Incontro tra Abu Mazen e Tzipi Livni a Davos due cronache non imparziali
Testata:Avvenire - Il Sole 24 Ore Autore: Barbara Uglietti - Ugo Tramballi Titolo: «Vertice Abu Mazen Livni - A Davos in scena il Medio Oriente»
Una cronaca del vertice di Davos chevede nelle posizioni israeliane "irrigidimenti". Un punto di vista come al solo parziale. Quello di Barbara Uglietti su AVENIRE del 27 gennaio 2007:
Occhi puntati a Sud. Il Forum economico mondiale di Davos guarda al Medio Oriente. Iraele, Palestina. L'Iraq. Ma anche il Pakistan: le crisi aperte nella regione sono state ieri al centro del Vertice, perché i conflitti in corso sono legati a doppio filo ai problemi dell'instabilità economica, della povertà e dell'insicurezza sociale. Nella cittadina svizzera sono arrivati il presidente palestinese Abu Mazen e il ministro degli Esteri israeliano Tzipi Livni: si incontreranno oggi, a margine del Vertice, e con loro ci sarà il vice-premier dello Stato ebraico Shimon Peres. Un'opportunità significativa per rilanciare il dialogo tra israeliani e palestinesi. Ma già ieri il leader dell'Anp e il capo della diplomazia israeliana hanno parlato fianco a fianco davanti all'ampia platea di businessmen e politici. «Siamo pronti ad avviare seri negoziati, subito», ha detto Abu Mazen, invocando la formula dei «due Stati che vivono in pace l'uno accanto all'altro» e facendo riferimento ai confini del 1967. «Sembra che siamo d'accordo» ha risposto la Livni, sottolineando che «la creazione di una Patria per i palestinesi è la soluzione giusta e durevole» anche per la questione di rifugiati. Subito, però, un distinguo dalla responsabile degli Esteri israeliana: «Non voglio ora parlare di frontiere del futuro Stato palestinese, ma visto che il presidente ha fatto riferimento a quelli del 1967, va detto che allora non c'era uno Stato palestinese, quindi bisognerà trovare qualcosa di nuovo». Nell'agenda dei negoziati, ha sottolineato Livni, deve anche entrare la questione della «lotta tra moderati ed estremisti nella regione». E i moderati, ha spiegato voltandosi verso Abu Mazen, «vanno aiutati per isolare gli estremisti». Evidenti il riferimento ad Hamas e l'auspicio che nei Territori si torni presto alle urne. Cosa rifiutata dal gruppo palestinese, che considera il voto anticipato come una delegittimazione di quello di un anno fa (grazie al quale è salito al potere) e che punta invece alla formazione di un governo di unità nazionale con Fatah, il partito di Abu Mazen. Possibilità, questa, che il presidente palestinese non ha peraltro mai escluso, proprio per evitare uno scontro fratricida nei Territori. Solo ieri, un attacco dinamitardo contro un convoglio della "Forza esecutiva", il corpo di polizia creato da Hamas in contrapposizione alle "Forze di sicurezza" dell'Anp, vicine ad al-Fatah, ha provocato una vittima e otto feriti. «Qualsiasi governo deve rispettare le regole e le convenzioni firmate - ha però ripetuto ieri il presidente con chiaro riferimento al rifiuto di Hamas di riconoscere Israele -. Altrimenti convocheremo elezioni anticipate». Nel suo intervento, Abu Mazen non ha comunque risparmiato critiche allo Stato ebraico, denunciando che povertà e disoccupazione hanno ormai raggiunto livelli record nei Territori a causa delle restrizioni e delle distruzioni operate dagli israeliani: «Il 79% della popolazione nella Striscia di Gaza vive sotto la soglia di povertà e il 51% è in povertà estrema», ha detto. La Livni ieri ha anche avuto un colloquio con il primo ministro del Pakistan, Shawkat Aziz. Il quale, nel suo intervento, ha voluto sottolineare che «il sentimento di abbandono, la mancanza di diritti, di opportunità e la povertà sono la prima causa del terrorismo». Un altro incontro-chiave si è svolto tra il Cancelliere tedesco, Angela Merkel e Abu Mazen. Nessun commento. Però all'arrivo il leader palestinese ha detto di avere grosse aspettative dalla Germania, «che ora è alla guida dell'Unione europea, quindi può dare la linea agli altri Paesi». Al Forum economico mondiale è intervenuto anche il vice-presidente iracheno Adel Abdel Mehdi, che ha duramente criticato gli Stati Uniti definendo «un'idiozia» la decisione di invadere il suo Paese. Non ha partecipato invece il premier libanese Fuad Siniora, impegnato a Parigi per la Conferenza dei donatori.
Ugo Tramballi sul SOLE 24 ORE accomuna terrorismo erazzi katiuscia da un lato e e insediamenti israeliani dall'altro come cause della mancata soluzione del conflitto israelo-palestinese. Ma a parte l'insostenibilità morale dell'equivalenza (il terrorismo uccide): Israele non ha forse dimostrato, con il ritiro da Gaza, di essere disposta a smantellare gli insediamenti in vista della pace?
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