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Deborah Fait
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Una carriera finita male 10/02/2007
Non ho ancora letto il libro di Ariel Toaff "Pasque di sangue", titolo thriller, ho letto pero' tutti gli articoli che ne parlano e tutte le interviste degli  storici piu' accreditati a dare il loro giudizio. Nessuno concorda con l'autore.
Ho sentito la disperazione degli ebrei italiani, ho sentito la loro paura e la loro rabbia che proprio uno di loro sia andato a rimestare nel fango del passato, un passato che e' costato il la vita di centinaia di migliaia di ebrei nei secoli.
L'accusa dei sacrifici rituali perseguita gli ebrei dal tempo della Santa Inquisizione e questa accusa viene ripetuta ancora oggi dagli antisemiti e dalla propaganda islamica. Sui media dei paesi arabo/musulmani non passa giorno che non venga pubblicata una vignetta che raffigura l'ebreo con la bocca grondante sangue e il cadaverino di un bambino , arabo in questo caso, tra le mani. E' un classico.
Quando ho letto la notizia mi sono fatta prendere dalla rabbia, una rabbia cieca, una tale disperazione che  pensavo freneticamente "non e' vero, non e' vero, adesso mi sveglio e mi rendero' conto di non aver letto niente di tutto questo", mi girava la testa, non sapevo che fare, immaginavo per  noi ebrei altre centinaia d'anni di accuse, di demonizzazioni, vedevo  il pregiudizio sempre pronto a trasformarsi in odio.
Mi sembrava di essere Cassandra.
Vedevo decenni di  fatiche fatte, peregrinando di scuola in scuola, di assemblea in assemblea, di universita' in universita',  per far capire, per spiegare, per presentare documenti comprovanti l'innocenza degli ebrei dall'accusa infamante del sacrificio rituale, gettati al vento e perduti a causa della voglia di scoop di uno di noi.
Tanto lavoro, tanta passione, tanta fatica e anche tanto pericolo di aggressioni, gettati via, tutto inutile. Abbiamo lavorato per niente. 
Per niente, per dover ricominciare tutto da capo.
Grazie a Ariel Toaff.
Ricordo quanto si e' prodigato a Bolzano e a Trento Federico Steinhaus, Presidente della Comunita' Ebraica della Regione per combattere il pregiudizio dei trentini.
Ricordo quanto ci siamo dati da fare perche' la municipalita' di Trento togliesse il Santo davanti al Simonino nella piazzetta omonima.
Ricordo quando siamo andati, emozionatissimi,  davanti all'ex sinagoga di Trento a portare  una targa che ricorda il sacrificio degli ebrei accusati ingiustamente e impiccati dopo essere stati torturati .
Erano con noi il Vescovo e il Sindaco della citta' e per noi quel risultato era grandioso perche' avevamo riscattato l'onore dei nostri morti.
Avevamo  un groppo in gola.
Tutto inutile. Tutto per niente.
Grazie a Ariel Toaff.
   
