Il titolo: ""Israele come la Sicilia il racket infiltra il potere" non corrisponde al contenuto dell'articolo sulle dichiarazioni ad Haaretz del magistrato israeliano Vardi Zeiler che infatti, scrive Giampaolo Cadalanu nell'intervista "ha messo le mani avanti, sostenendo che ancora il Paese non è a questo punto, ma che il rischio di assomigliare alla regione italiana esiste".
Ecco il testo dell'articolo:
GERUSALEMME - "Mafia" è una delle parole italiane più conosciute: in tutto il mondo significa corruzione, racket, sopruso. Ma per Vardi Zeiler, ex magistrato e zar anti-corruzione di Israele, il gradino successivo nel degrado dello Stato ebraico è quello in cui «il regime della mafia» vince, in cui cioè «il crimine controlla il potere», in una parola, è «la Sicilia». La battuta è, in sintesi estrema, il risultato di un anno di indagini da parte della commissione guidata da Zeiler, ed è finita ieri come titolo d´apertura del quotidiano Haaretz.
Nell´intervista l´ex magistrato ha messo le mani avanti, sostenendo che ancora il Paese non è a questo punto, ma che il rischio di assomigliare alla regione italiana esiste, «se quello che ho visto in una occasione sussiste anche altrove nella polizia». Nei giorni scorsi la commissione Zeiler aveva reso pubblico un rapporto esplosivo, che metteva in evidenza i legami fra clan malavitosi e alti ufficiali, e che di fatto ha spinto alle dimissioni Moshe Karadi, capo della polizia israeliana. Ma la relazione Zeiler è stata solo l´ultimo ritocco a un ritratto inquietante, che vede lo Stato ebraico e le sue istituzioni sempre più avvolti dai sospetti e dagli scandali.
Mentre la polizia è accusata di abusi e violenze, il sistema fiscale è stato travolto da uno scandalo che ha schizzato di fango anche Ehud Olmert (con Shual Zaken, capo di gabinetto del primo ministro e sorella di uno dei funzionari al centro dello scandalo, costretta agli arresti domiciliari). Il presidente della Repubblica Moshe Katsav, accusato di molestie sessuali e stupro, ha saputo ieri che il 2 maggio prossimo avrà due ore di tempo per convincere la Procura della sua innocenza ed evitare così di rimanere nella Storia d´Israele come primo presidente a subire l´impeachment.
L´allarme l´aveva già lanciato pochi mesi fa Trasparency International: nell´ultimo rapporto globale sulla corruzione, Israele era finita al 34esimo posto assieme a Taiwan, quindi ben lontana dai primi posti, quelli attribuiti ai paesi meno corrotti. In testa alla classifica della trasparenza erano finite Finlandia, Islanda e Nuova Zelanda, con tutte le nazioni dell´Europa occidentale entro i primi trenta, tranne l´Italia, al 45esimo posto dietro Corea del sud e Malaysia.
«Israele ha lasciato il gruppo dei paesi civilizzati, ed è passato nella zona oscura», scriveva nei giorni scorsi uno dei commentatori più autorevoli, Sever Plocker di Yedioth Ahronoth: «Dov´è un´altra democrazia in cui alti ufficiali delle finanze sono arrestati, il ministro della Giustizia sotto processo, si indaga su affari finanziari che coinvolgono premier e ministro delle Finanze, e si aprono fascicoli su funzionari di alto livello? Sono situazioni come questa a far crescere i movimenti populisti, fascisti e bolscevichi», dice Plocker. La corruzione, insomma, «minaccia Israele più degli attacchi di Hezbollah».
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