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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
13.02.2007 Parole come pietre
gli storici stroncano il libro di Ariel Toaff

Testata: Corriere della Sera
Data: 13 febbraio 2007
Pagina: 49
Autore: Alessandra Farkas
Titolo: «Gli storici: «È un'antica impostura riesumata Quei documenti erano noti e non attendibili»»

Gli specialisti di storia ebraica sono unanimi: il libro di Ariel Toaff sugli omicidi rituali ebraici resuscita una calunnia antisemita senza nessuna prova.
E' un pessimo lavoro di storia.
Dal CORRIERE della SERA, un articolo di Alessandra Farkas:


NEW YORK — «È un libro che ricicla vecchi e stranoti documenti per riesumare una tesi anch'essa vetusta, peraltro già confutata da autorevoli accademici». Interpellati dal « Corriere», i massimi studiosi mondiali di storia ebraica, — cristiani ed ebrei, liberal e conservatori — concordano nel deplorare il saggio Pasque di sangue (Il Mulino) come «errato» e «pericoloso».
Il libro di Ariel Toaff, che affronta uno dei più antichi e infamanti pregiudizi antisemiti — ovvero l'accusa agli ebrei di aver usato nel Medioevo sangue cristiano per impastare il pane azzimo per la festa di Pesach —, indigna oltremisura il professor Ronnie Po-Chia Hsia, stimato studioso di origine cinese, considerato uno dei massimi esperti mondiali di ebraismo medioevale.
Nel suo saggio del 1992 Trento 1475, Po-Chia Hsia esplora proprio uno dei capitoli più controversi del libro di Toaff: il processo di Trento del 1475, per omicidio rituale, che ebbe come conseguenza l'uccisione di molti esponenti della comunità ebraica locale, nonché la sua espulsione da tutto il Trentino, con l'accusa di aver ucciso Simonino, bimbo cristiano, per usarne il sangue.
«Le confessioni rese dagli ebrei al processo furono estorte con ripetute ed inenarrabili torture», spiega Hsia, docente di storia ebraica alla Penn State University: «Ciò invalida del tutto i documenti del processo, che non possono essere considerati come fonti storiche affidabili».
«Toaff vuole dare scandalo per farsi pubblicità», incalza Hsia: «Un'operazione, la sua, irresponsabile ed esposta a strumentalizzazioni. Non dimentichiamo che proprio questa falsa accusa, nel Medioevo, portò all'arresto, alla tortura e all'omicidio di un gran numero di ebrei. Giudicati meritevoli di sterminio perché dediti all'infanticidio rituale e al consumo del sangue cristiano».
Molto duro anche il giudizio di Robert Bonfil, docente di Storia ebraica alla Hebrew University di Gerusalemme: «La tesi di Toaff è un'offesa al buon senso, costruita con retorica insinuante, irresponsabile, metodologicamente priva di qualsiasi fondamento. Un'offesa alla memoria delle vittime della tortura». Il danno recato dal libro, secondo Bonfil, è enorme: «Fornisce munizioni agli antisemiti di ogni genere, inclusi i negazionisti della Shoah. Nullifica la serietà della ricerca storica e la legittimazione del nostro lavoro mediante un arbitrario offuscamento del confine tra vero e falso, tra lecito ed illecito. La storia come mestiere serio viene in questo libro colpita in maniera tragica».
Yosef Yerushalmi, docente di Storia ebraica alla Columbia University, si dice «allibito» che «il figlio del gran rabbino Elio Toaff possa aver scritto simili castronerie». Ma preferisce non esprimersi in proposito: «Primo, perché non commento mai un testo che non ho letto. Secondo, perché tutta questa pubblicità ha un esito autodistruttivo. La cosa migliore è ignorare le tesi di Toaff, impedendo che si diffondano a macchia d'olio».
L'unico a difendere, ma solo nel metodo, Toaff, è Simon Levis Sullam, ricercatore al dipartimento di Studi italiani di Berkeley e storico della Shoah: «Non condivido l'atteggiamento di censura preventiva da parte di rappresentanti della comunità ebraica italiana nei confronti di uno studioso serio e preparato come Toaff. Sembra che l'antisemitismo sia divenuto un'articolo di fede della comunità ebraica, nel senso che non è consentita alcuna critica, nemmeno scientifica, sul tema».
Ma nella sostanza Sullam dissente da Toaff: «Lo storico Furio Jesi ha dimostrato come la genesi della cosiddetta "accusa del sangue" sia nell'immaginario e nella liturgia delle chiese cristiane, che mettevano il sangue al centro dei loro riti e simboli, ad esempio nella liturgia della messa, a differenza delle comunità ebraiche, per cui il sangue era al contrario un tabù religioso».
Secondo Levis Sullam l'accusa del sangue si fondava sulla «proiezione da parte cristiana di propri miti, simboli e riti. E s'intrecciava con l'immaginario di sangue sotteso a un'altra famigerata accusa, centrale nella polemica antiebraica e nella tradizione antigiudaica: quella del deicidio, col suo corredo d'immagini sacrificali e sanguinarie».
La tesi è condivisa da Kenneth Stow, professore di Storia ebraica all'Università di Haifa e direttore della rivista «Jewish History», che ha appena pubblicato un libro intitolato Jewish Dogs, «Cani ebrei», dove sostiene che «l'accusa del sangue affonda le radici nella convinzione cristiana che gli ebrei profanino il corpo di Cristo. Toaff dovrebbe sapere, inoltre, che non esisteva alcuna setta ultraortodossa nel XV secolo. C'erano individui estremamente religiosi, ma il concetto di setta è moderno ed emerge nel XX secolo. In un momento in cui l'accusa del sangue riaffiora nel mondo islamico e tra gli estremisti cattolici — conclude Stow —, Toaff spiana la strada anche ai negazionisti della Shoah e a chi dice che Hitler aveva ragione».
Che cosa può averlo spinto a rivisitare in questa chiave la storia? «Solo uno psichiatra può rispondere a questa domanda», replica Bonfil. «Credo sia stata la ruggine personale tra lui e la Bar Ilan University — azzarda Stow —. All'interno dell'ateneo qualcuno pensa che, con quel libro, Toaff volesse attaccare proprio Bar Ilan». Ma ha finito per ottenere l'effetto contrario. «È una mossa autodistruttiva non solo per lui— spiega Stow — ma anche per il Mulino, la cui immagine ne esce seriamente danneggiata».

