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Il Foglio Rassegna Stampa
02.03.2007 Ahmadinejad a Riad, per riavvicinare l'Iran all'Arabia Saudita
molto preoccupata dall'emergere dell' "asse sciita"

Testata: Il Foglio
Data: 02 marzo 2007
Pagina: 1
Autore: la redazione
Titolo: «Ahmadinejad alla corte di Riad»

Dal FOGLIO del 3 marzo 2007:

Roma. Mahmoud Ahmadinejad ha annunciato la sua visita sabato a Riad per una serie di incontri che cadono nel periodo di maggiore tensione tra Iran e Arabia Saudita dalla fine della guerra tra Teheran e Baghdad nel 1988. Tutte le mosse della corte del re Abdullah negli ultimi mesi sono state ispirate da un forte senso di allarme per le iniziative del nuovo corso iraniano, che ha nella presidenza di Ahmadinejad la sua espressione più aggressiva, come dimostra l’ennesimo attacco di ieri a Israele, “vero Satana” del mondo. Il regno saudita non può tollerare che l’Iran sciita si doti di una bomba atomica, assumendo così una premiership su tutta l’area del Golfo, e ancor meno può tollerare quella guerra civile tra sunniti e sciiti che Moqtada al Sadr ha portato al calor bianco dopo l’attentato al mausoleo di Samarra del febbraio del 2006, facendo uccidere dai suoi “squadroni della morte” sciiti migliaia di sunniti, ulema inclusi. Il tradizionale riserbo della diplomazia saudita continua ad avvolgere le sue iniziative di politica estera in un impenetrabile velo, ma re Abdullah II di Giordania l’ha sollevato nelle settimane scorse, dichiarando di essere impegnato a costruire – con Riad, con il Cairo e con gli Emirati arabi – un “fronte sunnita” che sia in grado di contrastare “il cuneo sciita” – Iran, Siria, Hezbollah e Sadr, con l’“appoggio esterno” di Hamas – che sta destabilizzando il medio oriente. Il cosiddetto Quartetto arabo guidato da Riad si è fatto promotore dell’incontro alla Mecca in cui è stato siglato il traballante cessate il fuoco tra le fazioni palestinesi, Fatah e Hamas. Ora la corte saudita sta preparando un piano da presentare al summit della Lega araba, il 28 marzo, che dovrebbe essere un’evoluzione dell’iniziativa del 2002, che fu rifiutata da Israele dopo gli innumerevoli emendamenti introdotti dai paesi della regione. Nel frattempo Riad si muove su tutti gli scenari della regione, dall’Iraq al Libano, per contrastare l’offensiva sciita che, negli ultimi mesi, sta stravolgendo gli equilibri anche negli Emirati, come dimostrano i continui scontri in Bahrein. L’acme del pericolo è stato avvertito a Riad – come ad Amman e al Cairo – nel luglio scorso, quando l’iniziativa congiunta di Hamas e Hezbollah ha fatto deflagrare la guerra tra Israele e Libano, nei cui confronti i regnanti sauditi hanno dato prova di una moderazione del tutto inusuale. Lo stesso viaggio di Ahmadinejad in Sudan ieri – con l’esplicita volontà di arruolare quel paese, benché sunnita, nel fronte destabilizzatore sciita – ha ulteriormente allarmato Riad, che vede oggi il concreto pericolo di riperdere la sua tradizionale influenza su Khartoum, come già avvenne nella prima metà degli anni Novanta. In termini rinnovati, l’Iran – dal punto di vista saudita – ripropone oggi la stessa sfida che lanciò nel 1979 Khomeini: dimostra una pericolosa capacità di eccitare un movimento musulmano fondamentalista sciita, che sfida i regnanti sauditi sotto un doppio profilo, quello della potenza regionale sul Golfo e quello ideologico. Allora la sfida fu lanciata da Khomeini con una tattica rivoluzionaria: sollevazioni sciite in Bahrein e Arabia Saudita, incidenti con migliaia di morti durante il pellegrinaggio alla Mecca, attacchi sciiti in Libano. La risposta di Riad fu immediata: l’aggressione dell’Iraq di Saddam Hussein all’Iran di Khomeini del 1980 fu infatti impostata dai regnanti sauditi, e la prova ne sono i 30 miliardi di dollari con cui finanziarono gli attacchi iracheni contro l’Iran fino al 1988. Oggi Teheran dimostra una capacità di iniziativa politica a tutto campo, attirando nella sua orbita Siria, Hezbollah e Hamas, oltre all’influenza in Iraq. Riad tenta, interlocutore per inteerlocutore, di provare a rompere il campo magnetico di Teheran. La sfida è esplosiva: gli iraniani stessi vogliono tenerla sotto controllo, soprattutto nel momento in cui si preparano allo “showdown” con l’Onu sul nucleare. Da qui i due viaggi di Ali Larijani a Riad, i viaggi di Bandar al Sultan a Teheran, la visita di Ahmadinejad domani, con la definizione di un probabile protocollo d’intesa che raffreddi i rapporti saudo-iraniani su alcuni fronti, quello iracheno innanzitutto.

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