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Il Mattino Rassegna Stampa
26.01.2007 Il quotidiano napoletano non censura Napolitano
una sorpresa positiva

Testata: Il Mattino
Data: 26 gennaio 2007
Pagina: 7
Autore: Teresa Bartoli
Titolo: «Combattere antisemitismo e antisionismo»
A differenza degli altri quotidiani Il Mattino c’è: ampio spazio al discorso su antisemitismo e antisionismo del Presidente della Repubblica. Titolo in prima pagina - «Combattere antisemitismo e antisionismo» - e all’interno, pag. 7 , l’articolo che riferisce sul discorso del Presidente Napoletano ha un titolo inequivocabile: “Napolitano: razzismo anche l’antisionismo”
Ecco il testo:


Roma. Non è una celebrazione rituale. Nè per il coinvolgimento emotivo che la segna. Nè per lo spessore degli interventi. A cominciare da quello con cui Giorgio Napolitano esorta a combattere ogni forma di razzismo, «anche quando esso si travesta da antisionismo». «Un discorso storico» secondo molti esponenti delle comunità ebraiche, che calamita l’attenzione dei cinquecento ragazzi stipati nella sala dei Corazzieri al Quirinale. Cominciano così le cerimonie per la Giornata della Memoria. «Antisionismo - ammonisce Napolitano - significa negazione della fonte ispiratrice dello Stato ebraico, delle ragioni della sua nascita, ieri, e della sua sicurezza, oggi, al di là dei governi che si alternano alla guida di Israele». Il capo dello Stato parla agli studenti vincitori del concorso sulla memoria della Shoah e a quelli che, accompagnati dai pochi deportati tornati vivi e dal sindaco di Roma Walter Veltroni, hanno ripercorso il viaggio verso Auschwitz. Con loro, il presidente del Consiglio Romano Prodi, i presidenti di Camera e Senato Fausto Bertinotti e Franco Marini. Un ammonimento, quello di Napolitano, figlio della convinzione che la memoria va coltivata «guardando al futuro» perché, come ha scritto Primo Levi, «ciò che è accaduto può ritornare». Ma il ricordo dell’ignominia delle «leggi razziali del fascismo e delle persecuzioni antiebraiche della Repubblica di Salò», è in parte riscattato dalle imprese dei Giusti che rischiarono la vita per salvare i fratelli ebrei, salvando così «l’onore dell’Italia». Per questo Napolitano ha conferito la medaglia d’oro al merito civile al Maresciallo della guardia di Finanza Luigi Cortile, al Finanziere scelto Salvatore Corrias e a Monsignor Maria Palatucci. Il ministro Giuseppe Fioroni illustra con parole appassionate il progetto per coltivare la memoria negli studenti. Un progetto fondamentale, come dice Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, racccontando di quel preside di un liceo americano che ad ogni inizio anno scriveva ai suoi professori: «Sono un sopravvissuto ad un campo di concentramento. I miei occhi hanno visto ciò che nessun essere umano dovrebbe mai vedere: camere a gas costruite da ingegneri istruiti; bambini uccisi con il veleno da medici ben formati; lattanti uccisi da infermiere provette... Diffido dunque dell’educazione. La mia richiesta è: aiutate i vostri allievi a diventare essere umani». È il progetto per cui Veltroni accompagna ogni hanno gli studenti ad Auschwitz. «Le nostre radici, la nostra identità nazionale» - dice Veltroni - sono in quelle pagine buie e nei ragazzi che «ebbero il coraggio e la moralità» di scegliere la Resistenza: «Dal loro amore per la democrazia è nata la Repubblica», «dal senso delle istituzioni che animava quella classe politica, superiore ad ogni spirito di parte, è nata la nostra Costituzione ». Un progetto vincente se Livia, studentessa di un liceo romano, parla direttamente ai deportati che rinnovano il loro dolore per educare le nuove generazioni: «Piero, Shlomo, Sami non avete sofferto invano. Noi abbiamo avuto la fortuna di piangere con voi. Da Auschwitz siamo tornati diversi, siamo i vostri testimoni». In prima fila, Terracina, Venezia col fazzolettone dei deportati al collo, Modiano hanno gli occhi lucidi. Dice Pietro Terracina: «Secondo un sondaggio il 49 per cento degli italiani pensa che si parli troppo della Shoah. Per me, che ad Auschwitz ho perso tutta la mia famiglia, non se ne parlerà mai abbastanza. Questi ragazzi sono la nostra speranza

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