L'Iran dice no all'Onu mentre Prodi stringe la mano a Larijani
Testata: La Repubblica Data: 22 febbraio 2007 Pagina: 26 Autore: Alberto Mattone Titolo: «Nucleare , l'Iran ignora l'Onu "Le centrali non si toccano"»
Dalla REPUBBLICA del 27 febbraio 2007:
ROMA - «L´Iran continuerà nel suo programma di arricchimento dell´uranio, anche se dovesse rinunciare a qualsiasi altro progetto nei prossimi dieci anni»: il presidente Ahmadinejad non rinuncia a sfidare la comunità internazionale, nemmeno a ultimatum dell´Onu scaduto. Non ci sono spiragli positivi nella partita del nucleare di Teheran, di cui ieri si è discusso anche a palazzo Chigi dove, nel pieno della crisi di governo, Prodi e D´Alema hanno incontrato il capo dei negoziatori di Teheran, Ali Larijani. Ora toccherà al direttore dell´Aiea, Mohammed el-Baradei, inviare entro domani un nuovo rapporto al Consiglio di sicurezza, dove verrà notificata al Palazzo di Vetro l´ennesima inadempienza del regime degli ayatollah. Le sanzioni sono dietro l´angolo. Specie dopo l´infruttuoso colloquio di martedì notte a Vienna tra il direttore generale dell´Agenzia atomica e Larijani, che non ha fatto altro che ripetere che il programma nucleare di Teheran è finalizzato a scopi civili. Di tutt´altro avviso la comunità internazionale, convinta che, negli impianti iraniani, si stia progettando la costruzione di armi atomiche. El Baradei ha avanzato l´ultimo tentativo di mediazione, proponendo la sospensione dell´embargo in cambio dello stop all´arricchimento dell´uranio. Il premio Nobel per la pace si è sentito rispondere l´ennesimo "no". «La chiusura delle centrali è fuori discussione», ha tolto ogni speranza Larijani, che ieri, in un clima surreale per la crisi di governo appena esplosa, ha incontrato Prodi e D´Alema in un vertice più breve del previsto. Premier e ministro degli Esteri italiani hanno ribadito al negoziatore iraniano la volontà di arrivare a una soluzione attraverso il negoziato, ma hanno anche sollecitato un gesto di buona volontà da parte di Teheran. «Sulla questione l´ultima parola spetta al leader supremo Ali Khamenei», ha detto l´ex ministro degli Esteri iraniano Velayati. Ma le sortite del presidente, molto vicino ai religiosi che guidano il Paese, rivelano che gli ayatollah hanno scelto la linea dura. Ahmadinejad conferma la volontà di non fermare il programma nucleare. «Questa tecnologia porterà avanti il Paese di 50 anni», ha detto l´ex sindaco di Teheran in un comizio nella cittadina settentrionale di Siankal. Ma il pugno di ferro divide il Paese. E anche nei ranghi conservatori cresce il dissenso verso il regime. Più di 130 deputati, di cui molti dei partiti di governo, hanno protestato contro la chiusura dell´influente sito Internet moderato Baztab, colpevole di aver criticato in alcuni articoli la politica economica di Ahmadinejad. In una lettera al presidente, hanno chiesto la riapertura del portale, sottolineando che «la censura contraddice gli obiettivi di sviluppo della cultura». Teheran si prepara a giorni difficili. Da Istanbul, dove è impegnato in una visita ufficiale, il ministro degli Esteri iraniano Manuchehr Mottaki, spiega: «Il Paese è pronto a fare fronte a un´azione militare americana». Anche se subito dopo aggiunge che «l´Iran preferisce la cooperazione alla violenza». La risposta da Washington non si fa attendere. «Gli Usa non stanno progettando un blitz contro l´Iran», spiega il presidente della commissione Esteri del Congresso, Tom Lantos. Ma aumentano le pressioni degli Stati Uniti per un inasprimento delle sanzioni, anche sotto la spinta del premier israeliano Olmert. Mentre il segretario di Stato Condoleezza Rice si dice pronta a riprendere, dopo 27 anni, i contatti diplomatici con Teheran. A patto che gli ayatollah accettino di interrompere l´arricchimento dell´uranio.
Illustra questo articolo la foto di Romano Prodi che stringe soddisfatto (non capiamo perché) la mano del "negoziatore" iraniano Larijani, ancora più felice (capiamo bene perché).