Una brutta pagina, la 17, oggi, 10/02/2007, sulla STAMPA. Un articolo di Aldo Baquis, nel quale riafferma la più che verificata bugia che la seconda Intifada sia cominciata a causa della " passeggiata " di Sharon sul monte del Tempio. Baquis vive in israele, non può non aver visto quel film-documentario (uno dei tanti) che riporta i comizi palestinesi dove viene detto chiaramente, dagli stessi uomini di Arafat, che tutto era già pronto, si aspettava solo il momento giusto per farla partire. Se questi documentari li abbiamo visti in Europa, a maggior ragione deve conoscerli anche lui. Perchè dunque diffonde ancora quella menzogna ? Oltre al pezzo di Baquis, La STAMPA pubblica, accanto al suo articolo, una "breve" di storia riassunta. Anche qui, tutto falso. lo commentiamo dopo il pezzo di Baquis:
"Assedio ad Al Aqsa, il venerdì di sangue a Gerusalemme", è il titolo, anche questo falso, perchè a Gerusalemme non c'è stato nessun " bagno di sangue".
Gerusalemme ha vissuto ieri una delle giornate di maggior violenza da quando, 7 anni fa, l’intifada palestinese divampò dopo una visita di Ariel Sharon alla Spianata delle Moschee, luogo sacro anche agli ebrei perché vi sorgeva il biblico Tempio. Anche ieri al centro degli incidenti la moschea al-Aqsa, terzo luogo sacro all'Islam. Al termine delle preghiere del venerdì migliaia di palestinesi si sono accalcati ai reticolati vicino al Muro del Pianto e la polizia ha temuto che stessero per lanciare pietre sui sottostanti fedeli ebrei.
In pochi minuti unità antisommossa della polizia israeliana sono sciamate nella Spianata, sparando gas lacrimogeni e proiettili rivestiti di gomma, accolti da pesanti sassate di centinaia di giovani barricati nella Moschea. Il capo della polizia cittadina, Ilan Franco, ha ammesso che è stato molto difficile sedare i disordini, nell'aria da giorni, dopo che il dipartimento d’archeologia di Israele ha avviato lavori alla Porta dei Mugrabi, l'accesso della Spianata più vicino alla moschea al-Aqsa.
Secondo Israele un normale intervento d’ingegneria: una massicciata pericolante viene rimossa, sotto la supervisione degli archeologi, per essere sostituita con un più solido ponte in acciaio. Ma i dirigenti islamici palestinesi temono che i lavori destabilizzino la moschea al-Aqsa, rilancino scavi sotterranei israeliani nella zona, contribuiscano a «ebraicizzare» Gerusalemme ed espongano la Moschea a nuovi pericoli. Il ponte, dicono, potrebbe essere utilizzato per far entrare nella Spianata «soldati e coloni».
Timori infondati, replica Israele. Mentre il ministro della Difesa Amir Peretz vorrebbe comunque sospendere i lavori, altri ministri rilevano che, «piegandosi alle minacce islamiche», Israele garantirebbe per la prima volta agli sceicchi palestinesi un diritto di veto sulla spianata del Muro del Pianto, principale luogo di preghiera ebraico.
Il bilancio della giornata di scontri è stato relativamente contenuto (una trentina di feriti fra dimostranti e agenti), ma gli animi sono esaltati. «Chi gioca col fuoco rischia di bruciare», ha detto lo sceicco Sallah in un polemico comizio tenuto a Nazaret (Galilea). «E chi sarà mai questo Capitano Franco? - si è poi chiesto, irridendo il capo della polizia di Gerusalemme - «Ha di fronte noi, i nipoti del Saladino».
Ma nei Territori palestinesi, ieri, ha prevalso la tendenza a restare alla finestra. L’importante intesa raggiunta alla Mecca fra i dirigenti di Hamas e di al-Fatah dischiude infatti ai palestinesi prospettive diplomatiche promettenti e sarebbe sbagliato ora lanciarsi verso una nuova rivolta popolare. Mettendo fine a settimane di lotte fratricide cruente, il presidente Abu Mazen (al Fatah) ha istruito il premier Ismail Haniyeh (Hamas) a dar vita a un governo di unità nazionale in cui Hamas non ha avrà la maggioranza dei ministeri e lascerà a personalità pragmatiche e moderate la gestione delle finanze e delle relazioni estere.
È un tentativo di spezzare l'isolamento internazionale imposto all'Anp un anno fa con la vittoria di Hamas alle politiche. Hamas, in base di questo accordo, si impegna a «rispettare» gli accordi raggiunti dall'Olp (fra cui il riconoscimento reciproco con Israele del 1993), ma non si sente affatto vincolato. Lo stesso Nizar Rayan, dirigente di Hamas a Gaza, ieri ha tranquilizzato i sostenitori confermando che il suo movimento non riconoscerà mai lo stato ebraico.
Le reazioni in Israele sono attendiste. L’ambiguità non ci basta, vogliamo sentire parole chiare», ha detto il ministro per la Sicurezza Avi Dichter, di Kadima. L’occasione si presenterà il 19 febbraio quando a Gerusalemme s’incontreranno il premier Ehud Olmert, il segretario di stato Usa Condoleezza Rice e Abu Mazen.
Questo che segue è una "breve" a commento del pezzo di Baquis. Una bugia, ripetuta migliaia di volte diventa una verità. E' la fuffa della "passeggiata di Sharon", ed è la balla che il pccolo Mohammed Al Dura sia stato ucciso dai soldati israeliani. Tutte le documentazioni, le ricostruzioni, anche da parti neutrali, hanno dimostrato, senza possibilità di smentita, che il bambino palestinese, in braccio al padre, non avrebbe mai potuto essere raggiunto dagli spari isrealiani. Anche questa bugia, ripetuta fino alla nausea, è diventata verità.
Ecco il pezzetto:
Il 28 settembre 2000 Ariel Sharon, leader del Likud e candidato alle elezioni politiche israeliane, compie una provocatoria passeggiata sulla spianata delle Moschee. Le violente proteste palestinesi per il suo gesto sfociano nella seconda Intifada, detta, appunto al-Aqsa, di cui l’episodio è considerato da alcuni analisti la causa scatenante, da altri piuttosto il pretesto. Il gesto, e la piattaforma politica del Likud, critica sugli accordi di Oslo, convincono però l’elettorato israeliano:Sharon vince le elezioni. Nei primi giorni della guerriglia, due episodi drammatici: il 30 settembre la morte di un ragazzino di 12 anni, Mohammed al Dourra, vittima del fuoco israeliano, rilanciata dalle tv di tutto il mondo e pochi giorni dopo, il 12 ottobre, il linciaggio da parte della folla di tre soldati israeliani sconfinati, forse per errore, a Ramallah.
Crediamo ci sia materiale sufficiente per scrivere al giornale diretto da Giulio Anselmi per chiedere conto di quanto pubblicato. E di scrivere anche a Aldo Baquis, sempre presso la STAMPA, per chiedergli se si rende conto del danno che ne deriva a Israele quando riafferma delle bugie come se fossero verità. Cliccare sulla e-mail sottostante: