Da La REPUBBLICA del 14 febbraio 2007:
GERUSALEMME - Per nove anni non hanno aperto bocca, lasciando che a dar voce alle proteste che scoppiavano di tanto in tanto fossero le donne laiche.
Ora non più: un paio di settimane fa, cinque donne neo-ortodosse, appoggiate dal Centro per il Pluralismo Ebraico (un´organizzazione israeliana affiliata al Movimento dell´Ebraismo Riformato), hanno presentato un ricorso alla Corte Suprema contro le società di trasporti Egged e Dan in cui si richiede l´abolizione delle "linee di autobus ultra-ortodosse", sulle quali vige la separazione fra i passeggeri in base al sesso. I posti davanti, riservati agli uomini, quelli dietro, al pubblico femminile. Una discriminazione lesiva dell´onore delle donne e in generale di tutti coloro che non accettano i codici ultra-ortodossi come regola di vita.
Fra le donne che hanno presentato l´esposto c´è anche Naomi Ragen, una scrittrice religiosa con radici ultra-ortodosse, notissima in Israele, molto attenta alle tematiche femminili presenti anche nel popolo degli haredim, al quale sono diretti quasi tutti i suoi romanzi («Il sacrificio di Tamar», «Il Patto», «La figlia di Jefteh», «Il fantasma di Hannah Mendes», tanto per citare alcuni titoli). La presenza di Naomi Ragen tra le denuncianti è subito diventata un caso. Un giornale, Maariv, l´ha addirittura paragonata a Rosa Parks, l´icona afro- americana del movimento per i diritti civili che, il 1 dicembre 1955, a Montgomery, in Alabama, si rifiutò di cedere il posto a un bianco, dando così inizio ad una battaglia memorabile, conclusasi con una vittoria del movimento guidato da Martin Luther King.
Nella sua testimonianza, Naomi Ragen ha raccontato un fatto analogo a quello successo alla Parks, capitatole poco tempo fa. Salendo su un autobus della linea 40 a Gerusalemme, che collega il centro con un quartiere residenziale di periferia abitato da una popolazione mista di laici e religiosi, si è seduta in una della prime file dell´automezzo, che era vuoto. Quando ha cominciato a riempirsi, le si sono avvicinati alcuni uomini ultra-ortodossi, pretendendo a gran voce che si alzasse e passasse alla parte posteriore dell´autobus. Ma Naomi Ragen, che è cresciuta negli Stati Uniti nel mito della lotta per i diritti civili, ha risposto che non si sarebbe mossa, perché, in quanto osservante, sapeva benissimo che la richiesta non aveva alcun base nella legge religiosa ebraica, per non parlare poi delle leggi dello Stato.
Il suo rifiuto ha scatenato un putiferio e la signora è stata fatto oggetto di insulti e minacce per tutta la durata del viaggio, senza che l´autista trovasse opportuno intervenire. Da qui la decisione d´intraprendere un´azione legale.
Gli "autobus ultra-ortodossi", in cui gli uomini e le donne viaggiano separati, rispondono a quella che viene vissuta come una precisa esigenza dal pubblico ortodosso, e cioè il diritto a non essere esposto alla visione di corpi maschili e femminili poco vestiti. Non si tratta di un´invenzione israeliana: negli Stati Uniti, nelle concentrazioni ebraiche ultra-ortodosse, esistono già da molto tempo; valga per tutti l´esempio di Monsey, una cittadina a maggioranza ebraica a nord di New York, in cui gli autobus sono divisi in due da un paravento: da una parte gli uomini, dall´altra le donne. La differenza è che negli Usa queste linee sono gestite da compagnie private, parallelamente ad altre linee di trasporti pubblici, mentre in Israele la loro gestione è affidate alle due cooperative finanziate dallo Stato, che insieme hanno praticamente il monopolio dei trasporti pubblici. Non solo, ma queste linee sono spesso le uniche rapide e dirette fra città con una grande popolazione religiosa, come Gerusalemme e Bnei Berak, o Gerusalemme e Safed, e il costo del biglietto, sussidiato, è di parecchio inferiore a quello dei biglietti normali.
La licenza per le "linee ultra-ortodosse" fu concessa nove anni fa dall´allora ministro dei trasporti Efraim Sneh (Labor) alla compagnie Egged e Dan, che lamentavano la concorrenza di autobus «pirati» in cui vigeva la separazione. Il permesso era temporaneo e valeva solo per un limitato numero di linee. Con il passare degli anni, il numero delle linee è aumentato, con la silenziosa complicità del ministero dei Trasporti, che ha scelto di ignorare il fenomeno. Ora la decisione è nelle mani della massima magistratura dello Stato ebraico.
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