Prodi, se otterrà il voto di fiducia questa settimana che gli consentirà di tornare al potere, «avrà una seconda possibilità per rispettare pienamente i suoi impegni con l'alleato americano e rigettare l'estradizione». Sottinteso: doveva averlo già fatto prima, rimedi subito. E con buona pace dei tanti antiamericani della sua coalizione. Lo ha scritto ieri il Wall Street Journal in un lungo editoriale intitolato "The Italian Job", riferimento non lusinghiero all'operazione Abu Omar, il sospetto terrorista che uomini della Cia in missione estera, secondo l'accusa, hanno sequestrato a Milano e fatto "atterrare" in Egitto. Quanto a Armando Spataro, il magistrato milanese che ha incriminato 25 agenti della Cia, «può incriminare quanti italiani vuole. Ma l'atto di perseguire degli agenti americano fa di lui, comunque, un furfante (canaglia o farabutto sono gli altri significati per «rogue», il termine usato nel testo Ndr). Aggravando il danno, Mr. Spataro ha citato i 25 agenti per nome, possibilmente mettendo le loro vite a rischio. Il processo in giugno, presumibilmente in absentia, è probabilmente destinato a fare ulteriori danni rendendo pubbliche le tecniche di raccolta dei dati di intelligence. Chiamiamolo un corso di formazione per Al Qaeda su come evitare la detenzione». Poi c'è l'affondo contro Prodi: «L'appropriata risposta del primo ministro sarebbe dovuta essere un veloce annuncio che egli avrebbe respinto ogni richiesta di estradizione da parte del tribunale. Invece ha puramente accennato che avrebbe fatto così prima che il suo governo cadesse». Ecco, ora ha «una seconda chance». Se il prode Romano pensava di avere due mine "americane" pronte a scoppiargli sotto la poltrona - la base di Vicenza e il sì ai finanziamenti per i soldati italiani in Afghanistan - è bene quindi che si aggiorni: l'"affaire" che riguarda i 25 agenti americani sotto minaccia di estradizione è per l'America ancora più importante della logistica di un battaglione da spostare dalla Germania al Veneto. «A che serve la Nato se gli alleati incriminano degli americani dopo una operazione congiunta?», è infatti il sottotitolo dell'articolo, e le due lunghe colonne istruiscono un vero caso politico e di principio che, sicuramente, rispecchia il modo di sentire di tutte le amministrazioni americane su questo argomento. L'argomentazione va al sodo, e parte dalla dichiarazione fatta dallo stesso Spataro al quotidiano Usa: Nasr è stato "sequestrato" e il suo forzato trasferimento è illegale per la legge italiana. E lui, come magistrato, assicura che «le regole siano realmente seguite... senza alcuna considerazione politica». Ma, ricorda il Wall Street Journal, nessuno mette in dubbio, compresi gli investigatori italiani, che Abu Omar fosse un rischio per la sicurezza. Nel 2005, lo stesso Spataro aveva emesso un mandato di arresto per lui, con l'accusa di essere un reclutatore di terroristi. E sempre nel 2005 la Cia aveva ragioni per credere che Omar stesse complottando per fare un attentato all'ambasciata americana di Roma. A quel punto, ricostruisce il Wall Street Journal, «gli americani volevano toglierlo dalla circolazione mentre gli italiani non erano pronti per arrestarlo». Dopo aver ricordato la posizione del governo di Berlusconi (di negazione di ogni conoscenza in anticipo dell'operazione), il giornale scrive che «nessuno seriamente sostiene, comunque, che gli agenti Usa erano in Italia senza la esplicita conoscenza e partecipazione dei servizi segreti italiani. E questo è il punto cruciale - e spiega perchè le incriminazioni sono un atto ostile contro gli Stati Uniti». Per la sicurezza degli americani in missione estera gli americani non sono disposti a cedere di un millimetro. E infatti gli Usa rifiutano di aderire alle "corti internazionali" giudicate strumenti di pressione in mano a magistrature estere politicamente irresponsabili. «I politici europei hanno più colpe di qualunque giudice», scrive il WSJ. «Fin dall'11 settembre 2001 molti leader europei hanno continuato a giocare un doppio gioco: lavorare con gli Usa per sradicare complotti terroristici alla chetichella - e salvando innumerevoli vite - e intanto condannare pubblicamente "i metodi americani" con una retorica che ha nutrito un crescente anti-americanismo». «Italia e Usa sono partner nella Nato, ma questa alleanza è senza significato se gli "alleati" prendono l'abitudine di incriminarsi l'un l'altro per aver collaborato contro un nemico comune», conclude la sua requisitora il Wall Street Journal.
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