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Libero Rassegna Stampa
17.02.2007 Soldati rapiti: un consiglio al governo Prodi: agisca invece di chiacchierare
l'analisi di Angelo Pezzana

Testata: Libero
Data: 17 febbraio 2007
Pagina: 21
Autore: Angelo Pezzana
Titolo: «I soldati israeliani dimenticati nelle amni di Hezbollah»

Su LIBERO di oggi, 17/02/2007, a pag.21, l'analisi di Angelo Pezzana sull'atteggiamento del governo italiano verso il dramma dei soldati israeliani rapiti da Hamas e Hezbollah:

La tragica vicenda dei tre soldati israeliani rapiti più di sette mesi fa dalle milizie terroriste di Hamas e Hetzbollah sarà una buona verifica per capire se le parole della politica, e della fede,  sono utili soltanto per riempire i comunicati delle agenzie stampa, un contenitore di buone intenzioni e niente di più. A Roma i famigliari di Ehud Goldwasser e di Eldad Regev, anche a nome del terzo rapito Gilad Shalit, hanno incontrato i membri della Commissione esteri della Camera, presieduta da Umberto Ranieri, che ha dichiarato che “ deve maturare la consapevolezza per il rilascio dei soldati israeliani, ostaggi dall’estate scorsa di Hetzbollah e Hamas, una delle condizioni per riavviare un dialogo tra palestinesi e israeliani”, parole che ci sembra di aver udito già più di una volta dai nostri responsabili di governo senza che ne sia mai derivato un qualche risultato. Essendo la parola la moneta più facile da spendere, ci chiediamo quale peso possano avere il “ sostegno convinto” del ministro degli esteri Massimo D’Alema, o le parole di conforto del Papa, quando gli atti concreti che dovrebbero seguirne sono del tutto inesistenti. L’ospitatilità data ai famigliari di Ehud,Eldad e Gilad resta un puro atto di cortesia e nulla servirà una mozione, votata anche in parlamento, in favore della loro liberazione. Possiamo immaginare in quale conto Hamas e Hetzbollah terranno  le nostre mozioni parlamentari, un pezzo di carta che andrà ad aggiungersi ad infiniti altri simili negli armadi di Montecitorio. Perchè il nostro governo tace sullo stupefacente silenzio che circonda il mancato intervento della Croce Rossa ? Non è inaudito che le sia stato impedito di esercitare qualsiasi indagine sui soldati rapiti, fosse anche solo verificare se sono ancora vivi e in quali condizioni si trovano ? E’ stata chiamata a renderne conto almeno la Croce Rossa Italiana, che oltre hai tanti diritti di cui gode, dovrebbe avere anche qualche dovere a cui ubbidire ? A noi risulta che se ne sia bellamente lavata le mani, cosa non difficile in mancanza di direttive precise su come comportarsi. Cosa vuol dire poi riconoscere che  “ la risoluzione dell’Onu prevedeva il disarmo della forze degli Hetzbollah e il rilascio dei soldati” quando nessuno di questi obblighi è mai stato rispettato ? Non ci risulta che il nostro ministro degli esteri parlasse di questi argomenti mentre se ne andava in giro per Beirut sottobraccio al suo accompagnatore Hetzbollah. O che Prodi, durante i suoi frequenti  viaggi nella capitale libanese, abbia mai rivolto precise richieste al riguardo ai ministri Hetzbollah, che pure fanno parte del governo Siniora. Tutti sempre zitti e cauti, e adesso pretendono di essere creduti quando, a Roma, al riparo da riflettori internazionali, si danno delle arie di fronte a delle famiglie che da più di sette mesi vivono nell’angoscia, senza sapere se i loro cari sono ancora vivi o se sono stati uccisi. O scomparsi  nel nulla, come è successo più volte ad altri soldati isrealiani, in un paese al quale si chiede di sopportare quello che nessun altro paese al mondo tollererebbe, il rapimento dei propri soldati. Eppure è questo che si chiede a Israele, di avere pazienza, di accontentarsi delle parole. Siamo sicuri che i genitori di Ehud, di Eldad, di Gilad, non sanno che farsene delle chiacchiere, l’unica vera solidarietà possibile è un atto forte da parte del nostro governo. Imponga alla Croce Rossa di andare alla ricerca dei tre soldati, e di non rientrare senza averne prima verificato le condizioni. Vogliamo proprio vedere come Hetzbollah e Hamas potranno giustificare davanti al mondo intero un loro rifiuto.

 

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