Alla Memoria non basta un giorno un articolo di Elena Lattes
Testata: Agenzia Radicale Data: 31 gennaio 2007 Pagina: 1 Autore: Elena Lattes Titolo: «Shoah. Sì al "Giorno della memoria" ma il ricordo va mantenuto vivo durante tutto l'anno»
Il 27 gennaio, giorno istituito prima dal nostro governo, ormai 7 anni fa, poi dalla UE e infine anche dall'Onu per commemorare il Genocidio nazista, anche quest’anno è passato; numerose sono state le iniziative volte a trasmettere ai più giovani ciò che è stato e lodevoli sono state le parole del Capo dello Stato sull’equivalenza tra antisemitismo e antisionismo, inteso quest’ultimo come negazione al popolo ebraico del diritto all’autodeterminazione, così come è stato interessante il dibattito che ha suscitato la nuova proposta del Ministro Mastella sul rafforzamento del Decreto Mancino riguardante la negazione del Genocidio nazista.
Ritornando alle commemorazioni, a volte, però, sorge il dubbio che per alcuni siano diventate una sorta di cerimonia meccanica, i cui buoni propositi e le cui belle parole vengono dimenticate durante il resto dell’anno, per poi essere rispolverate nell’occasione successiva. Se si esaminano, ad esempio, gli ultimi dodici mesi saltano subito agli occhi alcuni eventi che hanno suscitato, quando non rafforzato, il suddetto dubbio.
Recentemente il Ministero del Tesoro ha voluto tagliare il vitalizio Kz, destinato ai deportati nei lager. Come si può pensare di risanare il bilancio statale gravando sulle spalle degli ultimi 150 sopravvissuti che già tanto hanno sofferto?
Anche la propaganda politica ha dato il suo significativo contributo. Basti pensare, per esempio, a quella vignetta che il quotidiano Liberazione pubblicò nel maggio scorso dove, in polemica con il blocco dei finanziamenti (gratuiti) ad Hamas, si paragonava Gaza ai lager nazisti con tanto di parafrasi del famigerato "Arbeit macht frei" in "La fame rende liberi"? Forse il vignettista (ma anche il direttore) voleva "soltanto" assecondare la richiesta di Ahmadinejad che poco tempo prima invitava il mondo ad ironizzare sulla Shoah (attuata poi con la gara internazionale di vignette antisemite alla quale hanno partecipato anche molti europei e un italiano)?
E per restare in tema internazionale, a quest'ultimo evento è seguito il convegno negazionista, tenutosi soltanto due mesi fa, sempre a Teheran, dove altri europei sono andati a sostenere le aberranti tesi negazioniste.
Ma oltre a questi episodi, certamente riprovevoli, c'è stato qualcosa di ben più raccapricciante. Proprio alla fine di gennaio di un anno fa, un ragazzo parigino venne rapito, torturato per tre settimane e alla fine abbandonato morente sul ciglio della strada. Ilan Halimi era ebreo e rapito perché "gli ebrei hanno i soldi. E se non li hanno, la comunità può pagare per loro" hanno confessato i coetanei provenienti quasi tutti da quella comunità di musulmani che popola le banlieues e che, da un sondaggio che Prodi tentò di nascondere quando era a Bruxelles, nutre un forte pregiudizio non solo contro Israele, ma anche verso gli ebrei. E Ilan Halimi è stato torturato perché ebreo e ucciso perché ebreo.
Ora, la versione francese della "libera enciclopedia" Wikipedia, dedica una pagina alla giovane vittima. Tuttavia, a differenza della versione inglese e olandese (in italiano non esiste), i curatori del sito si sono sentiti in dovere di avvertire i visitatori di considerare "con precauzione il contenuto", specificando che "le persone citate [a un anno di distanza, sic!] non sono ancora state giudicate". Il sito invita anche a vedere, per maggiori informazioni in merito, la pagina di discussione che avrebbe indotto i curatori ad usare tanto tatto nei confronti dei "presunti" rapitori assassini.
Tra i diversi commenti si può leggere: "Propongo la pura e semplice soppressione di questo articolo: si deve fare un articolo per ogni persona assassinata in Francia?" oppure: "... si tenta ancora una volta di addebitare questo crimine ai musulmani e all'Islam. E' veramente folle" o ancora: "Mi sembra che dobbiamo essere particolarmente prudenti visto soprattutto che i media non sono neutrali. [...] Il resoconto della famiglia e della polizia può essere stato deformato e manipolato probabilmente per strumentalizzazione: Far montare il sentimento 'anti-musulmano' e raggruppare la comunità ebraica sotto la bandiera dell'estrema destra".
E' giusto garantire la presunzione d'innocenza e fare attenzione a non fomentare l'odio religioso, ma in quella pagina si rischia di aggrapparsi a queste preoccupazioni condivisibili per dimenticare, o addirittura nascondere, la natura razzista e antisemita dell'atto, relativizzando e banalizzando l'episodio.
Allora, benvengano le manifestazioni, le commemorazioni, le dichiarazioni, i buoni propositi e, ancora di più, l'insegnamento della Shoah, l'istituzione di nuovi musei e altre iniziative analoghe, ma adoperiamoci anche perché il "nuovo" antisemitismo non produca altre vittime innocenti. Che non si possa morire (e venire cancellati) per dei semplici, ma così deleteri, pregiudizi.
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