Mentre in Europa, in alcuni paesi, si celebrava il giorno della memoria della Shoah, Ahmadinejad rilanciava al mondo la sua minaccia: Israele sparirà, attaccando, bontà sua,anche l'America. Riprendiamo la cronaca dal CORRIERE della SERA, 28/01/2007, pag.8, di Alessandra Coppola.
MILANO — Giorni di lutto e sermoni per gli sciiti in Iran. Si celebra l'Ashura, il martirio dell'imam Hussein (nipote di Maometto nonché figlio di Alì), e il presidente ultraconservatore Mahmoud Ahmadinejad può vestire i panni del predicatore.
Lo fa nella preghiera alla moschea di Teheran venerdì sera, secondo quanto ha riferito ieri l'agenzia Fars: «Con questo nostro amore per l'imam Hussein — dice Ahmadinejad —, grazie ai nostri cuori puri e alla resistenza, con la benedizione di Dio, vedremo presto la cacciata del regime sionista e il crollo degli Stati Uniti».
Dichiarazioni «inaccettabili» per il ministro degli Esteri italiano Massimo D'Alema: nella Giornata in cui si ricorda l'Olocausto — si legge in una nota della Farnesina — occorre ribadire con forza «il diritto di tutti i popoli e di tutti i Paesi alla sicurezza, alla pace e allo sviluppo nel rispetto reciproco e in un clima di costruttiva collaborazione».
Non è la prima volta che il presidente iraniano si augura la fine dello Stato ebraico. In varie occasioni e con formule diverse Ahmadinejad ha attaccato l'«entità sionista». A partire da quell'«Israele deve essere cancellato dalle mappe del pianeta» pronunciato a ottobre 2005, con uno slogan che ricorda gli anni da pasdaran. Più di recente, lo scorso dicembre, il leader della Repubblica islamica ha avuto modo di ribadire il concetto ai delegati della molto contestata Conferenza sull'Olocausto: «Come l'Unione Sovietica presto lo Stato ebraico sparirà».
Una pericolosa e costante minaccia, secondo il Consiglio degli ebrei tedeschi, che ieri in Germania ha pubblicato su numerosi quotidiani un messaggio per il Giorno della Memoria di reazione alla propaganda iraniana: «Ahmadinejad ha più volte negato la deportazione e l'annichilimento di milioni di ebrei d'Europa», definendo l'Olocausto un «mito». E in più porta avanti i suoi piani nucleari: è un «pericolo per il mondo intero».
Ieri il presidente della Commissione Esteri del Parlamento di Teheran, Alaeddin Boroujerdi, ha annunciato l'istallazione di tremila nuove centrifughe per l'arricchimento dell'uranio nell'impianto di Natanz. Smentito, però, poco dopo dall'Organizzazione nucleare iraniana. Segnali confusi, con una certezza: il programma atomico avanza, per ammissione dello stesso Ahmadinejad, e «non sarà l'Occidente a fermarlo». Bloccati i negoziati per le ispezioni alle centrali che verifichino l'assenza di ambizioni militari. Teheran ha respinto venerdì il funzionario Onu incaricato dei controlli, Chris Charlier. Oggi il segretario del Consiglio di sicurezza russo, Igor Ivanov, sarà ricevuto da Ahmadinejad per un tentativo di mediazione.
Con i Paesi del Consiglio di Sicurezza che insieme alla Germania stanno affrontando il dossier iraniano, però, i rapporti si fanno sempre più tesi. A partire dagli Usa, con i quali è già in corso un conflitto sotterraneo sullo scenario iracheno. Ormai frequenti gli attacchi di Ahmadinejad a Washington, venerdì in moschea associata all'odiata «entità sionista». Tutti «nemici», per il presidente iraniano, che avrebbero anche fatto circolare notizie false (diffuse da siti Internet all'estero) su una presunta malattia del Grande Ayatollah Ali Khamenei. Trame degli Stati Uniti che «prendono di mira la rivoluzione e la nazione iraniana con una guerra psicologica e le frecce avvelenate delle dicerie, ma non otterranno nient'altro che vergogna e fallimento». Una manovra eterodiretta anche le voci di dissenso all'interno della Repubblica islamica: «I nemici vogliono usare elementi deboli» del Paese, è la teoria di Ahmadinejad, e «sperano di creare divisioni». Che di fatto, però, aumentano.
I fedeli di un'altra moschea di Teheran hanno ascoltato venerdì parole diverse: «Occorre essere più lungimiranti — ha arringato la folla l'ex presidente Rafsanjani —. Bisogna parlare con maggiore attenzione».
In Europa 24 paesi ricordano la Shoah:
•LA STORIA
Il 27 gennaio 1945 le truppe dell'Armata Rossa aprirono i cancelli del campo di sterminio di Auschwitz.
• IN EUROPA
Sono 24 i Paesi europei che, con iniziative varie e anche in date differenti, commemorano la Shoah: Austria (5 maggio, giorno della liberazione di Mauthausen), Belgio, Bulgaria (10 marzo, nel 1943 furono liberati 20.000 ebrei già avviati alla deportazione), Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania (27 gennaio e 9 novembre, Notte dei Cristalli nel 1938), Grecia, Ungheria, Italia, Lettonia, Liechtenstein, Lussemburgo, Norvegia, Polonia, Romania, Slovacchia, Svezia, Svizzera, Olanda e Gran Bretagna.
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