I finanziamenti europei all'Autorità palestinese un'analisi critica
Testata:Analisi difesa Autore: Paolo Rossi Titolo: «I FINANZIAMENTI ALL’AUTORITA’ NAZIONALE PALESTINESE»
Dal sito web ANALISI DIFESA , un articolo sui finanziamenti dell'Unione europea all'Anp
Osserva il vice presidente della Commissione Europea nonché commissario alla Giustizia, Libertà e Sicurezza, Franco Frattini, come anche le fondazioni che si occupano di scopi socio-educativi incitano, di fatto, alla violenza contro Israele, come avviene in certi programmi scolastici. Oppure si continua a promettere sostegno economico ai parenti dei ragazzi-kamikaze. L’Unione Europea è storicamente il più cospicuo finanziatore dell’ANP è possibile che durante tutti i decenni di attività sul terreno essa non si sia accorta del mostro istituzionale che stava nascendo nell’ANP con i soldi dei suoi contribuenti? È possibile che durante la gestione di Arafat gli abbia permesso di accumulare una ricchezza valutabile in miliardi di dollari, mentre lo stesso denunciava il governo di Gerusalemme di affamare la popolazione palestinese e di ghettizzarla? È possibile che nessun funzionario di Bruxelles abbia mosso ciglio, mentre nell’ANP si formavano a spese dell’Unione Europea circa venti corpi di polizia differenti con un organico di oltre sessantamila uomini? Circa 70 milioni di euro nel 2005 sono serviti come sostentamento al finanziamento della spesa pubblica dell’Anp. Il problema è che quei fondi servivano ad alimentare la struttura amministrativa corrotta fondata da Arafat. Ciò che l’Unione Europea dovrebbe evitare ad ogni costo, è che l’esclusione di Hamas dai finanziamenti possa essere usata ad hoc dal governo palestinese come ricerca di appoggio verso la politica iraniana del presidente Ahmadinejad. L’Iran si sta profilando sempre più come main sponsor delle disastrate finanze palestinesi. Il 14 dicembre 2006, c’è stato un cospicuo sequestro dei fondi destinati ad Hamas, che il suo leader Hanyeh aveva raccolto durante un “tour delle capitali” tra Teheran, Doha e Khartoum. Nell’ultimo anno Teheran ha donato 120 milioni di euro all’ANP. Il dato economico pur essendo rilevante esso è comunque più o meno simile a quanto donano all’Anp gli Stati Uniti ogni anno, tuttavia i media islamici preferiscono non pubblicizzarlo. Ma il problema geopolitico più rilevante è un altro. Paesi storicamente allineati, almeno ufficialmente, alle posizioni occidentali quali Arabia Saudita o Qatar si stanno sforzando nell'essere munifici attraverso donazioni dirette ad Hamas per contrastare il crescente peso di Teheran nella regione. Il sostegno ad Hamas significa sostegno, sia esso implicito o esplicito, alla sua volontà di annientare Israele. E questo l’Unione Europea e gli Stati Uniti dovrebbero ricordarlo in maniera ferma ai loro alleati mediorientali. Senza dimenticare infine l’abilità demagogica e populistica dei media islamici che attribuiscono l’aggravamento delle condizioni di vita dei palestinesi agli americani e agli europei. Al contempo essi trattano in modo difforme la questione israelo-palestinese, ignorando invece la nullafacenza della classe politica palestinese nella ricerca di un sentiero condiviso verso la pace e obliando che gli altri stati “Fratelli Musulmani” adoperano la gravissima questione palestinese come strumento di politica interna per celare i loro problemi o come collante nazionale agitando lo spettro dell’antisemitismo. Se queste sono le premesse allora, si può capire il valore reale della missiva inviata da Ismail Hanyeh all’indomani della vittoria elettorale di Hamas all’UE in cui si chiedeva di non interrompere i finanziamenti dell’Unione verso l’ANP, poiché gli stessi sarebbero stati utilizzati solo ed esclusivamente per migliorare la vita del popolo palestinese. Per fortuna l’UE ha compreso che il miglioramento delle condizioni di vita del popolo palestinese non coincide con la distruzione d’Israele tanto cara ad Hanyeh e ha bloccato i fondi diretti, ma salvaguardando attraverso la Temporary International Mechanism (TIM) l’allocazione di risorse comunitarie volte alla promozione d’interventi umanitari. Il TIM potrebbe rivelarsi un meccanismo efficace per l’attività di fund management, poiché i suoi meccanismi di controllo sono congeniati in modo da accertarsi chi i pagamenti rispettino la loro pianificazione originale e si possa in qualsiasi momento monitorare dove sono i fondi e a chi saranno assegnati. Le misure di controllo adottate da Washington per il controllo dei flussi finanziari diretti all’ANP appaiono una buona soluzione tra la necessità di fornire aiuto e la necessità che quei fondi non finiscano nelle mani sbagliate. In conclusione da un punto di vista strategico è essenziale che l’Unione Europea, così come gli Stati Uniti, non abbandonino l’ANP a se stessa. Questo perché la propaganda antioccidentale che ne scaturirebbe farebbe obliare ben presto la marea di denaro che l’ANP ha inghiottito e che durante la tirannia di Arafat non è servita affatto a migliorare le condizioni generali del popolo palestinese, bensì solo ad arricchire i clan a lui vicini. La seconda e ben più nefasta conseguenza sarebbe il rischio di una guerra civile a tutto campo tra palestinesi che in caso di successo di Hamas permetterebbe all’Iran, con una mossa del cavallo, di superare la cintura protettiva che la separa da Israele e di insediarsi nella West Bank e a Gaza a diretto contatto con il suo acerrimo nemico.
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