L'America accusa: c'è l'Iran dietro la strage di Kerbala la cronaca di Maurizio Molinari
Testata: La Stampa Data: 01 febbraio 2007 Pagina: 15 Autore: Maurizio Molinari Titolo: «“Iraniani i killer dei marines in Iraq”»
Dalla STAMPA del 1 febbraio 2007:
Il blitz della guerriglia che lo scorso 20 gennaio causò la morte di cinque militari Usa a Kerbala fu organizzato e sostenuto da agenti iraniani: è questo il sospetto contenuto in rapporti di almeno due agenzie di intelligence americane divulgati dalle tv Nbc e Cnn. «Le indagini svolte ci portano a considerare seriamente la pista di Teheran» ha dichiarato un ufficiale dell’intelligence mentre secondo altre fonti militari l’ipotesi è che «gli esecutori del ben organizzato blitz siano stati iraniani oppure addestrati da iraniani». Il 20 gennaio a Kerbala una pattuglia di americani cadde in un agguato, un militare morì negli scontri ed altri quattro vennero rapiti e successivamente ritrovati morti. Rapidità ed efficacia dell’esecuzione dell’agguato e della fuga con i rapiti è stata ricostruita nei dettagli dall’intelligence che ha rinvenuto molte similitudini con le azioni dagli Hezbollah filo-iraniani nel Libano del Sud contro pattuglie israeliane. Secondo altre fonti militari, sarebbe stata Teheran ad ordinare il blitz in risposta all’avvenuta cattura ad Irbil, nel nord dell’Iraq, di cinque pasdaran da parte delle forze Usa. In coincidenza con queste rivelazioni di stampa il generale Raymond Odierno, comandante delle truppe di terra in Iraq, ha rilasciato a «UsaToday» un’intervista nella quale spiega che le «numerose armi iraniane» sequestrate in Iraq includono «katiusha, lanciagranate Rpg ed esplosivi potenti per confezionare ordigni da lasciare lungo le strade». «I numeri di serie delle armi portano in Iran» ha aggiunto il generale. Sebbene la Casa Bianca abbia ripetuto ancora una volta ieri che «non esistono piani per invadere l’Iran» le indiscrezioni sulla matrice del blitz di Kerbala spiegano la scelta dell’ambasciatore Usa a Baghdad, Zalmay Khalizad, di tornare a sottolineare la pericolosità delle infiltrazioni di pasdaran. A conferma della crescente tensione con Teheran, il «Los Angeles Times» scrive che l’Air Force sta considerando la possibilità di effettuare pattugliamenti aerei lungo i confini Iraq-Iran per ostacolare il traffico di armi e guerriglieri. Nell’aumento della tensione fra i due Paesi rientra anche l’editoriale del giornale iraniano «Khayhan», considerato vicino all’ayatollah Ali Khamenei, che ha minacciato gli Stati Uniti di «ritorsioni», citando possibili attacchi contro «interessi americani nel Golfo Persico» e blocco delle rotte del petrolio. I venti di guerra fra Washington e Teheran destano preoccupazione a Baghdad, da dove il premier Nuri al Maliki ha assicurato che «il nostro Paese non diventerà mai terreno di scontro fra americani ed iraniani». «Abbiamo detto con chiarezza ad entrambi - ha spiegato Al Maliki - che non abbiamo problemi bilaterali e che se hanno contenziosi fra loro li andassero a risolvere altrove, non accettiamo che l’Iran adoperi l’Iraq per attaccare forze americane nè che gli Stati Uniti adoperino le basi in Iraq per colpire in Iran». La situazione è talmente delicata che, secondo un portavoce del Pentagono citato dall’Ap, «chiunque potrebbe compiere un errore scatenando qualcosa di simile a quanto avvene a Sarajevo nel 1914».
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