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Il Foglio Rassegna Stampa
25.01.2007 Moshe Katzav si è autosospeso da presidente di Israele
ritratto di Menachem Mazuz, il procuratore generale di Israele che lo ha incriminato

Testata: Il Foglio
Data: 25 gennaio 2007
Pagina: 3
Autore: la redazione
Titolo: «Mazuz,ilDiPietrod’Israelechefatremarepresidenteepremier»

Dal FOGLIO del 24 gennaio 2007:

Gerusalemme. Moshe Katsav si è autosospeso, ieri sera, durante una conferenza stampa in cui è apparso molto scosso. E’ accusato di presunti crimini a sfondo sessuale, ma si dimetterà soltanto se sarà incriminato, ha detto. Katsav ha accusato urlando i mass media di condurre da mesi una campagna contro la sua persona, ma ieri molti politici, dal premier, Ehud Olmert, al ministro degli Esteri, Tzipi Livni, hanno chiesto le sue dimissioni: la sospensione, valida tre mesi, garantisce l’immunità giudiziaria. Le funzioni presidenziali sono state assunte da Dalia Itzik, a capo del Parlamento israeliano. Menachem Mazuz, il procuratore generale che ha annunciato martedì di avere pronto un rinvio a giudizio per il presidente, qualche anno fa aveva detto alla stampa che non si sarebbe mai lanciato in inchieste sulla corruzione di politici: quelle che non hanno mai un esito, aveva commentato. La dichiarazione è del 2004, quando l’allora ministro della Giustizia, Yosef (Tommy) Lapid, lo aveva nominato procuratore generale, lasciando sorpresi un po’ tutti. L’ex premier Ariel Sharon non aveva avuto a che fare con la sua scelta, anche perché si sarebbe creato un conflitto d’interessi. Mazuz ereditava dal suo predecessore un’inchiesta aperta sull’intera famiglia del vecchio leader israeliano, indagato per finanziamenti illeciti durante la campagna elettorale per la leadership del Likud nel 1999. Oggi il procuratore ha dimenticato i suoi propositi della prima ora, visto che si trova sulla scrivania diversi fascicoli riguardanti politici. L’affare Katsav è quello che ha catturato di più l’attenzione, ma non è l’unico “caso politico” di Mazuz. Pochi giorni fa, infatti, ha detto di voler indagare Olmert per corruzione nella privatizzazione della Banca Leumi, quando nel 2005 era ministro delle Finanze. Inoltre ci sono fascicoli aperti su Avigdor Lieberman, vicepremier e alla guida del dicastero per gli Affari strategici, e su Avrahm Hirchson, a capo di quello delle Finanze; oltre che su Haim Ramon, ex responsabile per la Giustizia, e su Yonah Metzger, rabbino capo d’Israele. “Meni” Mazuz non voleva forse essere l’uomo della ribalta, ma lo è diventato: tutti ormai conoscono il suo nome. Da ragazzino – ricorda il quotidiano Haaretz – era soltanto “il figlio del rabbino”, che con i genitori, all’età di un anno, arrivò in Israele da Djerba, in Tunisia. La famiglia – religiosa, mentre lui si definisce laico – si stabilì nel Negev, nella zona in cui oggi sorge la città di Netivot. I Mazuz abitavano in container senza acqua corrente, con il bagno fuori. “E’ un nome rispettato – spiega al Foglio Amon Abramovitch, commentatore del canale televisivo nazionale Channel 1 – non è un politico, ma un professionista con un unico interesse: fare il suo lavoro”. Proprio per questo, racconta Abramovitch, che preferisce però non usare il termine “popolare” per descrivere il procuratore, ha ordinato la chiusura dell’indagine su Sharon, poco dopo la sua nomina. Appena ottenuto il posto Mazuz aveva promesso che avrebbe lavorato con durezza al caso dell’ex primo ministro e dei suoi due figli. Poi, ha deciso di chiudere i dossier di Sharon e Gilad, mantenendo l’accusa soltanto per Omri. Ora tutti attendono una decisione su un’inchiesta che coinvolgerebbe il premier. C’è chi dice che la tendenza del procuratore è quella di proteggere Olmert. “Il lavoro è come un fiume in piena, non potete immaginare la forza delle correnti che ti circondano”, aveva detto a un giornale.

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