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Rassegna Stampa
06.03.2007 Hamas e Al Fatah diventano organizzazioni pacifiste
un quotidiano che continua a disinformare

Testata:
Autore: Annalisa Chessa
Titolo: «Hamas e Fatah uniti per la pace»
A pag. 8 di EPOLIS del  5 marzo 2007 nella rubrica "rassegna stampa del mondo" Annalisa Chessa riporta tre trafiletti (e soltanto questi tre) tesi a difendere il terrorismo del fondamentalismo islamico.
Il titolo è "Hamas e Fatah uniti per la pace" il che già la dice lunga sull'atteggiamento della giornalista e del quotidiano  (finora) riguardo queste due organizzazioni che non fanno altro che causare morti, sia tra loro che tra gli israeliani.
 
Dopo l'accordo della Mecca, Hamas e Fatah continuano a lavorare per l'unità - scrive TIME -. Alcune decisioni importanti per la formazione di un governo di unità nazionale sono state prese: il leader di Hamas Ismail Haniyeh resterà primo ministro, ma "c'è ancora molto lavoro da fare", ha ammesso Abbas, leader di Fatah. La grande sfida che il nuovo governo deve affrontare riguarda il ministero dell'Interno". Secondo il settimanale, le radici della questione risalgono ad Arafat e al modo in cui ha gestito l'Autorità Palestinese.
 
Che modo diplomatico ed eufemistico per descrivere la gestione terroristica (e quindi strategicamete fallimentare) di Arafat.
 
La sua filosofia di governo era quella di coinvolgere molte forze di sicurezza in lotta tra loro cosicché nessuna di esse diventasse troppo potente.
 
In realtà ha armato e militarizzato la società palestinese, invece di costruirne una civile e dedita alla costruzione dello Stato.
 
Il risultato è la mancanza di una gerarchia chiara e la presenza di molte persone con molti fucili e interessi diversi, troppe forze leali a una famiglia o a un clan e non all'Autorità Palestinese.
 
Il secondo trafiletto:
 
"La Casa Bianca ha dimostrato in passato di essere sufficientemente saggia per riconoscere quando i movimenti considerati "organizzazioni terroriste" diventavano partner utili per i negoziati di pace - si legge su un editoriale di AlAhram. L'IRA in Irlanda del nord e il movimento per la liberazione delle Tigri Tamil nello Sri lanka sono due buoni esempi. Adesso gli Usa hanno un'opportunità simile in Mediooriente. Ma mentre le reazioni europee agli accordi della Mecca sono state in qualche modo positive, la posizione degli Usa è rimasta invariata. E' ormai chiaro che con il suo significativo potere politico Hamas è un giocatore chiave per il successo del processo di pace, così come lo è stato l'Olp di Arafat nei primi anni 90. Riconoscere la sua legittimità come rappresentante di ampi settori del popolo palestinese potrebbe favorire un accordo tra israeliani e palestinesi e migliorare la reputazione degli Usa in Medioriente e nel mondo".
 
Le organizzazioni non sono considerate terroriste soltanto dagli Usa, ma, almeno per quanto riguarda Hamas, anche dalla UE. Inoltre c'è un'enorme differenza tra l'Ira e quelle palestinesi: la prima non ha mai mirato a distruggere l'intera Gran Bretagna e quando si è presentata la possibilità di un compromesso, ha abbandonato la violenza. Le seconde, al contrario, non mirano né all'indipendenza né alla costruzione dello stato palestinese, bensì soltanto alla distruzione di quello israeliano. E non hanno mai accettato nessuna delle tante proposte (né ne hanno avanzate di loro) per giungere finalmente ad un accordo definitivo.
Che tutto questo non venga detto da un giornale arabo si può anche capire (non giustificare), ma che venga riportato tale e quale, senza la benché minima spiegazione dei fatti, suona puro come megafono propagandistico ai danni di Israele e degli Usa, che giustamente sanno invece distinguere tra situazioni così diverse.
 
Il terzo:
 
"Centinaia di pacifisti hanno sfilato a Beirut contro i politici libanesi, considerati responsabili delle tensioni nel Paese - informa AL JAZEERA "Con questa azione vogliamo dire ai nostri politici che il popolo non si farà trascinare in una guerra civile. Vivere nell'incertezza e nella continua paura del domani non è una condizione inevitabile" ha detto un manifestante.
 
Molto probabilmente, a giudicare dai toni, (che, come ripetiamo, sono comprensibili per una testata araba finanziata e gestita dai fondamentalisti, ma non lo sono affatto quando li si riporta acriticamente in un giornale italiano) si è trattato di una manifestazione aizzata dagli Hezbollah che sono usciti dal governo di coalizione nella speranza di poter poi prendere il potere assoluto. Cosa che almeno per ora, per fortuna, non è ancora avvenuta. Chi vuole destabilizzare il Paese (per poi soggiogarlo) è infatti questa organizzazione terroristica appoggiata da Siria e Iran, non certo il governo attuale le cui pecche principali sono, forse, al contrario, l'apatia e la debolezza.

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