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Il Foglio Rassegna Stampa
08.02.2007 Per arginare l'Iran l'Arabia saudita cerca l'accordo tra le fazioni palestinesi
in vista delle trattative con Israele

Testata: Il Foglio
Data: 08 febbraio 2007
Pagina: 1
Autore: la redazione
Titolo: «Il vertice alla Mecca»
Dal FOGLIO dell'8 febbraio 2007:

Gerusalemme. Non si esce finché non si trova una soluzione. Re Abdullah è stato chiaro: i colloqui in Arabia Saudita tra Fatah e Hamas devono concludersi con un accordo. Se nella città santa della Mecca si arrivasse alla formazione di un governo d’unità nazionale palestinese, il Quartetto – Unione europea, Stati Uniti, Russia e Nazioni Unite – dovrà riconoscere di essersi fatto superare, in diplomazia, da un nuovo Quartetto, quello arabo. L’Arabia Saudita, con la benedizione di Washington, ha riunito attorno a sé i paesi arabi sunniti moderati: Egitto, Giordania, stati del Golfo, primi fra tutti gli Emirati. Il vertice della Mecca, iniziato ufficialmente ieri, è il primo segno concreto della costituzione del cosiddettpo “Arab Quartet”. Riad, negli ultimi anni, si è defilata dalla scena regionale. Ora è tornata attiva nel tentativo di contenere la crescente influenza dell’Iran sciita e atomico. E gioca al contrattacco: costringe Teheran a parlare con i sunniti sulla questione libanese (i Saud appoggiano il governo di Fouad Siniora, mentre gli ayatollah le milizie sciite di Hezbollah); assicura il proprio appoggio all’Amministrazione Bush per il nuovo piano americano in Iraq, in funzione anti iraniana a Baghdad; calmiera i prezzi del greggio, arginando così la concorrenza di Teheran.
“Per affrontare l’Iran e influenzare l’Iraq – dice al Foglio Joshua Teitelbaum, ricercatore al Dayan Center in Israele, esperto d’Arabia Saudita e questioni palestinesi – Riad ha bisogno di domare le fiamme nei Territori”. L’obiettivo è arginare l’Iran, spiega, il metodo è quello di passare attraverso il dialogo tra fazioni palestinesi, prima, e quello israelo-palestinese poi. Gli Stati Uniti guardano con favore la costituzione del Quartetto arabo – dice Teitelbaum – che avrà successo nell’affrontare la minaccia iraniana “soltanto se riesce a calmare la fiamma palestinese”. Alla Mecca re Abdullah cercherà di mettere le parti d’accordo su un governo d’unità nazionale, la cui unica possibilità di vita sta nel riconoscimento, da parte di tutti i suoi membri, dello stato di Israele e degli accordi precedentemente firmati dall’Autorità nazionale.
Il secondo passo saudita è mettere attorno a un tavolo palestinesi e israeliani. Il 19 febbraio il segretario di stato americano, Condoleezza Rice, sarà in medio oriente per incontrare, assieme, il premier israeliano Ehud Olmert e il rais palestinese Abu Mazen. La stampa ha già parlato della possibilità di un mega summit, cui parteciperebbero anche i paesi arabi moderati. Nel frattempo si attende il vertice della Lega araba di Riad. Re Abdullah potrebbe ripresentare, questa volta con il sostegno dei membri dell’Arab Quartet, la sua iniziativa del 2002: il riconoscimento arabo dello stato di Israele in cambio di terra ai palestinesi. La proposta era allora naufragata perché i membri dell’organizzazione avevano fatto emendamenti al testo, rendendolo inaccettabile per Gerusalemme.
L’incontro della Mecca è l’inizio della fase finale della partita del Quartetto arabo contro la Teheran atomica. Tra i suoi membri la posizione più ambigua è quella dell’Egitto, costretto a limitare la sua azione di contrasto ad Hamas nella Striscia di Gaza per garantirsi, in casa, la calma dei Fratelli musulmani. Il quartetto avversario è formato da Iran, Siria, Hezbollah e Hamas, che inizia a sentire le pressioni. La guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, è preoccupato, scrive il Sunday Times, per le sanzioni economiche. E’ interessato a evitare altre tensioni con Washington e teme che l’interesse nazionale sia leso dal presidente Mahmoud Ahmadinejad, troppo incline alla provocazione. Khamenei – che in patria ha l’ultima parola sulla politica internazionale – ha mandato il suo negoziatore atomico, Ali Larijani, a Riad per convincere i sauditi delle buone intenzioni della Repubblica islamica. In cambio ha ottenuto dure risposte dal re saudita. In un’intervista al quotidiano del Kuwait, al Seyassah, il monarca ricorda di essere stato chiaro su come Teheran deve comportarsi con la comunità internazionale. Alla Mecca l’Arabia Saudita mette i membri del Quartetto arabo e del Quartetto avversario di fronte a una scelta: o con noi o con l’Iran. Il primo a dover scegliere è Khaled Meshaal, leader di Hamas in esilio a Damasco. Poi sarà il turno di Bashar el Assad, rais siriano, che sente la minaccia come ha dimostrato nell’intervista di lunedì alla Bbc in cui apriva al dialogo con Gerusalemme e Washington.

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