Il governo italiano si impegni a sostenere l'opposizione iraniana intervista a Paula Dobriansky, sottosegretario di Stato americano per la Democrazia e gli Affari Globali
Testata: La Stampa Data: 27 febbraio 2007 Pagina: 2 Autore: Maurizio Molinari Titolo: «“Ora il governo aiuti l’opposizione in Iran”»
Da La STAMPA del 27 febbraio 2007:
Il dialogo con il governo Prodi può ripartire dal sostegno congiunto all’opposizione in Iran: è questo il messaggio con cui Paula Dobriansky, sottosegretario di Stato per la Democrazia e gli Affari Globali, arriva giovedì a Roma, per un incontro della Comunità delle democrazie «che tanto deve alla leadership dell’Italia». Nel bel mezzo delle tensioni su missione in Afghanistan, allargamento della base di Vicenza e caso Abu Omar, il sottosegretario a cui Condoleezza Rice ha assegnato il portafoglio della sfida alle dittature sbarca in Italia con l’obiettivo di rilanciare la partnership bilaterale sul sostegno agli oppositori, in primo luogo in Iran e Corea del Nord ma anche in Bielorussia e Birmania. E’ lo stesso terreno che vide America ed Europa fianco a fianco durante gli anni della Guerra Fredda. Se fu l’amministrazone Clinton alla fine del 2000 a lanciare il forum delle democrazie ora è quella Bush che vuole farne un pilastro della collaborazione con gli europei per portare la sfida agli ultimi 45 dittatori. Con quali intenzioni parte? «Questo incontro è un’opportunità per rafforzare la cooperazione per promuovere la democrazia e anche per premere al fine di agire concretamente. Noi crediamo che promuovere la democrazia sia non solo un imperativo morale ma qualcosa che riguarda la sicurezza nazionale. Da qui l’importanza di vederci per discutere come difenderci da crimine organizzato, terrorismo e traffico di esseri umani». Come operano Italia e Usa nel promuovere la democrazia? «Abbiamo consultazioni biennali su ogni regione del mondo, lavoriamo assieme per promuovere pace, diritti umani, democrazie e Stato di diritto». Ma vi sono progetti specifici? «Vogliamo proteggere gli attivisti impegnati nella difesa della libertà di parola così come cooperiamo sul terreno delle riforme giudiziarie, dell’organizzazione di elezioni e del sostegno a risoluzioni Onu su Bielorussia, Birmania, Iran e Nordcorea per promuovere diritti e democrazia». Lei arriva in Italia nel giorno in cui il Parlamento voterà la fiducia al governo... «Lo so, sarà un momento molto interessante». Guardando oltre il voto di fiducia, cosa vede all’orizzonte dei rapporti fra i due governi? «Italia e Usa possono e devono dare sostegno agli attivisti per i diritti umani nel mondo. Dobbiamo in particolare aiutare la società civile ad emergere in dittature come l’Iran». Come fare? «Dobbiamo aprire le porte agli attivisti, agli oppositori delle dittature, invitarli alle attività della Comunità delle democrazie così come agli incontri ministeriali. Nell’ultimo summit a Santiago del Cile ne abbiamo invitati alcuni ma queste iniziative devono moltiplicarsi. Per ascoltare e dibattere assieme ad attivisti di nazioni come l’Iran e la Bielorussia che aspirano alla libertà». Come giudica l’impegno del governo Prodi su tale terreno? «L’Italia ha svolto nell’ultimo anno un ruolo molto importante, di leadership, ricoprendo la presidenza della task force incaricata di creare un Segretariato. E’ qualcosa di grande valore perché una volta creato, diventerà più facile aiutare le democrazie nascenti». Insomma, sta dicendo che in un momento in cui le nostre relazioni bilaterali vengono messe a dura prova dalla missione in Afghanistan e dal futuro della base di Vicenza il forum della Comunità delle democrazie può essere lo strumento di cooperazione sulla sicurezza... «Sì, perché diamo un grande valore alla partnership con l’Italia su difesa dei diritti umani e promozione della democrazia contro le dittature». Ma c’è chi ribatte che in realtà la Comunità della democrazie altro non è che uno strumento per promuovere gli interessi americani. Che cosa risponde? «Oltre cento Paesi fanno parte della Comunità delle democrazie, a testimonianza che la democrazia e la promozione della democrazia non sono valori solo americani. È un desiderio universale, in ogni angolo del mondo vi sono individui che si battono per la libertà, per i valori della Dichiarazione universale dei diritti umani. Chi solleva dubbi sulla Comunità delle democrazie li solleva su questi valori».
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