Sull' OPINIONE di oggi, 4 febbraio 2007, a pag.2, una analisi sui rapporti fra Arabia saudita e Iran di Dimitri Buffa:
I veri ostacoli sono il rifiuto siriano di rifare una commissione d'inchiesta sull'omicidio di Rafik Hariri e sugli altri crimini politici commessi in questi anni e quello hezbollah di dare un ruolo a Ryad sulla crisi del Libano. Ma prima che la situazione degenerasse verso il caos attuale, Arabia Saudita e Iran avevano tenuto per tutto il mese di gennaio colloqui segreti e prove tecniche d'intesa sul futuro, rigorosamente eterodiretto, delle sorti del paese dei cedri.
Poi il 23 gennaio ci sono stati gli scontri di piazza e i morti anche nelle università e tutto è diventato più complicato.
In ogni caso i contatti sono continuati anche dopo e questo a dimostrazione che tra Iran e Arabia Saudita sono in corso tentativi di accordi anche più ampi per la spartizione delle aree di influenza nella regione. Con una sorpresa: ormai la Siria è completamente sfuggita all'influenza saudita e si è gettata mani e piedi in un'alleanza ribellista con gli hezbollah che taglia fuori anche l'Iran, o meglio i "moderati" come Larjani e Khatami, che durante questi colloqui avevano dato il via libera alla ricostituzione del tribunale internazionale sull'omicidio di Hariri.
Di queste trattative segrete lo scorso 24 gennaio aveva dato ampio risalto un articolo del giornale arabo londinese finanziato dai sauditi Al hayat. Secondo cui era stata anche stilata una bozza d'accordo tra Teheran e Riyad che verteva su questi punti: visto che il 3 gennaio gli hezbollah erano stati pressati da agenti sauditi per arrivare ad un accordo con le altre parti in causa per un governo di unità nazionale a Beirut, la proposta era quella di riapprovare una legge per demandare a una corte internazionale le indagini e l'eventuale processo per l'assassinio di Rafiq Al Hariri, in cambio, un non meglio identificato "gruppo di lavoro" avrebbe dovuto prima studiare e deliberare sulle osservazioni, le opposizioni e le riserve della attuale opposizione, cioè l'ala dura siriana e gli stessi hezbollah usciti recentemente dal governo. In pratica una specie di diritto di veto su questa legge istitutiva della nuova corte internazionale.
Gli hezbollah da parte loro si dovevano invece accettare che in un eventuale futuro governo di unità nazionale ben 19 posti fossero riservati alle forze del "14 marzo", la famosa coalizione della primavera dei cedri, e solo 10 all'opposizione. Mentre un ulteriore ministero poteva essere assegnato solo con il gradimento sempre delle forze del 14 marzo.
Sembrava tutto fatto, anche perchè da una parte il famoso mediatore del dossier nucleare iraniano Ali Larjani e dall'altra Re Abdallah in persona erano pronti a farsi garanti di questo accordo. Poi tutto è andato all'aria perchè Hassan Nasrallah, dopo essersi fatto pregare per ben due settimane, la risposta negativa l'ha data direttamente dalla televisione al Manar in uno di quei chilometrici discorsi alla Fidel Castro a cui ha ormai abituato i propri fedeli del sud del Libano.
E Nasrallah ha rifiutato perchè l'accordo non aveva neanche preso in considerazione la richiesta di elezioni anticipate avanzata dalla nuova longa mano di hezbollah, quella del generale cristiano Michel Aoun, passato da alcuni mesi ad appoggiare il partito dei terroristi di dio.
Il 22 gennaio , dopo frenetici contatti diplomatici tra i sauditi e Larjani, che li aveva assicurati su un probabile lieto fine della trattativa, una nuova doccia fredda: i siriani infatti avevano trattato quasi da nemico lo stesso Larjani in visita ufficiale addebitandogli la leggerezza con cui aveva fatto passare nella bozza d'accordo la ricostituzione del tribunale internazionale per giudicare i crimini e gli omicidi politici in Libano in questi anni. Da quello recentissimo del nipote di Gemayel a quello dell'ex premier Hariri. E i colloqui tra Larjani e Damasco si concludevano con il rifiuto ufficiale della Siria di prendere parte all'accordo.
Il giorno dopo scoppiavano, guarda caso, i disordini a Beirut e ci scappavano i morti che tutto il mondo ha visto in diretta tv. Poi le trattative sono riprese anche se si trovano tuttora a un punto morto, avendo preteso Arabia Saudita e Iran di occuparsi anche del conflitto tra sciiti e sunniti in Iraq. Morale della favola? Lungi dall'andare verso un nuovo califfato islamico, le potenze musulmane della regione sono molto più vicine a un conflitto intestino che a un accordo. E in questo momento c'è anche la novità che gli hezbollah si sarebbero messi in proprio rispetto all'Iran, o almeno rispetto ai moderati di quel paese, rispondendo direttamente solo a Nasrallah. Che a sua volta parla solo con l'antisemita Mahmoud Ahmadinejad. E infatti qualche giorno fa proprio Nasrallah, in un altro dei suoi comizi, ha riecheggiato una triste frase del proprio collega iraniano a proposito della prossima fine di Israele. E l'odio verso questo paese e gli ebrei è attualmente l'unico collante delle potenze regionali in Medio Oriente, per il resto divise e diffidenti l'un l'altra su tutto. Un po' come il collante dell'anti berlusconismo per la sinistra italiana. Difficile dire come andrà a finire. Ryiad però ha già avvertito il mediatore Larjani: non crediate che assisteremo all'iranizzazione di tutta la zona senza dire niente e ricordatevi che all'Onu pende sempre il problema del dossier nucleare di Teheran.
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