martedi` 26 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Il Foglio Rassegna Stampa
03.03.2007 La realtà di Israele e del Medio Oriente al di là della disinformazione
il primo giorno del convegno "Due pesi, due misure"

Testata: Il Foglio
Data: 03 marzo 2007
Pagina: 2
Autore: Francesco De Remigis
Titolo: «Dare voce alle notizie su Israele e scoprire che la strategia è da rifare»
Dal FOGLIO del 3 marzo 2007:

Roma. Ieri si è aperto il convegno “Due pesi, due misure. L’informazione su Israele”, che proseguirà fino a domenica sera nei locali dello Star Hotel di Roma. Una platea non soltanto di esperti, ma di lettori e osservatori del mondo contemporaneo stanchi della cattiva immagine a senso unico che i media offrono di Gerusalemme, fatta soltanto di scandali sessuali di crimini di guerra, e mai delle violazioni delle risoluzioni dell’Onu da parte di gruppi armati come Hamas ed Hezbollah, fino ad arrivare all’accusa di apartheid (anche se negli ospedali oltre il 30 per cento dei pazienti ricoverati è di origine palestinese, giordana o irachena). Fiamma Nirenstein, giornalista, esperta di medio oriente, vive da anni a Gerusalemme. Ieri è intervenuta per offrire la testimonianza di chi si trova in una posizione privilegiata dalla quale “è possibile vedere cosa è Israele. E purtroppo, tornando in Italia, ci si rende conto che non esiste un paese tanto sconosciuto e che viene soltanto fantasticato”. Secondo Nirenstein, buona parte della stampa occidentale riporta episodi di cronaca “senza fare informazione”. Cioè senza comprendere in che modo il governo di Ehud Olmert è costretto ad affrontare una guerra asimmetrica come quella in corso in medio oriente. In questo modo si contribuisce a produrre una realtà falsata. Per smentirla basterebbe raccontare episodi che quasi mai trovano spazio sui giornali europei e illuminare le notizie che ogni giorno raccontano una situazione di guerra, che però non sono quasi mai riprese. Il riferimento è anche a quella linea teorica portata avanti dal 2001, prima da al Qaida e poi dal ricompattato fronte sciita, che rilancia ossessivamente la cancellazione dello stato di Israele. “Non abbiamo ancora imparato a combattere bene questa guerra asimmetrica – dice Nirenstein – perché per la mentalità occidentale è proibito bombardare gli insediamenti dei missili Kassam di Hamas e di Hezbollah”. Non solo agli occhi degli europei, ma anche per l’establishment di Gerusalemme che per ora non si è dimostrato in grado di gestire il fallimento dell’idea “terra in cambio di pace” elaborata da un leader forte come Ariel Sharon. Il problema, secondo gli intervenuti – tra cui il giornalista e scrittore Carlo Panella, che da anni segue l’evoluzione dello scacchiere mediorientale, con una particolare attenzione all’Iran e oggi al suo presidente Mahmoud Ahmadinejad – viene da più fattori: quella posizione non ha offerto i risultati sperati, dunque il governo avrebbe dovuto cambiare passo. Non lo ha fatto. Perché assieme all’occidente non ha compreso che in questo momento storico l’unica concessione che il mondo arabo sciita può offrire a Israele è “una hudna di qualche anno, una tregua che non ha alcuna prospettiva di pace”. Assieme a Panella e a Nirenstein, ieri sono intervenuti anche Maurizio Molinari, corrispondente della Stampa da New York, e Giorgio Israel, accademico che collabora con diverse testate, tra cui il Foglio. Israel ha indicato una strada da seguire per tentare di sopravvivere a questa situazione: è necessaria una profonda autocritica, in particolare da parte di Gerusalemme. Perché non si può essere accomondanti con gli estremisti: “Contro chi continua a usare un atteggiamento arrogante, l’occidente cominci a dire la verità”. In particolare gli uomini politici, come il ministro degli Esteri italiano, Massimo D’Alema, che ha chiesto ad Hamas di riconoscere uno stato che esiste dal 1948 soltanto “implicitamente”, ha notato giustamente Israel. L’appuntamento, organizzato dalla Federazione delle associazioni Italia-Israele, con l’impegno di Angelo Pezzana, proseguirà oggi alle 10 con gli interventi di Massimo Teodori, Angelo Panebianco, Menachem Gantz, Magdi Allam, il generale Mario Arpino e altri ospiti.

Cliccare sul link sottostante per inviare una e-mail alla redazione del Foglio

lettere@ilfoglio.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT