La colpa è sempre d'Israele sia che i palestinesi si ammazzino tra di loro, sia che ammazzino gli israeliani
Testata: Il Manifesto Data: 01 febbraio 2007 Pagina: 2 Autore: Zvi Shuldiner Titolo: «Gaza, il disastro precostituito prelude a una nuova guerra»
La guerra civile interpalestinese, l'attentato di Eilat... qualsiasi cosa di negativo capiti a israeliani e palestinesi per Zvi Shuldiner è colpa di Israele.
Dal MANIFESTO del 1 febbraio 2007:
Un nuovo attacco terroristico ad Eliat è costato la vita a tre giovani israeliani e all'attentatore. L'apparente tranquillità in cui vivevano gli israeliani si è trovata scossa dall'imprevisto attacco, che forse risveglierà dalla loro apatia tutti coloro che ritengono che la guerra civile palestinese sia un affare interno palestinese. Il governo palestinese di Hamas non ha dato al popolo palestinese nuovi orizzonti. Il presidente Abu Mazen - la «grande speranza» di Israele e dell'Occidente - non ha raggiunto risultati migliori. La disperazione, la miseria, la corruzione da ambo le parti e la mancanza di una leadership disposta a soddisfare le necessità storiche del popolo palestinese spiegano lo scoppio e il protrarsi della violenza interna. La vittoria di Hamas alle elezioni - condotte democraticamente - con il 50% dei voti (che gli ha assegnato il 70% dei seggi in Parlamento) è stata una relativa sorpresa e ha aperto un nuovo capitolo nella storia della regione. Per quanti non comprendono quello che è successo la settimana scorsa conviene ricordare alcuni punti: dopo il pubblicizzato ritiro da Gaza, il governo israeliano non ha perso tempo e ha riscatenato la repressione in Cisgiordania. Gli omicidi mirati sono ricominciati, scatenando presto la risposta terroristica e provocando la paralisi totale delle relazioni israelo-palestinesi.
Sono i tentativi dei terroristi di colpire Israele dalla Cisgiordania a non essere mai cessati. Analogamente, non sono mai cessati i lanci di razzi kassam da Gaza.
Con i suoi 363 chilometri quadri e un milione e mezzo di palestinesi, Gaza ha assistito all'evacuazione di 8mila coloni. Ma questo era solo un preludio: subito dopo la Striscia si è trasformata in un enorme carcere, circondato da Israele e subordinato agli interessi e alla politica del governo israeliano.
Il controllo da parte di Israele dei confini di Gaza è stato reso necessario dal traffico d'armi dall'Egitto e dai tentativi di infiltrazione terroristica in Israele
Il ritiro da Gaza era un anestetico per la comunità internazionale, che si affrettava a parlare di un nuovo De Gaulle.
Il ritiro da Gaza é stato la dimostrazione che Israele può rimuovere gli insediamenti, che erano sempre stati indicati dai suoi critici come il principale ostacolo alla pace.
Ma Sharon, ben contento dei risultati politici sulla scena internazionale e delle loro ripercussioni interne in Israele, non aveva alcuna intenzione di portare avanti colloqui seri con Abu Mazen, la grande speranza di ieri e di oggi.
Abu Mazen non ha mai affrontato quello che per la Road Map è il punto preliminare ad ogni negoziato: la lotta al terrorismo
Bisognerebbe ricordare che Abu Mazen e al Fatah si sono presentati alle elezioni senza alcun risultato concreto. Al Fatah era solo il simbolo della corruzione governativa. Un governo dall'autorità fittizia, in un territorio completamente controllato dalle forze israeliane. Hamas ha offerto ai palestinesi un'alternativa all'impotenza dell'élite dominante. Per questo non è sorprendente che i palestinesi abbiano scelto di cambiare leadership. Ma la vittoria di Hamas era anche un regalo inatteso per l'estremismo israeliano: nulla è più auspicabile per la destra e i suoi alleati di un ritorno alla linea secondo cui «non ci sono partner». Quello che ha cominciato Sharon, Olmert l'ha proseguito. Sulla scena internazionale, la demenza criminale di Bush è stato un fattore ulteriore per alimentare la linea israeliana. Soluzioni unilaterali che, sotto la copertura di «ritiri» trasformano i territori occupati in un protettorato,
Israele non ha mai voluto "trasformare Gaza in protettorato". Sono i palestinesi che , ottenutala, non si sono curati di costruirvi uno Stato e delle attività economiche, ma ne hanno fatto una base per colpire Israele entro i suoi confini.
la manipolazione della politica e dell'economia palestinese per subordinarle a una nuova forma di occupazione discreta e accettabile dalla comunità internazionale. Hamas non poteva fare peggio di Abu Mazen. Abu Mazen, da parte sua, non potrà accettare i diktat israeliani ed esigerà quel minimo che il governo israeliano non è comunque disposto a cedere. L'incontro del premier Olmert con il presidente Abu Mazen a Gerusalemme, qualche settimana fa, mostra chiaramente la differenza tra la realtà e le affermazioni demagogiche del premier israeliano. Abu Mazen è uscito dall'incontro senza alcun risultato concreto. Nessun detenuto politico palestinese è stato liberato;
non esitono "detenuti politici palestinesi", ma detenuti per terrorismo
gli israeliani continuano allegramente a costruire insediamenti,
il governo non promuove la costruzione di nuovi insediamenti, ma l'ampliamento di quelli esistenti seguendo il loro incremento naturale ed'è impegnato a smantellare quelli illegali
gli ostacoli alla circolazione dei palestinesi nei territori occupati non sono stati rimossi,
perché non è cessato il terrorismo
la miseria si propaga, i problemi economici si acutizzano e solo alcuni milioni di dollari trattenuti da Israele
per non essere ceduti aun governo che ne vuole la distruzione
illegalmente
secondo quale legge Israele sarebbe tenuta a finanziare Hamas sono passati all'Autorità nazionale palestinese e sono serviti apparentemente solo a pagare gli stipendi delle forze di sicurezza palestinesi controllate da Abu Mazen.
difficile sostenere che anche questo sia colpa di Israele
L'accerchiamento israelo-americano funziona e la disperazione palestinese provoca una tragica frammentazione, che rende gli scontri inevitabili: la guerra civile è già costata trenta vite negli ultimi giorni; la paura si diffonde tra i palestinesi, alcuni già rimpiangono l'occupazione. Chi crede che la guerra civile sia una questione interna e pertanto guarda con apatia - se non addirittura con simpatia, per alcuni estremisti - tutti i palestinesi che si uccidono, non capisce che l'esplosione cruenta di Gaza potrebbe essere il preludio di un'intensificazione ulteriore della guerra. Tutto ciò renderà ancora più difficile arrivare a negoziati politici che portino a una pace tra Israele e Palestina. Il governo israeliano e gli attori esterni devono capire - il più presto possibile - che l'interesse della pace, l'interesse israeliano, l'interesse di coloro che vogliono un cambiamento nella regione non può basarsi sulla continuazione della guerra civile, ma sull'apertura di un dialogo non solo con il presidente Abu Mazen ma anche con il governo di Hamas e tutte le forze della società palestinese. Per questo è anche necessario abbandonare il veto americano ai negoziati con Siria e Iran, paesi decisivi per trovare una soluzione nella regione.
La Siria e, soprattutto, Hamas e Iran e vogliono la distruzione di Israele. Sostenere che nessuna pace è possibile senza "dialogare" con essi è un controsenso. La pace è imposibile quando una parte rifiuta all'altra il diritto di esistere. Perciò solo la sconfitta di chi vuole la distruzione di Israele può portare la pace in Medio Oriente.
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