Ricordo lo sforzo per far comprendere alla gente che per gli ebrei il sangue e' impuro, che la Bibbia lo definisce "abominevole" e vedo ancora davanti agli occhi l'espressione spesso ironicamente incredula sui volti degli  irriducibili dell'odio.
La domanda che esce spontanea e' PERCHE'?
Perche' un ebreo, un rabbino, il figlio del grande Elio Toaff e' arrivato a scrivere una cosa del genere?
Lui dice di averci messo sette anni per scriverlo e in sette anni non gli e' mai balenato il pensiero che stava riportandoci indietro di cinque secoli?
Non gli e' mai venuto in mente che questo libro avrebbe scatenato l'antisemitismo che in Europa e' ancora cosi' vivo?
Lui  si lamenta di essere accusato senza che nessuno abbia letto il libro.
Non serve leggerlo, bastano  il titolo e il sottotitolo per far entrare nella testa della gente il tarlo del "ahhh ma allora era tutto  vero!".
Ecco, il gioco e' fatto. Basta sempre cosi' poco per accusare gli ebrei.
Adesso Ariel Toaff fa la vittima, dice di essere messo alla gogna inutilmente, accusa coloro che lo accusano ma chi lo accusa non sono solo i rabbini, non e' solo suo Padre che si rifiuta di vederlo, chi lo accusa sono proprio gli storici cristiani.
Lo smentisce la Chiesa per bocca di un suo storico Padre Iginio Rogger:
«Per noi, e per la scienza storica, il caso Simonino era chiarito. Chi vuole rimetterlo in discussione, deve poter documentare un'indagine storica dello stesso livello, altrettanto rigorosa, prima di impugnare ciò che generazioni di studiosi hanno appurato».
Lo smentisce lo storico del Medio Evo Diego Quaglioni, professore di storia del diritto medievale e moderno alla facoltà di giurisprudenza dell’università di Trento e autore, con Anna Esposito, della pubblicazione in veste critica con introduzione giuridica e istituzionale del testo dei verbali processuali del processo agli ebrei per la morte di Simone da Trento.
Il professor Quaglioni si dichiara "stupito" e aggiunge:
" E’ una tesi aberrante dal punto di vista non ideologico o confessionale, ma storico. Io quei verbali li ho curati e so bene di che cosa parlo: sono testi cui non si puo credere in modo ingenuo altrimenti si torna indietro a una lettura prescientifica, acritica, astorica: quella dei gesuiti a fine 800 e dei francescani antigiudaici del ‘700......A Trento nel 1475, subito dopo i fatti e la condanna il papa mandò un inquisitore domenicano a verificare se il processo si fosse svolto regolarmente. Questi si convinse che i verbali erano costruiti. Tornò a Roma convinto dell’innocenza degli ebrei e che ci fosse lo zampino del vescvo e suoi uomini. A Roma si aprì un procedimento davanti a una commissione speciale che giudicò che le forme erano state rispettate. Non possediamo più gli originali dei processi, abbiamo copie fornite a Roma dal vescovo di Trento che organizzò il processo. L’inquisitore apostolico scrisse una difesa degli ebrei, che io ho pubblicato 20 anni fa e si può leggere in biblioteca."
e ancora scrive Diego Quaglioni:"Come si fa a rilanciare quell’accusa infamante ammantandola di storicità? E’ per me inaudito, non perché sia incline a tesi innocentiste, ma perché sono uno storico del diritto, che usa normalmente gli strumenti della filologia dei testi giuridici e delle interpretazioni delle fonti processuali. Sono stupefatto delle conclusioni cui giunge Toaff, cui ho cercato di raccomandare molta prudenza ricordandogli che quelle fonti sono inaffidabili per loro natura".
 
E allora perche',  Ariel Toaff? Come ebrea che si occupa da sempre di combattere l'antisemitismo e l'antisionismo mi sento in diritto di chiederle "Perche'? ".
Ho sentito che il libro e' andato a ruba e che a Roma non se ne trova piu' una copia, certo non ne avra' venduti tanti quando scriveva di cucina ebraica meglio cambiare argomento, dunque. 
Il sangue tira sempre e quando si parla di ebrei tira ancor di piu'.
Continuero' a chiedere perche',  a provare tanta rabbia, ad essere disperata nel vedere che noi ebrei non abbiamo bisogno di andare a cercare i nemici lontano, li abbiamo tra  noi, sia che si parli di ebraismo  che di Israele.
Li abbiamo tra noi perche' siamo abituati a mettere sempre tutto in discussione, a scavare, a dire cose che potrebbero nuocerci, vogliamo essere piu' realisti del re, vogliamo sentirci cosi' equi da diventare masochisti fino alla paranoia ma a tutto c'e' un limite e allora....     
Perche' Ariel Toaff?
Perche' ha voluto mettere gli ebrei sulla graticola per altri cent'anni, se bastera'?
Perche' ha voluto dare un simile dolore a suo Padre cosi' anziano, cosi' amato e rispettato da tutti?
Ha avuto sette anni per pensarci e non si e' fermato allora, mi permetta, dubito che lo abbia fatto per amore della verita'.

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