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Il Mattino Rassegna Stampa
10.02.2007 La realtà come la vede Michele Giorgio
con le solite lenti deformanti

Testata: Il Mattino
Data: 10 febbraio 2007
Pagina: 9
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «Spianate delle moschee, giorno di battaglia»

Anche oggi 10/02/2007, IL MATTINO disinforma a pag.9  il lettore con l’ennesima, impudente pagina di propaganda anti-israeliana. Il contesto è sempre quello dei lavori per la costruzione di una passerella d’accesso al Monte del Tempio – Spianata delle Moschee. La redazione e Michele Giorgio, autore del pezzo, si guardano bene dal riferire che il luogo è sacro anche per gli ebrei, mentre ripetono a cantilena e con zelo sospetto che è un luogo santo per l’islam e ha un unico e indiscutibile nome: Spianata delle Moschee. Nel sottotitolo si parla di decine (in realtà meno di due decine ma il quotidiano, come da sua abitudine, ingigantisce la portata) di “feriti palestinesi”. E soli quest’ultimi interessano. In realtà ad essere feriti sono stati anche una quindicina di agenti della polizia israeliana, a dimostrazione che quelle palestinesi non erano proteste pacifiche bensì violente. Ma questo particolare manca completamente nei titoli, inducendo il lettore a pensare che gli agenti abbiamo represso con la violenza una manifestazione ghandiana. Michele Giorgio non è da meno, nell’articolo arriva a ripetere, senza ritegno, l’incredibile propaganda palestinese sulla “reale” portata dei lavori: volti a minare a la Moschea Al-Aqsa e a consentire l’accesso alla Spianata ( mai Monte del Tempio, che non esiste, in quanto gli ebrei, al contrario dei musulmani, non hanno diritti religiosi) all’estrema destra israeliana e alla polizia.

 

Ma la propaganda non finisce qui, perché anche spostandosi su un altro fronte, quello dei colloqui tenutisi alla Mecca per la formazione di un governo di unità nazionale palestinese, la musica non cambia. E si resta basiti tante sono le menzogne raccontate per descrivere una situazione, ovviamente a vantaggio dei palestinesi, che non esiste. Addirittura nell’occhiello si arriva a leggere che Hamas accetterà gli accordi di Oslo! E subito dopo, per avvalorare la menzogna, si riportano le reazioni dei membri del Quartetto:  entusiasta la Russia, ottimista l’UE, attendisti gli USA. Ma la verità è che, al fronte di una Russia che già con la sola Hamas al governo aveva fatto richiesta di riprendere i finanziamenti, gli altri membri del Quartetto hanno richiesto il pieno riconoscimento di Israele per uscire dalla situazione attuale. Ma Hamas ha già ribadito che il rifiuto  di riconoscere Israele è netto. Ma la redazione è su un altro pianeta.

 

 

Hamas: riconosceremo gli accordi di Oslo Mosca: ora stop all’embargo Ue ottimista, Usa in attesa

 

Spianata delle Moschee, giorno di battaglia

 

I lavori avviati da Israele nei pressi del luogo santo dell’Islam scatenano le proteste: decine di palestinesi feriti

 

MICHELE GIORGIO Gerusalemme. Nemmeno le buone notizie giunte dalla Mecca, dove giovedì sera è stato raggiunto un accordo per la formazione di un governo palestinese di unità nazionale, sono riuscite ad allentare la tensione che da giorni cresce intorno e dentro la Città Vecchia di Gerusalemme. Ieri violenti scontri sono divampati tra fedeli musulmani e polizia per i lavori di scavo avviati dalle autorità israeliane a pochi metri dal muro di cinta della Spianata di Al-Aqsa, terzo luogo sacro islamico dopo Mecca e Medina. Almeno 35 palestinesi e un numero imprecisato di poliziotti sono rimasti feriti e i prossimi giorni si annunciano ugualmente carichi di tensione e rabbia. Incidenti sono avvenuti ieri anche al Cairo e migliaia di persone sono scese in strada anche in Giordania e altri paesi arabi. Gli scontri sono scoppiati sulla Spianata delle Moschee dopo la preghiera islamica di mezzogiorno, malgrado l’imponente spiegamento di circa tremila agenti e la decisione della polizia israeliana di limitare l'accesso al luogo santo soltanto ai fedeli con più di 45 anni di età. Ciò nonostante, dozzine di giovani hanno cominciato ad urlare slogan e a lanciare sassi al termine delle preghiere. Almeno duecento agenti hanno affrontato i manifestanti, mentre la folla di fedeli - circa 10mila persone - si affrettava ad abbandonare l'area. Al diffondersi delle prime notizie su ciò che stava succedendo nella Spianata, tumulti sono scoppiati anche in altre zone del settore arabo di Gerusalemme, dove gruppi di giovani palestinesi hanno lanciato sassi contro la polizia che ha risposto con durezza. Israele afferma che i lavori - che si svolgono all'esterno del muro di cinta di Al-Aqsa - sarebbero necessari per costruire una rampa di accesso alla Spianata in sostituzione dell'attuale ponte di legno, divenuto instabile in seguito al maltempo e a scosse di terremoto nel 2004. Ma i palestinesi sostengono che i lavori rischiano di minare la stabilità delle moschee e che il nuovo ponte servirebbe in realtà a favorire l'intervento della polizia e l'ingresso nel sito islamico di folti gruppi di estremisti di destra. Intanto tra un paio di settimane dovrebbe vedere la luce il governo di unità nazionale, con Al Fatah e Hamas insieme, sulla base dell'accordo siglato due giorni fa alla Mecca. C'è entusiasmo tra i palestinesi, che nelle settimane passate avevano assistito con sgomento agli scontri sanguinosi tra militanti armati delle fazioni opposte. Israele ribadisce che si potrà parlare di «svolta» solo dopo il pieno riconoscimento dello Stato ebraico da parte del nuovo esecutivo palestinese. Nell'accordo infatti non si fa alcun accenno a Israele e al suo riconoscimento, sino ad oggi rifiutato dal movimento islamico Hamas. Tuttavia ieri sera Mushir al-Masri, portavoce di Hamas, ha detto a RaiNews24 che, in base alle intese raggiunte, il suo movimento rispetterà gli accordi sottoscritti dall'Olp, compresi quelli di Oslo del 1993 firmati con lo Stato di Israele. «Hamas deve prendere atto della situazione di fatto nazionale ed internazionale - ha detto al-Masri - ma anche la comunità internazionale deve essere disposta a rispettare questa nuova realtà palestinese» Agli accordi firmati alla Mecca, non mancano reazioni internazionali. Se da una parte paesi arabi e Russia chiedono la fine dell'embargo contro l'Anp, gli Usa vogliono vederci più chiaro e la Ue si attesta su posizioni di prudente ottimismo. Il segretario generale Ban Ki Moon ha elogiato re Abdullah augurandosi «un futuro migliore per i palestinesi». Per l'Unione europea, l'intesa è da valutare positivamente ma con prudenza.

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