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La Repubblica Rassegna Stampa
15.02.2007 Anche in Israele dure critiche ad Ariel Toaff
che ritratta a metà e ritira il libro

Testata: La Repubblica
Data: 15 febbraio 2007
Pagina: 1
Autore: Orazio La Rocca - Alberto Stabile
Titolo: «Ariel Toaff ritira il libro-scandalo - Condanna a Gerusalemme "Quel testo, una tragedia"»
Ariel Toaff annuncia di voler  ritirare dal commercio il libro "Pasque di sangue" e si dice "sbalordito dalla forza sviante" di "presentazioni errate".

Ricordiamo che il contenuto del libro di Toaff è stato reso noto da una recensione di Sergio Luzzato, giudicata fedele da Toaff (vedi l'intervista ad Aldo Cazzullo).

Nel libro si sostiene che gli omicidi rituali dei quali furono accusate le comunità ebraiche nel Medio Evo potrebbero in alcuni casi essere avvenuti.

E' inutile lamentare la "forza sviante" di "interpretazioni errate":  Toaff deve dire chiaramente che è il suo libro ad essere sbagliato.

Da La REPUBBLICA del 15 febbraio 2007, la cronaca di Alberto Stabile sulle reazioni al libro di Ariel Toaff in Israele:


Un colloquio drammatico con il preside dell´università Bar Ilan, Moshe Kaveh. Un comunicato dello stesso ateneo nel quale Ariel Toaff ha insegnato per molti anni, in cui si esprime "collera e grande dispiacere nei confronti del Professor Toaff per la sua mancanza di sensibilità nel pubblicare il suo libro sulle istigazioni di sangue in Italia".
Così l´ambiente accademico israeliano ha manifestato la sua inequivocabile presa di distanze dall´autore di Pasque di sangue. E c´è da credere che gli stessi sentimenti li abbia manifestati il rettore Moshe Kaveh nel lungo colloquio personale avuto con Ariel Toaff al suo rientro in Israele.
L´autore di Pasque di Sangue, si legge ancora nel comunicato dell´università Bar Ilan «avrebbe dovuto dimostrare maggior sensibilità e prudenza nel gestire il libro e la sua pubblicazione in modo da prevenire le recensioni e le interpretazioni distorte e offensive».
La posizione dell´Università è chiara. Ariel Toaff s´è difeso nei giorni scorsi adducendo che il suo libro era stato oggetto di "orribili distorsioni". Sostiene la Bar Ilan: non è che queste interpretazioni "distorte e offensive", non ci siano state, ma sono state innescate dal contenuto stesso del saggio e dal modo in cui è stato gestito.
Al professor Roberto Bonfil, docente di Storia Medievale alla Università Ebraica di Gerusalemme, abbiamo chiesto cosa pensa della decisione di bloccare la distribuzione del libro. «Se è vero, lo giudicherei il primo passo di riparazione soprattutto da parte della casa editrice. Il libro ha già fatto il suo danno».
L´opinione di Roberto Bonfil è netta: «Questo libro è una tragedia. Un libro costruito con mezze verità, un miscuglio di testimonianze e di posizioni non attendibili. Ne è venuta fuori una narrativa in cui il lettore non esperto è indotto a trarre conclusioni molto gravi. Già dal sottotitolo (e si deve ritenere che sia stato approvato dall´autore) viene detto esplicitamente che l´accusa del sangue non era sempre un´invenzione. Di quale sangue si parla?».
«Ma il danno non voglio dire più grave - sostiene Bonfil - è anche al mestiere dello storico. Come storici abbiamo l´impegno di scoprire la verità, quando possiamo. Ora, raccontare la storia in modo tale che la verità e il falso si mescolino e divengano indistinguibili, taglia il ramo su cui ci appoggiamo». Come a presagire la dura nota dell´università Bar Ilan, Roberto Bonfil parla del rapporto specifico tra il mestiere dello storico e l´impegno accademico "la cosa importante è mantenere le credenziali di serietà e di onestà scientifica. Se vengono a mancare, manca l´ossigeno del nostro mestiere.
Grande è stato lo sconcerto negli ambienti, non solo scientifici della comunità italiana in Israele. Molti, come il professore Bonfil, sperano che "il passo compiuto adesso da Ariel Toaff possa servire a calmare le acque. Ma tutta una tiratura è stata venduta.

