Dal CORRIERE della SERA del 7 febbraio 2007:
Le finestre nel Palazzo degli Ospiti guardano verso la Kaaba. Il re saudita Abdullah spera che la visione del «Cubo» sacro ai musulmani e l'atmosfera della Mecca spingano i palestinesi a trovare un accordo. «Voglio che i nostri fratelli non lascino la terra benedetta senza un impegno davanti a Dio per fermare le violenze».
Gli ospiti possono restare quanto vogliono. Il vertice voluto dal sovrano non ha una data di scadenza. Il presidente Abu Mazen e Khaled Meshal, leader di Hamas che vive in Siria, sono arrivati ieri a Gedda e hanno incontrato Abdullah. I negoziati alla Mecca cominciano oggi e coinvolgono anche il premier Ismail Haniyeh. Che ha lasciato il valico di Rafah, a sud della Striscia di Gaza, accompagnato da quella violenza che l'Arabia Saudita vuole veder cessare. Mentre aspettava nella sala Vip del posto di frontiera, miliziani di Hamas e del Fatah si davano battaglia a pochi metri di distanza, come negli ultimi dieci giorni hanno fatto per le strade di Gaza: 60 morti e 400 feriti.
Le delegazioni cercheranno di non imbarazzare il sovrano e arrivano con la promessa di «fare qualunque sforzo per ritrovare l'unità. Nessuno vuole che gli scontri continuino, a beneficiarne è solo Israele», ha commentato Haniyeh prima di partire. «Un fallimento vorrebbe dire infiammare la guerra civile — ha detto Abu Mazen al giornale libanese Al Akhbar —. La parola "fallimento" è proibita». Se non ci fosse l'accordo, il raìs della Mukata è pronto ad andare avanti con le elezioni anticipate, parlamentari e presidenziali. Un piano che Hamas considera un colpo di Stato.
L'intesa sui nomi e le poltrone ci sarebbe già. Haniyeh rimarrebbe alla guida del governo, Salem Fayyad (che ha lavorato al Fondo Monetario Intemazionale) andrebbe alle Finanze, Ziad Abu Amar agli Esteri. Per il ministero degli Interni, considerato il più importante per il controllo sulle forze di sicurezza, il presidente potrà scegliere in una lista di candidati indipendenti, presentata da Hamas. L'organizzazione sarebbe anche pronta ad accettare gli accordi firmati in passato con Israele e fonti palestinesi sono convinte che l'embargo europeo verrebbe tolto.
Abu Mazen si è portato dietro Mohammed Dahlan, l'uomo forte del Fatah a Gaza, anche se i fondamentalisti avevano chiesto ai sauditi di non farlo partecipare. «È il Fatah a decidere i suoi rappresentanti», hanno risposto da Riad. La paura è che la rivalità e gli odii personali facciano saltare le trattative: nei giorni scorsi, uno dei nipoti di Dahlan è stato rapito a Gaza. «Abu Mazen e Meshal vogliono il successo — commenta Avi Issacharoff sul quotidiano israeliano Haaretz —. Meshal punta a ritornare sotto l'ala dell'Arabia Saudita, la nazione che Hamas considera più importante per i sunniti. Non vuole essere percepito come parte del minaccioso "asse sciita"».
Anche il premier israeliano Ehud Olmert sembra pensare che dal vertice uscirà una soluzione. Ha annunciato un incontro a tre con Abu Mazen e Condoleezza Rice, segretario di Stato americano, per il 19 febbraio a Gerusalemme.
Cliccare sul link sottostante per inviare una e-mail alla redazione del Corriere della Sera