Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
Caro direttore
Sono d’ accordo con le vostre critiche a proposito del film attualmente in lavorazione sulla tragedia dell’ Hotel Meina.
La storia in generale (quella della Shoah in particolare) va rispettata, e se sono legittime, vorrei dire necessarie e doverose, le critiche e le interpretazioni nonché ogni nuova ricerca, non possono essere ammesse le aggiunte fantasiose tese a creare false emozioni per accattivarsi le simpatie del pubblico.
Basta ricordare il recente caso editoriale a proposito di “omicidi rituali” per non dover aggiungere altro.
Non capisco perciò per quale motivo non applicate lo stesso metodo al film “BLACK BOOK” che invece consigliate, e che a mio parere mescola con la stessa disinvoltura e spregiudicatezza verità e invenzioni e forse vere e proprie fandonie..
Invece di far chiarezza su alcuni aspetti della resistenza olandese il film alza un gran polverone truculento che confonde le idee in particolare a un pubblico giovanile e non preparato, raccontandoci le improbabili e rocambolesche avventure di una “superwomen ” che supera indenne e sorridente le situazioni più atroci regalandoci di tanto in tanto gratuite scene hard al limite del porno.
Se il criterio vale per il prossimo film di Lizzani, non può non valere per Black Book.
Sono comunque prontissimo a ricredermi se qualcuno, bene informato, potrà indicare con certezza quello che di vero viene raccontato nel film (tutto accaduto alla stessa persona ?) e mi convincerà per esempio dell’ attendibilità della scena che racconta la morte (esecuzione) dell’ ultimo cattivo che finisce soffocato in una bara sigillata .
Cordiali saluti
lello dell’ariccia