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Il Manifesto Rassegna Stampa
20.01.2007 La Shoah, un crimine qualunque
la tesi del quotidiano comunista

Testata: Il Manifesto
Data: 20 gennaio 2007
Pagina: 7
Autore: Alberto D'Argenzio
Titolo: «Se il negazionismo è negato per legge»

Riportiamo da REPUBBLICA  di oggi 20/01/2007,una breve sulla proposta del governo di sanzionare chi nega la Shoah.

ROMA - Negare l´Olocausto sarà reato. Il 27 gennaio, «Giorno della Memoria», il Guardasigilli Clemente Mastella presenterà al Consiglio dei ministri un disegno di legge contro la teoria revisionista del negazionismo. Chi sosterrà che non c´è stata la Shoah - la deportazione e lo sterminio degli ebrei da parte dei nazisti - finirà in tribunale. «Negare che quei fatti siano avvenuti - ha spiegato il il ministro Mastella - significa che quello che è stato documentato è falso. E quindi è un offesa alla memoria e alla storia». La negazione dell´Olocausto basa le sue teorie sul fatto che nei campi di sterminio le camere a gas non ci sarebbero state. E se c´erano, non avevano la funzione di sterminare le persone.

Non entriamo nel merito della questione, ne avremo occasione nei prossimi giorni. Ne parliamo però fin da subito, perchè vogliamo segnalare ai nostri lettori la posizione del MANIFESTO e la motivazione che ne spiega la contrarietà. In quel no, c'è tutta l'ideologia che deborda dalla pagine del quotidiano comunista. 

Eccolo, a pag.7, di Alberto D'Argenzio, dal titolo : "Se il negazionismo è negato per legge":

Il 27 gennaio, in occasione della Giornatadella memoria, il guardasigilli Clemente Mastella presenterà ai colleghi di governo un disegno di legge per punire il negazionismo della Shoa. Lo ha annunciato ieri il ministro assicurando che la legge verrà realizzata «ascoltando le comunità ebraiche» e che avrà «un rilievo fondamentale per tutte le minoranze. Negare che quei fatti – si legge – è un’offesa alla memoria e alla storia. (..) Ci pare giusto determinare le condizioni pernonricadere intentazione e per non considerare questo fenomeno di antisemitismo come un rigurgito marginale». La proposta in patria segue di pochi giorni una pari iniziativa lanciata a Dresda dalla presidenza tedesca della Ue. La ministra degli interni Brigitte Zypries haproposto di istituire un delitto di negazionismo in tutta Europa comeun passo necessario per rilanciare la normativa contro razzismo, xenofobia e antisemitismo, rimasta per anni bloccata per colpa del governo Berlusconi. L’Italia di Prodi e Mastella ha subito cambiato posizione, eliminando il veto, appoggiando Berlino e infine anticipando la normacomunitaria con una nazionale. Nella Ue 9 paesi su 27 hanno già una legislazione anti-negazionista, in prima fila Germania, Austria (Vienna dava nel 2006 tre anni di carcere allo storico britannico revisionista David Irving) e Francia (giovedì tre mesi a Bruno Gollnisch, numero due di Le Pen). Ora il guardasigilli vuole lo stesso in Italia: «sono convinto «sono convinto che riabilitare le verità storiche è una priorità e nonunvezzo culturale».Che la verità storica sia unapriorità, tutti d’accordo: altra cosaè che questa debba essere imposta e difesa dalla legge, con una chiara retrocessione della cultura e della libertà. In Europa, per esempio, ilcamminodella proposta tedesca non è semplice perché Svezia, Regno unito, Danimarca ed Olanda frappongono legittime considerazioni sulla libertà di espressione, tanto da sollevare problemi costituzionali per il governo svedese. Ci si può anche chiedere, con senso pratico, se nell’era di internet ha senso dichiarare illegali delle idee in un paese o in un’area di paesi quando poi le stesse follie possono circolare nelle praterie della rete ed arrivare ovunque, superando  i divieti. Arrivare anche a costituire, proprio come nel caso del negazionismo dell’Olocausto, il piatto forte di un Congresso internazionale, assai mediatizzato, come quello voluto dal leader iraniano Ahmadinejad. Infine, sottolinea in un editoriale El Pais, creare il delitto di negazionismo della Shoa vuol dire che «il legislatore fa suo l’argomento a favore dell’eccezionalità di questo crimine». In caso contrario sarebbe assurdo «non proibire altre falsità con cui si tratta di risolvere questioni politiche attuali, come quelle sulla colonizzazione dell’America e dell’Africa». Convertire la falsità in delitto non basta a far trionfare la verità, anzi rischia di delegare al giudice il ruolo dell’educatore e dello storico.Un po’ troppo.

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