'immediato l'allontanamento dell'ambasciatore israeliano Shalom Cohen e il richiamo di quello egiziano a Tel Aviv. Cohen è già stato convocato al ministero degli esteri egiziano per fornire «spiegazioni». L'Egitto ha anche chiesto una copia del documentario. Proteste e polemiche hanno costretto il ministro per le infrastrutture Benyamin Ben Eliezer (laburista), ex capo di stato maggiore e uno dei comandanti militari più decorati di Israele, ad annullare in extremis una visita in Egitto, prevista per ieri, perché accusato di essere coinvolto in quella strage compiuta dall'unità speciale Shaked, ai suoi ordini durante le operazioni belliche nel Sinai.
Ben Eliezer si è difeso sostenendo che gli uccisi non erano soldati egiziani fatti prigionieri ma guerriglieri palestinesi che non si erano arresi e, al contrario, erano impegnati in combattimenti con le truppe israeliane. In suo soccorso è intervenuto l'autore del documentario, il giornalista Ran Adelist, che alla radio militare ha detto che gli uccisi non erano prigionieri di guerra. «Abbiamo a che vedere - ha detto - con combattenti (israeliani) impegnati in battaglia con una unità di commando in ritirata. Durante la battaglia fu fatto ricorso a una "forza in eccesso", ma ciò nel contesto di una guerra. Non si tratta ne' di prigionieri, ne' di un accampamento di prigionieri, ne' di persone che avevano alzato le mani».
La versione di Ben Eliezer e di Adelist tuttavia non ha convinto gli egiziani che, almeno a parole, vogliono andare sino in fondo. D'altronde è difficile credere che sia trattato di un combattimento come tanti altri terminato in un bagno di sangue. L'unità Shaked infatti era stata formata qualche anno prima proprio per portare a termine missioni «speciali», in particolare nei confronti della guerriglia palestinese che operava a quel tempo lungo le linee tra Egitto e Israele, e inoltre Ben Eliezer è noto per essere stato un comandante particolarmente «solerte».
Il massacro dei 250 egiziani (o palestinesi) peraltro non è l'unico avvenuto nel Sinai in quel periodo. Una dozzina di anni fa un ex generale israeliano Ariel Biro ammise di aver ucciso a mitragliate, nel 1956, 49 soldati egiziani catturati in combattimento. «Non ebbero neppure il tempo di urlare, erano in stato di shock, finì tutto in un paio di minuti», raccontò alla stampa, spiegando di aver eliminato quei prigionieri perché aveva ricevuto l'ordine di muovere con il suo battaglione verso sud. «Le condizioni sul terreno non mi consentivano di portarli con noi e neppure liberarli perché avrebbero rivelato le posizioni dei nostri reparti. Il ricordo di quelle uccisioni mi fa male ma, anche oggi, in circostanze simili, lo rifarei», aggiunse. Biro rifiutò di rivelare i nomi di altri alti ufficiali coinvolti in quella strage. Le sue ammissioni furono seguite nelle settimane successive da altre rivelazioni. Il veterano Michael Bar Zohar riferì di essere stato testimone dell'uccisione, con coltelli, di due prigionieri di guerra egiziani. Il giornalista Gabriel Brun, sergente durante il conflitto del 1967, scrisse di aver assistito alla esecuzione di cinque soldati egiziani. E venne fuori anche il caso di Ben Eliezer oggi al centro delle polemiche. L'archivista militare Arieh Yitzhaki rivelò che tra 300 e 400 soldati egiziani e combattenti palestinesi che cercavano di fuggire da Gaza vennero intercettati dall'unità Shaked. Alcuni, disse, morirono in combattimento, molti altri vennero uccisi dopo essersi arresi.

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