Il CORRIERE pubblica anche un articolo sulle ultime, dichiarazioni di Ariel Toaff.
Riscriverà il libro per chiarire alcuni passaggi, annuncia. Non crede che le comunità ebraiche  
possano aver commesso omicidi rituali?", dichiara. Aveva dichiarato il contrario?Si è trattato di "provocazione accademica ironica, una premessa per infrangere il tabù delle ricerche attorno all'atmosfera anticristiana in alcune comunità ashkenazite europee, nel Medioevo" "Provocazione accademica ironica"?
E questo sarebbe uno storico?


GERUSALEMME — «Non rinuncerò mai alla dedizione verso la verità e la libertà accademica, anche se il mondo mi crocifigge». Ariel Toaff ha preparato il ritorno a Tel Aviv, e all'Università Bar Ilan, con una serie di interviste. Al quotidiano liberal Haaretz dice di essere stato paragonato a Yigal Amir (l'assassino del premier Yitzhak Rabin) e ripete di «non aver paura di raccontare la verità». È dispiaciuto per «non aver spiegato alcuni punti più chiaramente»: «Ma dopo trentacinque anni di ricerche, non sono diventato uno stupido antisemita. Non ho pubblicato un libro per guadagnare soldi».
Il libro è Pasque di sangue
(edito dal Mulino) e il professore di Storia del Medioevo e del Rinascimento dovrà spiegare le polemiche che ha provocato anche a Moshe Kaveh, presidente dell'ateneo dove insegna.
L'università vuole ascoltare Toaff per avere spiegazioni sulla tesi del saggio: l'accusa contro gli ebrei di avere praticato, tra il 1100 e il 1500, l'omicidio di bambini cristiani a scopo rituale potrebbe non essere stata del tutto falsa. Pasque di sangue è stato condannato dall'Assemblea dei rabbini d'Italia («è assolutamente improprio usare delle dichiarazioni estorte sotto tortura secoli fa per costruire tesi storiche tanto originali quanto aberranti») e al giudizio si è associato Elio Toaff, padre del professore e rabbino emerito di Roma. Al giornale Maariv,
il docente racconta le settimane passate in Italia, che «negli ultimi giorni si sono trasformate in un incubo». Menachem Gantz, corrispondente del quotidiano da Roma, incontra Toaff mentre è seduto davanti allo schermo del computer portatile. Legge le centinaia di email arrivate, dopo la recensione di Sergio Luzzatto, pubblicata dal Corriere della Sera il 6 febbraio.
«Ho ricevuto minacce come questa: "Se nei secoli è stato versato tanto sangue ebreo, ora ne verrà versato ancora, il tuo". E tutti i messaggi cominciano: "Non ho ancora letto il suo libro, ma...". È più semplice scrivere a me che sono una disgrazia per l'ebraismo piuttosto che affrontare un saggio di 400 pagine», intimidazioni confermate ieri sera in tv, a Matrix,
la trasmissione di Enrico Mentana.
Toaff spiega a Maariv di aver fermato la seconda edizione del libro («voglio chiarire alcuni passaggi) e racconta di sperare che in Israele venga capito il «dibattito accademico»: «Preferisco essere attaccato in Israele, piuttosto che in Italia. Almeno in Israele posso spiegarmi». E, ha aggiunto ieri sera Toaff a Matrix, anche «nella mia università si dice che il libro fomenta l'odio antisemita, ma fare storia ebraica solo sui temi permessi non è fare storia».
Anche al Jerusalem Post dice di poter essere meglio compreso a Tel Aviv. «Ho condotto queste ricerche per sei anni con i miei studenti senza alcun problema. Forse il libro avrebbe dovuto essere indirizzato a un pubblico israeliano, dove c'è meno rischio di incomprensioni e di uso improprio delle mie scoperte». Toaff sostiene che a scatenare «la polemica è stata la controversa recensione di Sergio Luzzatto, sollecitata dal Mulino».
Così il quotidiano gli chiede: «Crede che le comunità ebraiche possano aver commesso omicidi rituali?». Il professore risponde con un «no», definito «risoluto» dalla giornalista. Il Jerusalem Post gli ricorda un commento che avrebbe rilasciato nel primo giorno passato a Roma («alcuni omicidi rituali potrebbero esserci stati») e Toaff replica: «La mia dichiarazione è stata una provocazione accademica ironica, una premessa per infrangere il tabù delle ricerche attorno all'atmosfera anticristiana in alcune comunità ashkenazite europee, nel Medioevo».

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