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La Repubblica Rassegna Stampa
26.02.2007 Riguardo all'Iran, non facciamo nulla o sarà un disastro
per sostenere questa tesi Alberto Flores D'Arcais ricicla "scoop" molto dubbi

Testata: La Repubblica
Data: 26 febbraio 2007
Pagina: 13
Autore: Alberto Flores D'Arcais
Titolo: «"Attacco in 24 dal via di Bush" il piano segreto del Pentagono»
Un articolo costruito interamente su scoop piuttosto dubbi,  almeno due dei quali provengono da fonti  giornalistiche screditate per la loro faziosità ideologica (Seymour Hersh) o per il loro scandalismo (Sunday Times)
Allo scopo di dimostrare che l'America attaccherà l'Iran sulla base di informazioni incerte, e che sarà un disastro.

Dimenticando alcune certezze alla portata di chiunque: la sfida dell'Iran alla comunità internazionale, le minacce di distruzione a Israele.

Ecco il testo dell'articolo di Alberto Flores D'Arcais pubblicato da REPUBBLICA il 27 febbraio 2007:

NEW YORK - Alle minacce di Teheran che insiste nel portare avanti il proprio programma nucleare, l´America risponde confermando la politica di doppio binario seguita fin qui: rilancia (con Condoleezza Rice) la diplomazia e l´invito al dialogo; aggiorna il worst case, lo scenario peggiore, perfezionando i piani di attacco. Dagli schermi del canale Fox News il segretario di Stato replica al presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad con una battuta: «Non hanno bisogno di una marcia indietro, hanno bisogno di un tasto di stop». Poi, più seriamente, spiega che gli Stati Uniti continuano a sperare in una soluzione negoziale, ma che qualsiasi colloquio con gli ayatollah di Teheran presuppone un punto che per Washington è irrinunciabile: «Prima di tutto devono sospendere il programma per l´arricchimento dell´uranio. Solo a quel punto potremo sederci intorno a un tavolo e parlare di qualsiasi cosa vogliano gli iraniani. Io sono pronta a incontrare la mia controparte o un rappresentante iraniano in qualsiasi momento».
Alla Casa Bianca aumenta però il fronte dei pessimisti, quelli che ritengono che l´Iran non abbia alcuna intenzione di porre fine al suo programma nucleare e che nel giro di un paio di anni sarebbe in grado di testare un´atomica. È noto che il vicepresidente Dick Cheney è un convinto sostenitore della necessità di dare un segnale forte a Teheran, che potrebbe arrivare fino ad un attacco militare.
Su come affrontare militarmente l´Iran (nel caso la diplomazia fallisse) gli strateghi del Pentagono sono al lavoro ormai da più di due anni; i piani e i diversi scenari sono aggiornati in continuazione, i contatti con l´intelligence israeliana sono continui, ma tra i vertici militari non mancano forti perplessità. Il timore che dopo il "pantano iracheno" l´esercito più potente del mondo si imbarchi in un´avventura ancora più complicata è un´idea che piace sempre di meno.
Secondo Seymour Hersh, il reporter investigativo più inviso alla Casa Bianca, al Pentagono è al lavoro un gruppo segreto che ha preparato un piano per bombardare l´Iran che potrebbe essere attuato nel giro di 24 ore, se arrivasse il via libera da parte della Casa Bianca. Sul New Yorker da oggi in edicola Hersh spiega che il gruppo di lavoro è stato creato all´interno degli stati maggiori del ministero della Difesa pochi mesi fa. Inizialmente, i piani prevedevano possibili attacchi a obiettivi legati al programma nucleare iraniano ma in tempi recenti sarebbero stati sviluppati in modo da prevedere di colpire bersagli legati agli aiuti che l´Iran starebbe dando agli insorti iracheni. Team militari americani, aiutati dai servizi segreti sauditi, sarebbero segretamente entrati in Iran per dare la caccia a iraniani coinvolti negli attacchi in Iraq. L´articolo del New Yorker è stato smentito dal Pentagono.
Ieri il Sunday Times ha scritto che se la Casa Bianca decidesse di lanciare un attacco militare contro l´Iran «cinque tra generali e ammiragli Usa sarebbero pronti alle dimissioni».
Una rivelazione da prendere con le molle, considerati alcuni improbabili scoop cui il settimanale inglese si è abbonato negli ultimi anni. «Piuttosto che approvare quello che sarebbe un attacco sconsiderato, fino a cinque tra generali e ammiragli si dimetterebbero. Al Pentagono non hanno nessuna voglia di un´altra guerra e un mucchio di gente si chiede se un attacco del genere sarebbe efficace e persino possibile. Tutti i generali sanno perfettamente di non avere il potenziale militare per battere l´Iran in nessun modo, nessuno vuole farlo e sarebbe una questione di coscienza».
Il Los Angeles Times mette in dubbio la veridicità delle informazioni che l´intelligence degli Stati Uniti ha inviato all´Aiea (l´Agenzia internazionale dell´energia atomica) sul programma nucleare militare iraniano. La Cia e altri servizi occidentali hanno fornito una serie di informazioni sensibili dal 2002 ma nessuna di quelle che riguardano siti segreti in Iran ha fornito prove decisive che Teheran stia sviluppando tale arsenale. «Dal 2002 quasi tutte le informazioni che ci sono arrivate si sono rivelate false», ha rivelato al quotidiano Usa un diplomatico di alto rango dell´Aiea. Il Los Angeles Times aggiunge che privatamente anche responsabili americani riconoscono che la maggior parte delle prove sono ambigue e parziali.

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