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La Stampa Rassegna Stampa
26.02.2007 Carlo Lizzani difende "Hotel Meina"
con argomenti per nulla convincenti

Testata: La Stampa
Data: 26 febbraio 2007
Pagina: 33
Autore: Carlo Lizzani
Titolo: «“HOTEL MEINA” LA TRAGEDIA del'Europa»
Carlo Lizzani replica sulla STAMPA del 26 febbraio 2007 alle critiche sul suo progetto di un film sulla strage nazista dell'hotel Meina.
Lizzani sostanzialmente non smentisce le critiche che sono state mosse alla seceneggiatura dalla sopravvissuta Becky Behar, ma si limita ricordare le sue benemerenze antifasciste.
Non convince, però, l'idea che una storia come quella dell'Hotel Meina debba essere resa "più universale", attraverso la manipolazione della verità storica.
Meglio sarebbe stato lasicar parlare i fatti.

(Sulla vicenda, si vedano i precedenti articoli apparsi sulla Stampa e recensiti da Informazione Corretta e il seguito che hanno avuto  nella corrispondenza ) 

Ecco il testo:  

Hotel Meina è un altro capitolo di quella ideale storia in immagini del fascismo e dell'antifascismo che da decenni vado costruendo con film sia tratti da eventi realmente accaduti, sia da opere letterarie. Gli anni Venti: Fontamara, Cronache di poveri amanti. Gli anni Trenta: Un’isola (il libro di Giorgio Amendola). Gli anni Quaranta (dalla nascita della Resistenza fino alla condanna a morte del duce): Achtung! Banditi!, Il Gobbo, L’oro di Roma, Gli ultimi giorni di Mussolini.
In tutte queste opere mi sono sempre attenuto al rispetto del testo, nel caso dell'opera letteraria (lo hanno riconosciuto gli scrittori o i loro eredi). E al massimo rispetto per la memoria delle vittime o dei sopravvissuti, nel caso di film ispirati a fatti realmente accaduti. Altrettanti riconoscimenti ho avuto, in questi casi, non solo dai sopravvissuti ma dalle organizzazioni che li rappresentano: l'Anpi e - per esempio, per quanto riguarda L’oro di Roma - la comunità ebraica. Da anni quest'ultima mi è accanto nella battaglia per il restauro del film e per un suo nuovo rilancio in Italia e nel mondo (anche per onorare la memoria di Giacomo De Benedetti, che ricostruì in un libro la tragedia del ghetto di Roma e approvò il mio film malgrado certe varianti e l'introduzione di alcuni personaggi di fantasia).
Un film che onora la memoria delle vittime

Si può pensare quindi che - con un passato di questo genere alle spalle - io mi accinga oggi con Hotel Meina a realizzare un film che offenderebbe gli ebrei, come afferma impropriamente la signora Behar? È proprio per onorare la memoria di quelle vittime che gli sceneggiatori Dino e Filippo Gentili, e io stesso, abbiamo voluto rendere ancora più universale - e di significato attuale - la vicenda di Meina, già così sapientemente raccontata da Nozza, cercando di far irrompere nella sua cornice il vento della Grande Storia. Abbiamo cercato di far rivivere in quel microcosmo tutti gli attori della tragedia che ha sconvolto l'Europa. Ci sono a Meina ebrei combattivi, ma anche ebrei che per qualche giorno possono essere caduti nell'illusione di una fine rapida della guerra (dopo l'armistizio dell'8 settembre, e l'attesa di possibili sbarchi americani anche al Nord) e quindi indecisi se fuggire o nascondersi (ma dove? con quali mezzi? con quali documenti?).
Un’opera emblematica, non di pura cronaca

Non ci sono a Meina «nazisti buoni». C'è un personaggio di donna tedesca che - collegata a un gruppo di esiliati di varie nazionalità, attivi in Svizzera e già animati dal sogno europeo - viene a trovarsi per caso a Meina, apre gli occhi davanti a quella tragedia e può indurci a ricordare - oggi - col suo operato l'esistenza di tanti tedeschi antinazisti. Ci sono i partigiani (già attivi, malgrado in quelle prime settimane di settembre non fossero ancora fortemente organizzati). Insomma, in questa scelta c'è il desiderio di realizzare un'opera non di pura cronaca, ma emblematica di tutta un'epoca.
Progetto troppo ambizioso? Questa potrà essere semmai la critica a film fatto, non certo un progetto «revisionista» o offensivo, come ha affermato la signora Behar che porta nel suo animo le ferite atroci di quella vicenda e che io quindi profondamente rispetto.
Ancora una riflessione. Secondo l'etica professionale che governa noi autori italiani, di qualsiasi opinione politica, si è ritenuto doveroso avere assieme ai nostri (in sceneggiatura) il nome di Pasquale Squitieri, che per primo ha proposto un film sulla vicenda dell'Hotel Meina. Le nostre versioni, pur trattando la stessa materia, sono profondamente diverse. Come avviene in molti casi fin dall'epoca di Lumière. E mi pare che ognuno sia pronto a prendersi le proprie responsabilità.

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