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Il Foglio Rassegna Stampa
13.02.2007 Putin visita Arabia Saudita, Qatar e Giordania
analisi della strategia russa in Medio Oriente

Testata: Il Foglio
Data: 13 febbraio 2007
Pagina: 1
Autore: la redazione
Titolo: «La Guerra fredda nel deserto»
Dal FOGLIO del 13 febbraio 2007:

Roma. Per rilanciare il ruolo internazionale del Cremlino, Vladimir Putin è sbarcato in medio oriente per un tour regionale in Arabia Saudita, Qatar e Giordania. Dopo aver tuonato contro Washington, la Nato e lo scudo missilistico americano, il presidente russo sta sfoderando charme e proposte economiche a Riad e Amman, che fanno parte del cosiddetto Quartetto arabo (che include anche Egitto ed Emirati arabi) impegnato in queste settimane a spegnere l’incendio tra le fazioni palestinesi. La Russia – che appartiene al Quartetto originale, composto da Stati Uniti, Europa e Onu, incaricato di monitorare l’attuazione della road map – ha finora dimostrato maggior consuetudine con il terzo e ben più temibile Quartetto composto da Iran, Siria, Hezbollah e Hamas. Nonostante sia formalmente impegnata a contenere le ambizioni nucleari di Teheran, Mosca ha remato contro le risoluzioni del Consiglio di sicurezza sull’Iran. Quanto a Hamas, Putin ha ricevuto una sua delegazione un anno fa proprio mentre Stati Uniti e Unione europea ribadivano la distanza dal gruppo palestinese. Spinta dall’imperativo energetico e dall’esigenza di bilanciare l’influenza statunitense in medio oriente – ma anche nel Caucaso e in Asia centrale – la Russia cerca di ritagliarsi uno spazio di manovra, sottolineando la sua autonomia dalla politica americana. Mosca esalta il proprio “multilateralismo” e si offre come alleata alternativa a Washington, e nel 2005 è stata premiata, ottenendo lo status di osservatore presso l’Organizzazione della conferenza islamica. Nonostante una lunga lista di contrarietà che vanno dallo scudo missilistico, che gli Stati Uniti si apprestano a installare in Europa, alla paura che, rovesciato il regime iraniano, l’assetto strategico nella regione emerga stravolto tutto a sfavore della Russia, Putin è abbastanza accorto da non voler pregiudicare in modo irreversibile i rapporti con la Casa Bianca. Mentre il presidente lanciava la sua invettiva alla conferenza di Monaco, il suo ministro della Difesa, Sergei Ivanov, porgeva un ramoscello d’ulivo, offrendo assistenza russa alla missione della Nato in Afghanistan nella ricostruzione e nell’intelligence. All’ambasciata russa a Riad la visita di Putin è stata definita “storica”, e non si tratta di un’esagerazione diplomatica. La missione del presidente russo corona un lungo cammino di avvicinamento iniziato nei primi anni Novanta e culminato con la visita dell’allora principe ereditario Abdullah a Mosca. Arabia Saudita e Russia hanno intrattenuto relazioni fino al 1938, quando Stalin chiuse la sua rappresentanza diplomatica nel regno. Negli anni Ottanta ci furono tentativi di riavvicinamento naufragati sia a causa di quella che i sauditi chiamarono “la natura belligerante” dell’Unione Sovietica nei confronti dei musulmani sia in conseguenza del crollo del prezzo del petrolio tra il 1985 e l’86, una caduta rovinosa da 30 a 10 dollari il barile che ferì l’economia sovietica e persuase Mosca che ci fosse un accordo tra Washington e Riad. Opportunità di cooperazione sul nucleare In una stagione in cui le relazioni russoamericane sono tutt’altro che idilliache e l’esigenza di arginare il potere iraniano non può che spingere l’Arabia Saudita a calmierare il prezzo del petrolio, per la Russia il consolidamento di un canale con Riad è di grande peso strategico, tanto che ieri Putin ha detto di voler indagare “opportunità di cooperazione anche nell’ambito dell’energia nucleare”. Nel 2004 l’Arabia Saudita ha concesso alla compagnia russa Lukoil i diritti per l’esplorazione di uno dei maggiori giacimenti di gas al mondo, localizzato vicino a Ghawar e noto come “Zona A”. Secondo i giornali sauditi, più di 130 uomini d’affari sauditi e 60 russi sono stati invitati a un incontro con Putin destinato a gettare le basi per una serie di accordi nell’industria e nei servizi. Il Cremlino spera anche di portare a casa un’intesa sulla vendita di tank. I colloqui tra Putin e re Abdullah sono di particolare interesse anche per Teheran – cui ieri i ministri dell’Ue hanno confermato le sanzioni a partire dal 21 febbraio – che ha intavolato con l’Arabia Saudita una trattativa su Libano e Iraq, e conta nella mediazione dell’alleato russo per ammorbidire Riad. Secondo il quotidiano al Hayat, sono del tutto speculari le aspettative dei paesi sunniti. La tappa in Qatar, terzo produttore di gas dopo la Russia e l’Iran, marca la riappacificazione dopo il gelo seguito all’arresto di due cittadini russi. Ad Amman Putin incontrerà anche il rais palestinese Abu Mazen: sarà l’ennesima occasione per dare risalto alla sua veste di interlocutore regionale.

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