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La Stampa Rassegna Stampa
23.02.2007 L'Aiea accusa l'Iran: non ferma il programma nucleare
ignorando le richieste dell'Onu

Testata: La Stampa
Data: 23 febbraio 2007
Pagina: 16
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «L’Aiea accusa l'Iran va avanti con il nucleare»
Da La STAMPA del 23 febbraio 2007:

L’Agenzia atomica dell’Onu afferma che Teheran non ha rispettato la richiesta di Palazzo di Vetro di bloccare il programma nucleare e la Francia propone al Consiglio di Sicurezza di varare una seconda risoluzione per inasprire le sanzioni, ponendo l’Italia di fronte alla scelta di come votare.
«L’Iran non ha sospeso le attività connesse all’arricchimento dell’uranio» si legge nel rapporto dell’Agenzia atomica (Aiea) firmato dal direttore Mohammed El Baradei, secondo il quale Teheran anziché fermare le attività nucleari le ha moltiplicate installando due nuove cascate di 164 centrifughe in impianti sotterranei oltre alle altre due già in via di completamento. Questo significa che Teheran non ha rispettato la risoluzione 1737, approvata all’unanimità dal Consiglio di Sicurezza lo scorso 23 dicembre, che stabiliva un massimo di 60 giorni per rispettare le richieste della comunità internazionale. Lo stesso governo iraniano, con il vicecapo dell’Agenzia atomica nazionale Mohammed Saeedi, ha ribadito che «la richiesta dell’Onu è illegale e contraria ai trattati internazionali» lasciando intendere che il programma nucleare non si fermerà e non vi sarà dunque alcuna marcia indietro.
La presentazione del rapporto dell’Aiea ha aperto una nuova fase diplomatica al Palazzo di Vetro. L’ambasciatore francese, Jean Marc de La Sabliere, si è detto sicuro che «il contenuto del rapporto convincerà il Consiglio di Sicurezza della necessità di una seconda risoluzione». Assieme ai diplomatici francesi anche americani, tedeschi e britannici stanno lavorando alla redazione di una bozza di testo destinata ad inasprire le sanzioni già stabilite contro 23 individui e società iraniane collegati al programma nucleare. Indiscrezioni pubblicate dal «Wall Street Journal» suggeriscono che i quattro Paesi occidentali vorrebbero colpire con le nuove sanzioni la struttura delle Guardie rivoluzionarie iraniane, ovvero il corpo paramilitare dei pasdaran che costituisce uno dei pilastri della teocrazia degli ayatollah.
Trattandosi di una milizia di fedelissimi del presidente Mahmud Ahmadinejad - a cui viene attribuita la sorveglianza degli impianti nucleari ed anche il sostegno alle milizie in Iraq - Washington ritiene che eventuali sanzioni avrebbero anche il sostegno dell’opinione pubblica in Iran. Un’altra ipotesi allo studio è di colpire con sanzioni gli scambi commerciali con l’Iran non legati al programma nucleare e dunque con pesanti ripercussioni per i maggiori partner di Teheran: Italia, Giappone, Francia, Germania e Russia.
In qualità di membro non permanente del Consiglio di Sicurezza l’Italia si avvia dunque a prendere parte a consultazioni al Palazzo di Vetro - e fra le capitali - che potrebbero avere significative ripercussioni tanto sui rapporti politici con Washington che su quelli economici con l’Iran. Fino ad ora Roma non ha preso posizione sull’ipotesi di una seconda risoluzione ma il sottosegretario agli Esteri Bobo Craxi al termine di incontri avuti in settimana al Palazzo di Vetro con diplomatici di Cina e Qatar ha previsto che la nuova risoluzione sarà «dolce», auspicando una composizione con Teheran sul modello di quanto avvenuto con la Corea del Nord ovvero la rinuncia al nucleare in cambio di contropartite economiche e politiche.
A conferma che la diplomazia sta accelerando, il Segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, si è detto «profondamente preoccupato» per il mancato rispetto iraniano della risoluzione 1737, la Casa Bianca ha puntato l’indice contro «il comportamento di Teheran» e il consigliere per la sicurezza nazionale Steven Hadley è al Cremlino per consultazioni mentre Mosca e Berlino auspicano «ragionevolezza in chi decide a Teheran». Silenziosa invece la Cina, che ha preferito prendere tempo. All’aumento delle pressioni Teheran ha reagito con manifestazioni di protesta dei sostenitori di Ahmadinejad di fronte alle sedi delle ambasciate Ue, compresa quella italiana.

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