L'intervista di Orazio La Rocca a Elio Toaff: 

Lo storico Ariel Toaff ha deciso di ritirare "Pasque di sangue", il controverso volume su antiche sette ebraiche che avrebbero mangiato pane azzimo con sangue di bambini cristiani. «Davanti alle false e distorte interpretazioni date al mio libro, ho chiesto alla casa editrice il Mulino la sospensione immediata delle pubblicazioni», ha detto lo studioso, che insegna alla università Bar Ilan di Tel Aviv. La replica del rabbino emerito di Roma Elio Toaff, padre dello storico: «Mio figlio ha sbagliato, ma ha fatto bene a ritirare il volume: simili leggende sono pericolose perché alimentano l´antisemitismo».
«Un gesto opportuno, necessario. Vuol dire che mio figlio Ariel ha capito. Ma significa anche che le critiche che sono state fatte nei confronti del suo libro sono state giuste, al punto che lui ha deciso di chiedere all´editore di sospendere la pubblicazione. È bene che questa storia sia finita così». È leggermente sollevato il rabbino capo emerito di Roma, Elio Toaff, quando apprende, al telefono, che suo figlio Ariel ha ritirato il controverso libro Pasque di sangue (Il Mulino), che rilancia vecchie leggende secondo le quali alcune sette ebraiche avrebbero mangiato, in occasione della Pasqua, pane azzimo con sangue di bambini cristiani. La notizia del ritiro del libro, il rabbino l´apprende mentre risponde alle nostre domande nella sua casa romana, al Ghetto, di fronte alla Sinagoga Maggiore. «Non lo sapevo - confessa - ma è vero? Mi risulta che stava pensando di fermare momentaneamente la seconda edizione per fare degli approfondimenti. Ma che abbia poi pensato di bloccare definitivamente il volume, mi sorprende e in fondo mi fa anche piacere per lui e per la verità storica».
La novità arrivata da Gerusalemme, però, non impedisce al professor Toaff di entrare nel merito delle controverse tesi sollevate dal libro di Ariel. «Mangiare il pane azzimo mischiato al sangue di bambini cristiani uccisi? Aberrante! Un insulto all´intelligenza, alla tradizione, alla storia in generale e al vero senso della religiosità ebraica - commenta con forza il rabbino - e dispiace che a sollevare sciocchezze simili sia stato mio figlio. Ma forse lo ha fatto senza rendersi conto della gravità di certe affermazioni e che queste tematiche, da secoli già condannate dalla storia e dalla tradizione, e non solo di quella ebraica, possono diventare subito argomenti per rilanciare pericolosi sentimenti di antisemitismo e voglie di negazionismo dell´Olocausto. E´ un errore. Ma nella vita tutti possono sbagliare».
Maestro Toaff, come rabbino e come padre cosa si sentirebbe di dire in questo momento a suo figlio Ariel per il suo libro appena ritirato?
«Gli direi che ha fatto bene a prendere questa decisione, mostrandogli anche tutto il mio dolore, il mio dispiacere e la mia delusione. Mai mi sarei aspettato da lui, da sempre attento studioso, un lavoro così discutibile e pericoloso. Sottolineo pericoloso perché con leggende simili il mostro dell´antisemitismo può tornare ancora a spadroneggiare nel mondo, specialmente ora che gli ultimi testimoni dell´Olocausto per ragioni anagrafiche stanno scomparendo. Non è parlando di sciocchezze come queste che si salvaguarda la vera essenza dell´ebraismo».
E qual è la vera essenza della cultura ebraica?
«La vera cultura ebraica non è la blasfemìa del sangue, ma è il perdono, la pace, la voglia di vivere a contatto con le altre culture, con le altre tradizioni, con rispetto reciproco e con desiderio di stare insieme, con condivisione, anche di fronte alle tragedie più grandi. Vuole una prova? Basta leggere le poche righe della grande lapide del 1964 che si trova affissa al Portico d´Ottavia, al Ghetto di Roma, dove si ricorda la deportazione nazifascista dei 2991 ebrei romani del 16 ottobre 1943. In quella lastra di marmo alla fine c´è un rigo che sintetizza in modo magistrale l´essenza vera della cultura socio-religiosa dell´ebraismo: sono le parole con cui i sopravvissuti invocano a Dio "amore, pace, perdono e speranza". Perdono per tutti, anche per i carnefici nazisti».
Maestro Toaff, questa frase di perdono può essere, quindi, la risposta a chi, cavalcando anche polemiche come quelle esplose intorno al libro, alimenta sentimenti di antisemitismo e di conseguenza fa dell´ebreo una persona, tra l´altro, quasi sempre piena di odio e di voglia di vendetta?
«Sì, perché gli stereotipi antiebraici sono ancora duri a morire. Basti pensare alla falsa accusa di avarizia o a quanti insinuano che l´alta finanza sarebbe controllata dalle lobby ebraiche. Stranamente nessuno parla del perdono di Dio invocato dai sopravvissuti della Comunità ebraica di Roma da quasi 30 anni. Tanto che leggere quella lapide al Portico d´Ottavia oggi sembra una novità. Quando invece non è per niente una novità che gli ebrei, malgrado l´Olocausto, la Shoah, le secolari persecuzioni, mentre chiedono fermamente che la giustizia terrena faccia il suo corso, si sono sempre fedelmente abbandonati alla misericordia di Dio al quale invocano il perdono per tutti, anche per i loro aguzzi. Altro che sangue di bimbi cristiani nel pane azzimo!».
