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La Stampa Rassegna Stampa
11.02.2007 Il Blitz contro l'Iran è già pronto
La fonte, il Guardian, è poco attendibile, ma la notizia c'è

Testata: La Stampa
Data: 11 febbraio 2007
Pagina: 19
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Iran, il Guardian rivela "il blitz è già pronto"»

La fonte, il quotidiano inglese GUARDIAN, non è delle più attendibili, ma la notizia c'è. La riferisce da New York Maurizio Molinari, sulla STAMPA a pag 19, titolo" Il Blitz è già pronto".

Potrebbe scattare in primavera il blitz militare americano contro i siti nucleari iraniani: ad affermarlo è il quotidiano britannico Guardian citando fonti di intelligence secondo cui il Pentagono avrebbe terminato la compilazione della lista degli obiettivi e sarebbe impegnato a posizionare in Medio Oriente quanto serve per l’attacco. In questi preparativi rientrerebbero l’invio di una seconda portaerei nel Golfo, l’arrivo negli Stati confinanti con l’Iran di batterie di missili Patriot, lo studio di piani per l’attacco dei bunker sotterranei con mini-ordigni nucleari ed anche la decisione della Casa Bianca di aumentare le scorte strategiche di petrolio nel timore di una crisi energetica.
Le fonti di intelligence citate dal Guardian disegnano tre possibili scenari: un blitz aeronavale americano in primavera o nella seconda metà del 2008 oppure un attacco israeliano con bombe anti-bunker fornite da Washington a Gerusalemme.
George W. Bush non avrebbe ancora preso la decisione di lanciare l’attacco e si troverebbe fra opposte pressioni: da un lato il vicepresidente Dick Cheney, favorevole e sostenuto da alcuni politologi neoconservatori, e dall’altro il Segretario di Stato Condoleezza Rice ed il capo del Pentagono Robert Gates, contrari a soluzioni militari perché sostenitori di un contenimento energico dell’Iran sul modello della guerra fredda con l’Urss. La ricostruzione delle fonti di intelligence sembra riproporre un braccio di ferro interno all’amministrazione simile a quello nel 2002 sull’Iraq - quando Cheney era a favore e l’allora Segretario di Stato Colin Powell si opponeva - con la differenza che in questo caso molto dipenderebbe dalle intenzioni di Gates che, pur dicendosi contrario, avrebbe dato luce verde all’inizio della pianificazione.
Proprio dal Pentagono sono uscite le indiscrezioni pubblicate dal New York Times sul rapporto di intelligence che attribuisce all’Iran la manifattura della più pericolosa arma adoperata dalle milizie sciite in Iraq: un ordigno esplosivo fatto a forma di cilindro e dotato di una parete metallica che la detonazione trasforma in un proiettile capace di perforare la blindatura dei mezzi americani. I miliziani sciiti di Moqtada al Sadr posizionano i cilindri nei posti prescelti per gli agguati, facendoli detonare assieme quando un sensore a infrarossi segnala il passaggio di un mezzo militare. Si tratta di un congegno bellico sofisticato, attribuito dall’intelligence Usa ai pasdaran iraniani che ne avrebbero portati a centinaia in Iraq, addestrando i miliziani ad adoperarli in maniera talmente efficiente da essere divenuti la causa della morte del maggior numero di militari.
Se queste informazioni sembrano confermare quanto detto da Gates sulle prove della complicità iraniana, a conferma delle tensioni presenti nell’amministrazione il Washington Post ha pubblicato un rapporto di intelligence che invita la Casa Bianca alla prudenza con gli ayatollah, ricordando che nelle ultime settimane avrebbero fermato due importanti leader di Al Qaeda, confermando la scelta di ostacolare l’organizzazione di Osama bin Laden. Secondo il Washington Post, nella comunità dell’intelligence Usa vi sarebbe chi sostiene che un attacco all’Iran potrebbe innescare un rovesciamento di posizioni a Teheran, portando ad un’alleanza con Al Qaeda capace di lanciare attacchi in tutto il mondo.

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