Magdi Allam continua a rivelare l'avanzata dell'estremismo islamista nel nostro paese. Questa volta si tratta di un seminario a Napoli, sponsorizzato, tra gli altri, dalla Regione Campania. Dal CORRIERE della SERA di oggi, a pag.18
«Dare voce ai democratici musulmani: per garantire la democrazia e la pace nel Mediterraneo ». È il titolo di un seminario programmato a Napoli il 23 e 24 febbraio prossimo. Un bel titolo che, a leggerlo, ispira speranza in un futuro migliore.Maquale sconforto nello scoprire che i principali protagonisti, da Tariq Ramadan a Nadia Yassine, sono esponenti di punta della rete internazionale dei Fratelli Musulmani! Estremisti che esaltano Hamas, Hezbollah e la «resistenza» irachena, negano il diritto all’esistenza di Israele e predicano il califfato islamico. Apparentemente è tutto perfetto. Se entrate nel sito www.meiad. org, vedrete i nomi altisonanti degli organizzatori: l’Università Orientale di Napoli, la Fondazione Mediterraneo e il «Centro del Principe Alwaleed Bin Talal per la comprensione islamo-cristiana» dell’Università di Georgetown.
Lo stesso principe saudita, uno degli uomini più ricchi della terra, è lo sponsor del seminario, con la sua «Kingdom Holding Company», insieme alla Regione Campania. Vi si spiega che «l’idea del seminario deriva dalla convinzione che l’Europa non ha prestato sufficiente attenzione al ruolo che le emergenti correnti democratiche del pensiero e dell’azione islamica, cioè i Democratici Musulmani, possono svolgere nella democratizzazione dei paesi ad est e a sud della regione mediterranea». Ebbene chi sarebbero questi Democratici Musulmani? Il nome più familiare è Tariq Ramadan, nipote del fondatore deiFratelli Musulmani, Hassan al Banna, che vanta una serie di titoli: ricercatore all’Università di Oxford, consulente di Tony Blair, presidente della Rete Musulmana Europea. Ma che è a tutt’oggi interdetto dall’ingresso negli Stati Uniti con l’accusa di essere colluso con il terrorismo internazionale. Certamente nei suoi scritti ha fatto apologia del terrorismo suicida palestinese e di quello iracheno spacciato per «resistenza», così come nega il diritto di Israele all’esistenza.
Il primo tra i relatori sarà Ahmet Davetoglu, consigliere per la politica estera del premier turco Erdogan. È lui che il 16 febbraio 2006 ha invitato ad Ankara una delegazione ufficiale di Hamas, capeggiata dal suo leader Khaled Mash’al, e che spinge la Turchia verso più stretti rapporti con il mondo islamico di cui aspira ad assumerne la leadership. È convinto che l’Europa potrà diventare una potenza globale solo se adotterà il multiculturalismo come sistema sociale e se instaurerà un legame strategico con l’Asia, in particolare con la Turchia. La presenza più imbarazzante rischia di essere quella di Nadia Yassine, figlia di Abdessalam Yassine, da anni agli arresti domiciliari in Marocco, leader del partito fuorilegge «Giustizia e carità», ideologicamente legati ai Fratelli Musulmani. Nadia ha inneggiato alla vittoria di Hamas alle elezioni legislative palestinesi del gennaio 2006, paragonandola al successo della rivoluzione islamica in Iran. È sotto processo per aver pubblicamente manifestato la propria ostilità nei confronti della monarchia e auspicato l’avvento di una repubblica, preferibilmente islamica. Anche l’altra donna tra i quattro protagonisti principali, l’egiziana Heba Raouf Ezzat, è una militante dei Fratelli Musulmani, discepola dello sceicco Youssef Qaradawi, il più famoso telepredicatore e apologeta del terrorismo suicida palestinese e in Iraq. È una delle fondatrici del sito www.islamonline.net, punto di riferimento ideologico degli estremisti islamici. Ugualmente sconcerta il fatto che il principale organizzatore del seminario, il professor John L. Esposito, direttore del Centro del principe Alwaleed Bin Talal, abbia pubblicamente sostenuto che Qaradawi «è tra quegli intellettuali islamici che riconoscono il diritto di aprire i sistemi politici prevalenti monopartitici e autoritari» e «ha reinterpretato i principi islamici per riconciliare l’islam con la democratizzazione e i sistemi politici multipartitici».
Questa disponibilità è contraccambiata da Qaradawi che considera Esposito l’unico orientalista serio. Infine non mancherà di suscitare interrogativi la presenza dell’ex presidente iraniano Mohammad Khatami, considerato un moderato, ma che tuttavia fallì nel progetto di democratizzare la società iraniana e oggi è alquanto silente sulla strategia nucleare e guerrafondaia del nazi-islamico Ahmadinejad. Sarebbero questi i «democratici musulmani» che garantirebbero a tutti noi la democrazia e la pace nel Mediterraneo? Purtroppo non si tratta di un infortunio, bensì di una scelta deliberata promossa scelleratamente da Blair e Bush, fatta propria prima da Berlusconi e poi da Prodi, nell’illusione che i Fratelli Musulmani possano essere la soluzione vincente per sconfiggere Bin Laden e i jihadisti. È un Occidente che corteggia il Burattinaio storico affinché uccida le proprie creature, i novelli burattinai fai-da-te e i tanti burattini del terrorismo islamico. La delusione cresce se si passa in rassegna ai tanti nomi degli accademici stranieri e nostrani, accomunati dal convincimento che l’Occidente non abbia alternativa che legittimare e accordarsi con i Fratelli Musulmani. E non sembra che sia un caso che proprio l’Italia sia stata prescelta per suggellare questa strategia, visto che da noi gli estremisti dell’Ucoii sono trattati con tutti i riguardi, a dispetto dell’apologia del terrorismo palestinese, della negazione di Israele e della promozione della poligamia.
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