Come spiega che un tema come il sangue cristiano usato per il pane azzimo, leggenda ormai abbandonata negli scantinati della storia, sia tornato alla ribalta?
«Non so spiegarlo. Dico solo che si è trattato di un errore sollevare queste tematiche. Come dice lei, si tratta di vecchie leggende che non hanno mai avuto anche il pur minimo supporto storico-scientifico. Mio figlio Ariel ha voluto farne oggetto di un nuovo studio. Altri studiosi approfondiranno la materia. Ma di sicuro e di nuovo non c´è niente».
Seppure nei secoli passati ci fosse stato qualche caso: sarebbe stato ammissibile per la religione ebraica prevedere l´uso del sangue dei bambini per la preparazione del pane azzimo?
«Assolutamente no, per il semplice fatto che è la Torah a smentire questo principio così aberrante, affermando che "qualunque forma di grasso e di sangue non deve essere mai mangiato". Da qui nasce il profondo e radicale rispetto degli ebrei verso il sangue, da sempre visto come dono di Dio e segno della vita. Non è quindi un caso che nella Bibbia sia scritto chiaramente che "nel sangue c´è la vita". Per cui è fuori dalla nostra tradizione e dalla nostra cultura, sia sociale che religiosa, mangiare cibi che siano stati sfiorati dal sangue, sia umano che animale. Perché la vita che il Signore ha creato riguarda tutte le specie viventi, sia uomini che animali».
Questo antico rispetto per il sangue ha quindi contribuito anche alla formazione delle pietanze ebraiche?
«Sì. Tutta la quotidianità ebraica ruota intorno a questo principio. Specialmente nella preparazione dei cibi, per i quali vige una ferrea disciplina codificata nel "Kasheruth", dove specialmente per la preparazione delle carni si raccomanda con chiarezza che prima della cottura occorre sottoporre i capi macellati ad una attentissima purificazione da ogni residua traccia di sangue».
Una pratica di macellazione prevista anche nell´islam. Vero?
«Nell´islam c´è grande attenzione alla preparazione delle carni, che vengono purificate dal sangue con tecniche più o meno simili a quelle ebraiche. E´ una tradizione che in fondo unisce i fedeli delle due religioni. Peccato che con i musulmani non si possa parlare di analoga unione per altri temi. Ma è un segno antico che è bello ricordare ogni tanto».
Con i cristiani l´approccio col sangue non è uguale.
«Non è la stessa cosa. E´ vero che Cristo nell´Ultima Cena spezzò il pane azzimo come tutti gli ebrei. Poi, come è nella tradizione cristiana, versò il vino dicendo "bevete questo è il mio sangue". E, quindi, i cristiani da duemila anni rivivono nell´Eucarestia quel momento, sublimandolo di volta in volta con l´ostia consacrata dove la Chiesa insegna che c´è il sangue di Cristo. Come è evidente, è una tradizione religiosa del tutto diversa dall´ebraismo e che nel corso dei secoli ha prodotto anche usi e costumi differenti».
- Leggende come il pane azzimo intriso di sangue cristiano sono state usate nel corso dei secoli per alimentare l´antisemitismo tra la popolazione?
"Purtroppo è stato così. Anche queste sciocchezze hanno dato luogo a sentimenti antiebraici. Spiace dirlo, ma anche a causa dell´ignoranza, non si è mai voluto far capire con chiarezza che per l´ebreo il pane azzimo se non è puro, cioè senza aggiunte, senza lieviti e – manco a dirlo – senza tracce di sostanze estranee anche lontanamente simili al sangue – non è in linea con la tradizione. Cioè non è il pane con cui si può celebrare la Pasqua Ebraica. Chi pensa il contrario, sbaglia e non conosce la storia degli ebrei».
- Quando iniziarono a circolare leggende sul pane azzimo inquinato dal sangue?
«Durante il primo millennio dopo Cristo non c´è stata traccia. Qualcosa si incominciò a dire dopo l´anno mille, quasi in coincidenza con la prima crociata. Forse per giustificare, da parte di qualcuno, gli eccidi in Terra Santa o per addossare le colpe agli ebrei. Ed infatti fin da allora iniziarono le prime persecuzioni».
- La Chiesa ha quindi le sue responsabilità anche nei confronti di queste leggende?
«E´ la storia che è andata così. Ma mi piace ricordare che ci fu un papa, Sisto IV, che nel 1475 circa, inviò un suo delegato, un inquisitore domenicano, per verificare l´autenticità delle accuse che i cristiani di Trento avevano fatto alla locale comunità ebraica accusata di aver ucciso un bambino di nome Simonino per togliergli il sangue. Quel bambino fu subito venerato come un martire elevato agli onori degli altari come S. Simonino. Ma, alla fine dell´inchiesta quel domenicano disse al Papa che solo gli ignoranti e le persone in malafede potevano credere ad una storia simile. E S. Simonino fu cancellato dai calendari. E´ un episodio che dimostra chiaramente che non sempre le gerarchie ecclesiali cristiane hanno seguito queste leggende. Ma sarebbe grave ed imperdonabile oggi ridare a queste leggende una pur minima di patente storica».

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