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Il Foglio Rassegna Stampa
23.01.2007 Hans Magnus Enzensberger, intellettuale di sinistra che ha capito la minaccia jihadista
e la spiega nel suo ultimo libro

Testata: Il Foglio
Data: 23 gennaio 2007
Pagina: 3
Autore: la redazione
Titolo: «Sinistra contro l’islamismo»
Dal FOGLIO del 23 gennaio 2007:

Scrittore eclettico e analista sociale, studioso della società televisiva e critico letterario, poeta e militante politico, il tedesco Hans Magnus Enzensberger ha tutto ciò che serve per essere, come in effetti è, un punto di riferimento per molta sinistra europea. Nel suo ultimo libro, intitolato “Il perdente radicale”, in uscita per Einaudi, Enzensberger ha deciso di denunciare quello che lui definisce il “solo movimento disposto alla violenza, in grado di agire globalmente”, cioè l’islamismo. Lo fa senza timidezze e senza paura di una possibile fatwa, con un evidente disinteresse per i distinguo politicamente corretti che si portano molto da queste parti. Chiama quindi le cose con il loro nome, come se avesse deciso di mescolare almeno un po’ di sangue vivo al suo limpido e celebrato discorso civile. Molto netto e coraggioso è il suo allarme sul pericolo islamista, sul suo tentativo di “mobilitare le energie religiose di un credo che conta circa 1,3 miliardi di fedeli” e sul fatto che non è possibile illudersi che si tratti di un fenomeno circoscritto, da sottovalutare o da trattare per vie amministrative. L’“ideologia dell’islamismo” è infatti potente e pervasiva, anche perché “rappresenta un mezzo ideale per la mobilitazione dei perdenti radicali nella misura in cui riesce ad amalgamare istanze religiose, politiche e sociali”. Non piacerà molto alla nostra sinistra, quantomeno a quella più radicale, sempre pronta a vedere resistenti e combattenti là dove si moltiplicano le bombe umane, il parallelo che lo scrittore tedesco traccia nel libro tra il combattente nazista di ieri e il terrorista islamico di oggi. Ieri come oggi, scrive Enzensberger, i nemici dei perdenti radicali in marcia per conquistare il mondo sono sempre gli stessi: sono gli Stati Uniti, è il capitale internazionale, è il sionismo e Israele. E come era accaduto con Hitler, il vero obiettivo del perdente radicale “non è la vittoria ma lo sterminio”.

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