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Avvenire Rassegna Stampa
28.02.2007 Hamas vuole i soldi della comunità internazionale
ma al quotidiano cattolico pensano che faccia offerte serie

Testata: Avvenire
Data: 28 febbraio 2007
Pagina: 21
Autore: la redazione
Titolo: «Meshaal: stop ai razzi su Israele»

Assicurazioni aleatorie sulla fine del lancio  di razzi  contro Israele, per altro soltanto dopo lo sblocco dei finanziamenti internazionali al governo dell'Autorità palestinese,  nessun riconoscimento di Israele.

E' quanto emerge dalla visita in Russia del leader di Hamas Khaled Meshal.

AVVENIRE irresponsabilmente, presenta l'inganno di Hamas, evidentemente interessata ad ottenere il massimo senza concedere realmente nulla, come una seria offerta di tregua .

Ecco la cronaca del 28 febbraio 2007: 

Il gruppo Hamas è disposto a impegnarsi per impedire nuovi lanci di missili contro il territorio israeliano, ma vuole una «modifica delle posizioni» del Quartetto (Stati Uniti, Ue, Russia, Onu) che tenga conto del «fondamentale passo» degli accordi inter-palestinesi della Mecca per la creazione di un governo di unità nazionale. Nella veste di diplomatico, il capo dell'Ufficio politico di Hamas, Khaled Meshaal, ha avviato nella capitale russa un giro di consultazioni sulla situazione in Medio Oriente con i governi amici, o perlomeno non ostili, che lo porterà nei prossimi giorni anche a Teheran «e in altri Paesi».
Meshaal non ha fatto inedite aperture a Tel Aviv: ha anzi ribadito che per il suo partito, il riconoscimento di Israele come Stato è di là da venire. Prima, «devono togliere l'occupazione ai Territori palestinesi e mettere fine alle sofferenze del nostro popolo. Solo poi potremo chiarire la nostra posizione», ha detto.

La "precondizione" posta da Hamas, è fittizia e propagandistica. In realtà, Hamas non riconosce Israele per motivi ideologici e religiosi. Dal Giordano al Mediterraneo, per il gruppo terroristico c'è posto solo per uno Stato arabo e islamico. 
"Occupazione " e sofferenze dei palestinesi, d'altro canto, sono il prodotto dell'aggressione, prima militare, poi terroristica, a Israele.
Aggressione che Hamas stessa continua ad alimentare.

Ma il ricompattamento del fronte palestinese dovrebbe, e in questo il leader di Hamas trova sponda presso il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, portare almeno alla sospensione delle sanzioni a suo tempo introdotte contro il governo di Hamas. «Vogliamo far sì che tutta la comunità internazionale sostenga il processo di pace in Medio Oriente e lo renda irreversibile - ha sottolineato il responsabile della diplomazia russa -, tra l'altro aiutando a togliere le sanzioni». Un anno fa, la decisione di Mosca di tenere aperta la porta a un movimento controverso come Hamas aveva suscitato molte perplessità, in particolare in Israele e negli Stati Uniti. La strategia si sta però rivelando remunerativa: ha rilanciato l'appannato ruolo russo in un punto fra i più strategici dello scacchiere mediorientale, e permette alla comunità internazionale di mantenere aperto un canale di comunicazione con la parte politica palestinese più radicale.
Lavrov ha approfittato della visita di Meshaal per strappare una promessa significativa: Hamas, ha detto il ministro russo, «farà i passi necessari per mettere fine ai bombardamenti sul territorio israeliano». La fazione palestinese «deve sfruttare tutta l'autorità di cui gode nei Territori per mettere fine ai lanci di missili Qassan contro Israele, e abbiamo ricevuto assicurazioni sul fatto che tali passi verranno compiuti», ha detto Lavrov.

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