Per Sergio Romano Israele è una teocrazia una falsità ripetuta per l'ennesima volta dall'ex ambasciatore
Testata: Corriere della Sera Data: 14 febbraio 2007 Pagina: 49 Autore: un giornalista Titolo: «La radiografia di Israele firmata Giovanni Russo»
Un dibattito per la presentazione della riedizione del reportage di viaggio in Israele dell'inviato del Corriere Giovanni Russo (del 1963) è stato per Sergio Romano l'ennesimo pretesto per un attacco allo Stato degli ebrei, da lui descritto come "malato" e "fondato sull'identità religiosa, non sull'identità civica".
In realtà Israele è espressione di una realtà nazionale, non esclusivamente religiosa. E, soprattutto, riconosce pieni diritti a tutti i suoi cittadini, indipendentemente dall'appartenenza religiosa. I ripetuti tentativi di Sergio Romano di assimilarla a una teocrazia (arrivò addirittura a paragonarla all'Arabia saudita), sono del tutto infondati.
Ecco il testo:
«Israele in bianco e nero» di Giovanni Russo è il reportage di un viaggio «pacifico in un paese felice, una sorta di Svizzera, con appena qualche contraddizione, modello socialdemocratico in terra araba». E' l'istantanea scattata dall'ex inviato del Corriere nel '63, prima della guerra dei sei giorni. Una fotografia che, riletta a distanza di quarant'anni, «non può non indurre una riflessione sulla condizione di salute dello stato di Israele oggi». Così Paolo Mieli, direttore del Corriere della Sera, ha introdotto il dibattito con l'ex ambasciatore ed editorialista Sergio Romano, ieri, alla libreria Rizzoli in Galleria Vittorio Emanuele, presentando la riedizione di quel viaggio (Avagliano ed.), che nella conversazione-prologo con Arrigo Levi e nell'intervista-epilogo con Vittorio Dan Segre, ritrova una straordinaria attualità. La prima, come ha sottolineato Sergio Romano, «caratterizzata da un moderato ottimismo» sul futuro di Israele, la seconda da un «rassegnato pessimismo». Allora, nel '63, «il problema palestinese era un piccolo problema che si intravedeva appena dietro il rapporto di Israele con gli arabi», ha detto Mieli. Oggi «tutte le idee su Israele sono tali che non sono risolvibili», ha aggiunto. E, forse, non sono risolvibili perché «irrisolto è stato il problema iniziale — gli ha fatto eco Sergio Romano —. Israele oggi è uno Stato malato». Anche perché «è uno stato costruito in controtendenza, fondato sull'identità religiosa, non sull'identità civica».
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